Le cose da sapere sui ballottaggi delle elezioni amministrative

Si sta votando in 14 capoluoghi di provincia e 91 comuni: il centrosinistra sembra avvantaggiato, ma nelle principali città molti risultati sono incerti

(ANSA/Gianluigi Basiletti)
(ANSA/Gianluigi Basiletti)
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Domenica 23 e lunedì 24 giugno in 14 capoluoghi di provincia e in 91 città minori si svolgeranno i ballottaggi per eleggere i nuovi sindaci. In tutte le città con oltre 15mila abitanti in cui al primo turno delle elezioni amministrative nessun candidato ha ottenuto più della metà dei voti validi, si dovrà scegliere tra i primi due candidati, e chi otterrà più voti governerà il comune. Dei 14 capoluoghi che andranno al ballottaggio, 8 sono amministrati dal centrosinistra (di cui due con sindaci del Movimento 5 Stelle), in cinque invece le amministrazioni uscenti sono di centrodestra. Avellino era infine guidata da un sindaco indipendente.

La Toscana sarà la regione con più ballottaggi – 18 – seguita da Veneto e Lombardia, con 16 e 13 comuni al secondo turno. Saranno 10 in Campania, 9 in Emilia-Romagna, 8 in Piemonte e Puglia. In Umbria si svolgeranno 5 ballottaggi, mentre nelle Marche, nel Lazio, in Sicilia e Calabria se ne terranno 3. Ci saranno poi 2 comuni al secondo turno in Liguria e Molise e uno in Basilicata.

Piemonte
A Vercelli, dove governava il centrodestra con Andrea Corsaro, la coalizione formata da Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia in sostegno del noto avvocato cittadino Roberto Scheda si è fermata al 37,87 per cento al primo turno, staccando di circa 12 punti il centrosinistra composto da Partito Democratico e Alleanza Verdi e Sinistra, che con Gabriele Bagnasco ha ottenuto il 25,6 per cento.

Qui il centrodestra sconta però i postumi di una rottura piuttosto traumatica: Corsaro, esponente locale di Forza Italia, già due volte sindaco tra il 2004 e il 2014 e poi ricandidato con successo nel 2019, non ha infatti ottenuto il sostegno della sua coalizione per un eventuale quarto mandato, e ha allora deciso di candidarsi con una propria lista autonoma, ottenendo il 10,82 per cento. In città si parla di una possibile vendetta di Corsaro, che potrebbe dirottare i suoi voti sul centrosinistra. Al contrario, il candidato indipendente Carlo Olmo con la sua lista personale ha raggiunto il 15,68 per cento dei consensi, e ha dato vaghi segnali di preferenza per Scheda. Dovrebbero invece confluire su Bagnasco i voti di Azione e Italia Viva che hanno sostenuto al primo turno il candidato Fabrizio Finocchi, ottenendo poco più del 5 per cento.

È una situazione piuttosto incerta, anche perché nessun candidato ha accettato di formalizzare degli “apparentamenti” cosiddetti. Secondo la legge che disciplina le elezioni dei sindaci, entro la settimana successiva al primo turno, i responsabili delle liste che intendono fare ufficialmente accordi in vista del ballottaggio devono comunicarlo depositando un nuovo simbolo che contenga tutte le liste coinvolte.

Anche a Verbania, governata negli ultimi dieci anni da Silvia Marchionini del PD, l’esito del ballottaggio è difficile da prevedere. La campagna elettorale è stata segnata da una bizzarra scomposizione delle coalizioni: a Giandomenico Albertella, consigliere comunale uscente con un passato socialista e poi in Forza Italia, è stato negato all’ultimo il sostegno dei partiti di centrodestra, soprattutto per via della decisione imposta da Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera e commissario provinciale del partito di Giorgia Meloni, travagliato da recenti conflitti interni.

Con le sue due liste personali, però, Albertella ha ottenuto il 30 per cento dei voti al primo turno, più di undici punti sopra alla coalizione di centrodestra che si era rifiutata di sostenerlo, e che ora con ogni probabilità dovrà accettare di favorirlo pur in mancanza di apparentamenti formali (la Lega è stata l’unica finora a esprimere chiaramente una preferenza per lui). Dall’altro lato c’è Riccardo Brezza, trentatreenne consulente del lavoro e da tempo attivo nel PD cittadino, di cui è stato anche segretario e con cui è stato eletto nel 2014 e nel 2019 in consiglio comunale. Un passato negli scout, molto in sintonia con l’indirizzo della segretaria Elly Schlein, Brezza ha preferito non fare accordi con Azione e Italia Viva né in campagna elettorale né in vista del ballottaggio, costruendo invece una coalizione insieme ad Alleanza Verdi e Sinistra (AVS) e M5S, con cui ha ottenuto il 37,27 per cento dei voti.

