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  • Giovedì 20 giugno 2024

La «rieducazione forzata dei bambini ucraini» nei territori occupati dalla Russia

Human Rights Watch ha documentato sistematiche intimidazioni e minacce a insegnanti, studenti, genitori o dirigenti delle scuole ucraine, che sono diventate centri di indottrinamento e propaganda

Una classe a Mariupol, città ucraina occupata dalla Russia
Una classe a Mariupol, città ucraina occupata dalla Russia (AP Photo)
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L’organizzazione per i diritti umani Human Rights Watch (HRW) ha pubblicato un lungo e approfondito rapporto sulla «russificazione forzata del sistema scolastico nei territori ucraini occupati» documentando l’imposizione nelle scuole dei programmi e della lingua russa, intimidazioni, minacce e pressioni su insegnanti, genitori o dirigenti scolastici, e sistematiche violazioni del diritto internazionale in materia di diritti umani e diritto all’istruzione.

Il governo ucraino ha stimato che un milione di bambini in età scolare viva attualmente nei territori del paese controllati dalla Russia, di cui 458mila nella sola Crimea. Nel rapporto si dice che nelle scuole ucraine sotto occupazione la lingua e i programmi scolastici ucraini sono stati eliminati e sostituiti dai programmi scolastici russi e dalla lingua russa. E si dice, soprattutto, che le scuole sono diventate i luoghi privilegiati di indottrinamento e diffusione della propaganda russa.

I nuovi libri di testo introdotti descrivono per esempio l’Ucraina come uno «stato neonazista» e falsificano la storia per giustificare l’invasione russa, presentata come «un’operazione speciale di mantenimento della pace» necessaria per proteggere la Russia dagli attacchi occidentali e porre fine al «genocidio» contro «milioni» di russofoni nelle regioni di Donetsk e Luhansk.

Un libro di testo di storia russa per le scuole di recente pubblicazione che contiene un capitolo sulla «speciale operazione militare» di Mosca in Ucraina (AP)

A testimonianza dell’importanza strategica di quella che HRW definisce «rieducazione forzata dei bambini ucraini», nel 2024 il governo russo ha stanziato 46 miliardi di rubli (circa 490 milioni di euro) proprio per finanziare quella che chiama «educazione patriottica». Almeno 270 milioni di rubli di questo stanziamento sono stati esplicitamente destinati all’Esercito della Gioventù, un’organizzazione giovanile e infantile creata dal ministero della Difesa russo nel 2015 in Russia e ora attiva anche in Ucraina che prepara i bambini ad arruolarsi nell’esercito.

Nei programmi scolastici russi adottati nelle scuole ucraine occupate sono state introdotte anche delle «lezioni paramilitari» che prevedono l’addestramento all’utilizzo di diversi tipi di armi. Secondo HRW, durante l’anno scolastico 2023-2024 in molte scuole superiori i ragazzi sarebbero stati addestrati all’uso di fucili d’assalto e bombe a mano. I russi hanno anche preteso che le scuole secondarie trasmettessero loro l’elenco degli studenti che hanno almeno 18 anni con l’obiettivo, dice HRW, di arruolarli nelle forze armate russe.

Nel rapporto si racconta anche che gli studenti che hanno espresso pacificamente la loro opposizione all’occupazione sono stati puniti. Hanna Bout, un’insegnante intervistata nel rapporto, ha raccontato come a Melitopol, città sud-orientale occupata dai russi, «quando nel febbraio del 2022 hanno cambiato la bandiera con quella della Russia ci sono state delle manifestazioni pacifiche degli studenti e a una ragazza minorenne sono state rotte le costole perché sulla guancia aveva una bandiera ucraina dipinta». Sempre a Melitopol uno studente che a scuola insisteva nel parlare ucraino è stato portato e abbandonato per punizione dai militari russi a decine di chilometri di distanza con il volto coperto, in una zona isolata, da cui è poi dovuto tornare da solo.

I russi, si racconta, hanno anche perseguitato e minacciato alcuni genitori con la detenzione, pesanti multe e la perdita della custodia dei figli se non li avessero iscritti alle scuole russe. «Vanno di casa in casa per controllare», ha detto una donna ucraina della regione occupata di Zaporizhzhia. Alcune famiglie hanno anche scelto di tenere nascosti i propri figli per cercare di sfuggire alle rappresaglie.

Le punizioni e le rappresaglie colpiscono anche gli insegnanti e le insegnanti che si rifiutano di collaborare. Nella regione di Kharkiv i russi hanno utilizzato la coercizione, la detenzione, i maltrattamenti e anche l’elettroshock per costringere alcuni insegnanti a partecipare o a sostenere il sistema educativo russo. Alcuni dirigenti scolastici, poi, sono stati rapiti, interrogati, minacciati dai soldati russi o sostituiti.

Tetiana (che ha scelto di parlare a HRW indicando solo il nome proprio) è un’insegnante di matematica ed è la rappresentante del sindacato degli insegnanti di Izium, città nella parte orientale del paese. Ha raccontato di essere stata minacciata in casa propria dai militari russi e costretta ad aderire ai nuovi programmi scolastici: «Se un ragazzo con un AK-47 viene a casa tua e ti chiede di andare a scuola, è complicato dire di no».

– Leggi anche: A Kharkiv sanno cos’è la guerra

Il rapporto di HRW documenta però che, contro gli insegnanti e le insegnanti ucraine che hanno continuato ad accettare di lavorare nelle scuole occupate dalla Russia, il governo ucraino sta valutando l’utilizzo del reato di «collaborazione», anche se spesso gli insegnanti sono oggetto di minacce e coercizione da parte dei russi. Nel settembre del 2022 il ministero dell’Istruzione ucraino ha inviato una lettera ai direttori degli istituti scolastici in cui si diceva che continuare a ricoprire qualsiasi ruolo all’interno delle scuole controllate dai russi era «assolutamente inaccettabile» e motivo di sanzioni penali «severe».

Il personale scolastico dei territori occupati che sono stati poi liberati è stato anche sottoposto a una forma di valutazione obbligatoria per ricostruire comportamenti e condotta durante l’occupazione: fino a ora almeno 35 dirigenti scolastici, dipendenti dell’università e di uffici scolastici di territori ucraini occupati sono stati giudicati colpevoli dai tribunali per aver «implementato gli standard educativi russi» o per aver fatto «propaganda russa nelle scuole».

A tutti è stato vietato di ricoprire in futuro determinate posizioni e la maggior parte è stata condannata a pene detentive che vanno da uno a dieci anni. Nel suo rapporto HRW ha raccomandato alle autorità ucraine di «non penalizzare gli insegnanti nei territori occupati» solo perché, sotto minaccia, «hanno fornito istruzione ai bambini secondo il curriculum scolastico russo».