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  • Venerdì 21 giugno 2024

Alle Hawaii una causa per il clima ha funzionato

13 giovani attivisti avevano accusato lo stato di aver violato i propri diritti costituzionali e hanno ottenuto un impegno del governo a ridurre le emissioni dei trasporti

Una spiaggia di Honolulu poco prima dell'arrivo di un temporale
L'arrivo di un temporale su una spiaggia di Honolulu, alle Hawaii, il 6 dicembre 2021 (AP Photo/Caleb Jones, File)
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Giovedì il governo delle Hawaii ha promesso che entro il 2045 ridurrà le emissioni di gas serra dovute ai propri sistemi di trasporto locali – terrestri, marini e aerei – fino alla condizione di neutralità carbonica, in cui per ogni tonnellata di gas serra che si diffonde nell’atmosfera se ne rimuove altrettanta. Il governatore Democratico Josh Green ha preso questo impegno per risolvere una causa intentata nel 2022 da 13 giovani attivisti climatici, secondo cui lo stato stava violando i loro diritti costituzionali dando priorità alla costruzione e all’espansione di infrastrutture stradali rispetto a progetti per la riduzione delle emissioni, che sono la causa del cambiamento climatico.

Negli ultimi anni in vari paesi del mondo gruppi di giovani hanno avviato delle cause contro i propri governi per obbligarli a prendere misure di contrasto alla produzione di emissioni di gas serra attraverso i tribunali. Le cause si basano su diversi tipi di accuse che in generale imputano agli stati e ai governi di aver aggravato il cambiamento climatico attraverso le proprie politiche, o permettendo l’estrazione e l’uso di combustibili fossili. Se fosse arrivata a processo, previsto per lunedì, la causa intentata alle Hawaii sarebbe stata la seconda di questo tipo ad arrivare in un tribunale negli Stati Uniti. Molte altre cause non sono state ammesse.

Nel 2015 le Hawaii erano diventate il primo stato degli Stati Uniti a stabilire che entro il 2045 avrebbe azzerato le emissioni nette di gas serra legate alla produzione di energia elettrica. Successivamente il parlamento locale aveva approvato una legge che poneva come obiettivo l’eliminazione delle emissioni dovute al settore dei trasporti.

Tuttavia secondo i giovani attivisti (avevano età comprese tra i 9 e i 18 anni quando avevano presentato la causa due anni fa), il governo delle Hawaii ha violato questi impegni già presi in passato perché tra il 2020 e il 2021 le emissioni complessive dello stato sono aumentate di più del 16 per cento. Il dipartimento dei Trasporti in particolare non ha rispettato un obiettivo di medio periodo sulla riduzione delle emissioni.

Inizialmente il governo aveva cercato di ottenere il rigetto della causa – impiegando peraltro 3 milioni di dollari in spese legali – sostenendo che le leggi introdotte per ridurre le emissioni di gas serra stabilivano obiettivi di massima a cui ambire, ma non impegni concreti. L’anno scorso però il giudice Jeffrey Crabtree di Honolulu aveva rifiutato questa argomentazione, stabilendo che l’inazione delle autorità aveva già danneggiato i giovani attivisti, dato che gli effetti del riscaldamento globale sono già presenti, e giudicando che per contrastare il cambiamento climatico è necessaria una programmazione di lungo periodo.

L’accordo tra il governo e gli attivisti prevede la creazione di un consiglio di giovani volontari che assistano il dipartimento dei Trasporti dello stato. Il dipartimento dovrà inoltre ripensare i piani di sviluppo futuri con la priorità di ridurre le emissioni e creare una divisione addetta a questo scopo. Si è anche impegnato a investire 40 milioni di dollari nell’espansione della rete per la ricarica dei veicoli elettrici entro il 2030 e ad ampliare sia il sistema dei trasporti pubblici sia i percorsi ciclabili e pedonali.

L’accordo prevede anche che se lo stato non dovesse rispettare i nuovi impegni potrà essere portato in tribunale.

Finora l’unica causa per il clima arrivata in tribunale negli Stati Uniti è quella che si svolse l’anno scorso nel Montana. In quel caso un giudice stabilì che i diritti delle persone giovani erano stati violati da un provvedimento del governo locale, guidato dai Repubblicani, che vietava ai parlamentari dello stato di considerare il contributo al cambiamento climatico dei progetti di sfruttamento dei combustibili fossili in corso di approvazione.

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