Lombardia
Cremona
è l’unico capoluogo di provincia tra i 13 comuni della Lombardia che andranno al ballottaggio. Dopo i due mandati di Gianluca Galimberti, sindaco del PD, il primo turno ha fatto emergere una situazione di sostanziale parità tra il candidato del centrodestra Alessandro Portesani, che aveva preso il 43,19 per cento dei voti, e l’avversario di centrosinistra Andrea Virgilio (41,94 per cento). Nei colloqui informali che ci sono stati in questi giorni, che non hanno portato ad alcun apparentamento, Virgilio è sembrato riuscire ad assicurarsi un maggior sostegno della candidata del M5S Paola Tacchini e del civico centrista Ferruccio Giovetti, che al primo turno avevano ottenuto rispettivamente il 5,36 e il 3,64 per cento. Più indecifrabile è invece l’atteggiamento di Maria Vittoria Ceraso, consigliera comunale che è stata all’opposizione di Galimberti negli ultimi dieci anni e che ha guidato una lista indipendente che aveva raccolto il 4,64 per cento dei voti: Ceraso ha espressamente dichiarato la sua neutralità, dicendosi pronta a lavorare con chiunque dovesse diventare sindaco sulla base di un programma condiviso.

Veneto
A Rovigo l’esito del primo turno rende concrete le speranze di successo di Valeria Cittadin, che con la sua coalizione di centrodestra sostenuta però anche da Azione di Carlo Calenda ha mancato di circa duecento voti l’elezione al primo turno, fermandosi al 49,1 per cento. Ha dunque buone probabilità di sottrarre il comune al centrosinistra, che lo ha governato fin qui con Edoardo Gaffeo, il quale si è ripresentato arrivando però secondo con il 28,09 per cento, al termine di una campagna elettorale che era stata segnata, tra l’altro, dalla divisione della coalizione che lo sosteneva. Il PD, che era stato il principale partito della sua maggioranza, nel gennaio scorso gli aveva ritirato la fiducia a seguito di alcune polemiche locali, decidendo di sostenere alle elezioni un suo candidato: Franco Tosini, che ha però raccolto appena l’8 per cento dei voti. La coalizione si è ricomposta in vista del ballottaggio, per il quale il PD ha annunciato il sostegno a Gaffeo, nella speranza che si ripeta quanto accaduto nel 2019: anche in quel caso, Gaffeo era arrivato a grande distanza dall’avversaria di centrodestra al primo turno, per poi vincere col 50,94 per cento dei voti al secondo.

Toscana
A Firenze c’è l’elezione più importante di queste amministrative. Per la prima volta la vittoria del centrosinistra in città, dove le amministrazioni progressiste si susseguono ininterrottamente da più di trent’anni, non è stata scontata. Sara Funaro, assessora nella giunta uscente di Dario Nardella, candidata del PD alla guida di una coalizione di centrosinistra che al primo turno ha ottenuto il 43,17 per cento dei voti, potrà contare sul sostegno del M5S, che aveva preso il 3,35 per cento al primo turno. Il Movimento ha chiaramente indicato la preferenza per lei, e lo hanno fatto anche molti esponenti della lista “Firenze Democratica” (6,21 per cento), guidata al primo turno da un’altra assessora uscente della giunta del PD, Cecilia Del Re.

Per smentire i pronostici che davano, e danno, Funaro come favorita, il candidato del centrodestra Eike Schmidt, ex direttore delle Gallerie degli Uffizi, ha cercato di impostare una campagna molto moderata, nella speranza di ottenere al ballottaggio il sostegno di Italia Viva, che con la sua candidata Stefania Saccardi ha ottenuto il 7,29 per cento al primo turno. Il partito di Matteo Renzi ha mantenuto una certa ambiguità lasciando ai suoi elettori libertà di voto, tuttavia Saccardi ha annunciato che voterà per Funaro, indirizzando ulteriormente l’esito delle elezioni in suo favore.

Eike Schmidt per le vie di Firenze dopo l’annuncio della sua candidatura a sindaco della città, il 6 aprile 2024 (Claudio Giovannini/ANSA)

Umbria
A Perugia, governata negli ultimi dieci anni da Forza Italia, l’esito delle elezioni è dipeso al primo turno da una manciata di voti. A Vittoria Ferdinandi, di centrosinistra, ne sono mancati poco più di 600 per essere eletta direttamente, e la sua avversaria di centrodestra, Margherita Scoccia, è arrivata a meno di 600 voti da lei. Il risultato è stato dunque 49,01 per cento per la prima, 48,2 per cento per la seconda.

È stata insomma un’elezione estremamente equilibrata, che sarà verosimilmente decisa dall’astensionismo: quella delle due candidate che riuscirà a mobilitare il maggior numero di elettori per il ballottaggio sarà eletta sindaca. Per il PD umbro, che ha saputo ritrovare compattezza intorno a Ferdinandi, e che a sostegno di quella candidatura ha costruita un’ampia alleanza con dentro anche Azione e una parte di Italia Viva, oltreché il M5S, vincere a Perugia significherebbe anche chiudere un decennio piuttosto infelice. L’esito delle elezioni sarà importante anche per capire come potrebbero andare le elezioni regionali dell’autunno, dove la leghista Donatella Tesei tenterà di essere confermata per un secondo mandato.

Marche
A Urbino il sindaco uscente Maurizio Gambini, manager nel settore agricolo sostenuto dal centrodestra, ha ottenuto al primo turno il 47,96 per cento, tre punti in più del suo avversario di centrosinistra, Federico Scaramucci. Se riuscisse a vincere, per Gambini sarebbe il terzo mandato consecutivo da sindaco, e questo per via del fatto che solo nel gennaio scorso il governo ha elevato la città a livello di capoluogo di provincia, equiparandola a Pesaro. Urbino però ha meno di 15mila abitanti, e dunque i due mandati già svolti da Gambini non vengono contati ai fini del limite previsto dalla legge. Proprio il confronto con Pesaro, peraltro, è stato al centro della campagna elettorale del candidato di centrodestra, che ha annunciato di voler promuovere una separazione delle due province. Il suo avversario, Scaramucci, è invece un imprenditore nel settore turistico sostenuto dal PD e da tutti gli altri partiti del centrosinistra. In vista del ballottaggio ha ricevuto il sostegno di Maria Francesca Crespini, candidata indipendente che al primo turno aveva ottenuto il 7,3 per cento dei voti.

Molise
A Campobasso, amministrata negli ultimi cinque anni da una giunta guidata dal Movimento 5 Stelle, si confronteranno al ballottaggio Aldo De Benedittis, candidato del centrodestra che al primo turno ha ottenuto il 47,9 per cento, e la candidata del centrosinistra Marialuisa Forte, che ha preso il 32,16 per cento dei voti. De Benedittis ha una lunga esperienza amministrativa, essendo stato assessore più volte in città in giunte democristiane prima (all’inizio degli anni Novanta) e di centrodestra poi (tra il 2009 e il 2014). Forte, provveditrice agli studi sostenuta da tutto il centrosinistra unito, potrà contare per il ballottaggio anche sul sostegno della lista indipendente centrista Cantiere Civico, guidata dall’avvocato Pino Ruta, che ha ottenuto il 19,94 per cento dei voti.

Campania
Avellino
è stata governata per cinque anni dalla giunta guidata dall’indipendente Gianluca Festa, che lo scorso aprile è stato messo agli arresti domiciliari, accusato tra le altre cose di associazione a delinquere, corruzione e falso. Festa è indagato insieme a Laura Nargi, sua vicesindaca che si è candidata al primo turno prendendo il 32,49 per cento dei voti.

Nargi ha ricevuto finora il sostegno della Lega e di altri esponenti del centrodestra, che al primo turno si è presentata divisa in varie componenti, ma soprattutto di Rino Genovese, altro candidato indipendente di orientamento moderato che al primo turno aveva ottenuto il 21,86 per cento. Al ballottaggio si confronterà con Antonio Gengaro, già vicesindaco di Avellino che ha svolto diversi incarichi amministrativi in città sotto la giunta di centrosinistra di Antonio Di Nunno, tra il 1995 e il 2003. Ora è sostenuto da una larga alleanza di centrosinistra, che al primo turno ha ottenuto il 36,98 per cento.

Puglia
In Puglia vanno al voto entrambe le principali città: Bari, capoluogo di regione, e Lecce. Bari è governata dal centrosinistra da vent’anni, ed è al centro di grosse polemiche negli ultimi mesi per via di inchieste giudiziarie su corruzione elettorale e possibili infiltrazioni della criminalità nell’amministrazione cittadina. In vista del ballottaggio il fronte progressista ha ritrovato l’unità perduta durante la campagna elettorale. Vito Leccese, candidato del PD che ha ottenuto il 42 per cento dei voti al primo turno, ha ricevuto il sostegno di Michele Laforgia, sostenuto dal Movimento 5 Stelle, Italia Viva e altre liste civiche e di sinistra. È quindi molto avvantaggiato contro Fabio Romito, esponente della Lega sostenuto da tutto il centrodestra: al primo turno ha preso il 29,12 per cento dei voti.

L’ex sindaco di Bari Antonio Decaro, eletto al Parlamento Europeo, e il sindaco uscente di Lecce Carlo Salvemini, il 26 ottobre 2023 (LUCA ZENNARO/ANSA)

A Lecce, invece, la necessità di ricorrere al ballottaggio è stata sancita al termine di un tribolato riconteggio: Adriana Poli Bortone, del centrodestra, non è stata eletta direttamente solamente per 24 voti. Si confronterà dunque con Carlo Salvemini, che ha preso il 46,3 per cento al primo turno, in una riedizione dello stesso confronto che avvenne nel 2019 e in cui vinse Salvemini, del centrosinistra. Stavolta però Poli Bortone, storica esponente della destra radicale pugliese e con una lunga esperienza di parlamentare, arriva con una coalizione più solida, dopo anni di profonde divisioni all’interno del centrodestra locale e regionale. Se venisse eletta, sarebbe il terzo mandato da sindaca della città, dopo aver guidato il comune per due volte tra il 1998 e il 2007.

Basilicata
A Potenza la Lega rischia più di tutti. Il sindaco uscente della città, Mario Guarente, era leghista e non si è ricandidato a seguito di un mandato abbastanza deludente. Tuttavia il partito ha ottenuto di esprimere anche stavolta il candidato della coalizione di centrodestra. La scelta è andata su Francesco Fanelli, già assessore regionale della giunta di centrodestra di Vito Bardi, e sostenuto dal segretario regionale leghista Pasquale Pepe. Non è andato granché bene, però, al primo turno, dal momento che ha ottenuto il 40,6 per cento, cioè 10 punti in meno rispetto alla somma delle liste che lo sostenevano: molti elettori di centrodestra hanno dunque espresso la preferenza per altri candidati sindaci. Anche il centrosinistra, però, non arriva compatto al ballottaggio: a lungo in dubbio se sostenere Vincenzo Telesca o Pierluigi Smaldone, alla fine i partiti progressisti si sono divisi candidandoli entrambi, ma rinunciando per lo più a presentarsi col proprio simbolo, come nel caso del PD. Alla fine Telesca, che ha ottenuto il 32,44 per cento dei voti, ha ricevuto in maniera più o meno diretta il sostegno di tutti i principali dirigenti del PD locale, dall’ex ministro Roberto Speranza all’ex senatore Salvatore Margiotta. Lo stesso Smaldone e il M5S che lo appoggiava al primo turno hanno annunciato che voteranno per Telesca.

Calabria
A Vibo Valentia, dove il centrodestra ha governato con Maria Limardo negli ultimi cinque anni e dove governa ininterrottamente dal 2010, andranno al ballottaggio Roberto Cosentino e Vincenzo Romeo. Il primo, funzionario regionale sostenuto dal centrodestra, ha ottenuto al primo turno il 38,43 per cento dei voti, quasi 7 punti in più rispetto al candidato del centrosinistra. A determinare l’esito del ballottaggio saranno probabilmente i voti degli elettori di Francesco Muzzopappa, avvocato penalista che ha preso il 28,85 per cento dei voti col sostegno di Italia Viva e Azione e di altre liste centriste. Muzzopappa finora ha rifiutato di dare indicazioni di voto rifiutando qualsiasi esplicito accordo coi due contendenti per il secondo turno.

Sicilia
A Caltanissetta si sa già che l’amministrazione cambierà orientamento politico. Il sindaco uscente, Roberto Gambino del M5S, è infatti arrivato terzo al primo turno e non ha annunciato alcun accordo con i candidati che si confronteranno al ballottaggio. Da un lato c’è l’avvocato Walter Tesauro, sostenuto da tutta la coalizione del centrodestra, che ha ottenuto il 34,42 per cento dei voti; dall’altro Annalisa Petitto, 46enne consigliera comunale uscente che ha abbandonato il PD due anni fa, ma che ha comunque ottenuto la candidatura del centrosinistra e anche il sostegno del suo ex partito, presentatosi però senza simbolo. Petitto ha preso il 30,81 per cento dei voti al primo turno. Non è scontata la preferenza del M5S per lei, in una città in cui il principale esponente grillino è stato per anni Giancarlo Cancelleri, che nel 2023 ha deciso di aderire a Forza Italia.