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  • Martedì 21 maggio 2024

Il ritorno alla vita “normale” delle centinaia di parlamentari europei che non saranno rieletti

Per alcuni mesi il Parlamento Europeo consente loro di mantenere qualche beneficio e privilegio, ma il Qatargate ha cambiato delle cose

Alcuni parlamentari lasciano una sessione plenaria del Parlamento Europeo a Strasburgo (ufficio stampa del Parlamento Europeo)
Alcuni parlamentari lasciano una sessione plenaria del Parlamento Europeo a Strasburgo (ufficio stampa del Parlamento Europeo)
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A ogni elezione del Parlamento Europeo centinaia di persone perdono il proprio lavoro. Sono i parlamentari che non vengono rieletti, perché hanno deciso di non ricandidarsi o perché non riescono a farsi rieleggere. Nel 2019 furono rieletti 295 parlamentari europei che erano già in parlamento: il 39,3 per cento del totale. Significa che altri 456 persero il proprio seggio, e quindi il proprio lavoro. Alle imminenti elezioni che si terranno fra il 6 e il 9 giugno 2024 ci si aspettano numeri simili: significa che a meno di sorprese almeno 400 fra gli attuali parlamentari torneranno alla vita precedente.

È una transizione che può essere particolarmente dura. I parlamentari europei conducono una vita frenetica e piena di responsabilità, ma anche piuttosto privilegiata: fra lo stipendio e una generica diaria per il proprio lavoro (la general expenditure allowance, o GEA) guadagnano circa 12mila euro netti al mese, dispongono di un’ottima assicurazione sanitaria e di rimborsi generosi per i propri viaggi. Per diversi di loro, soprattutto per chi vive facendo politica, il periodo passato al Parlamento Europeo è quello in cui guadagnano di più nell’arco della propria vita professionale.

Alcuni di loro rimangono a Bruxelles, la sede principale del Parlamento, e anche grazie ai contatti accumulati durante il mandato trovano posto come lobbisti o consulenti. Molti tornano alle precedenti professioni – circa due terzi dei parlamentari europei mantengono un secondo lavoro durante il mandato, a volte pagato, altre no – oppure a incarichi politici nel proprio paese.

Altri, soprattutto quelli che cercano di essere rieletti, raramente hanno un piano B: per trovare un nuovo lavoro dovranno aspettare le prossime elezioni, un giro di nomine del proprio governo, oppure guardarsi intorno in cerca di opportunità. Un parlamentare non rieletto nella scorsa legislatura, che preferisce rimanere anonimo, ha raccontato al Post di avere attraversato un periodo molto complicato subito dopo le elezioni, sfociato in una diagnosi di depressione.

«La vita va sicuramente avanti e si profilano necessariamente altri obiettivi e opportunità», ha detto qualche tempo fa il politico spagnolo Alejo Vidal-Quadras Roca, che alle elezioni del 2014 si ricandidò col partito spagnolo di estrema destra Vox, senza essere rieletto: «certamente esiste una vita dopo il Parlamento Europeo. Ma non sarà mai la stessa».

Il Parlamento Europeo conosce questi rischi, e nella scorsa legislatura aveva mandato ai parlamentari non rieletti un depliant che oltre ad alcune indicazioni pratiche, come la riconsegna delle chiavi degli armadietti, conteneva anche una serie di consigli per prendersi cura della salute mentale. Tra questi c’erano “trascorrete parte del vostro tempo in famiglia”, “riprendete alcuni hobby del passato: sport, giardinaggio, pittura”, “un nuovo stile di vita può significare iniziare una nuova carriera”. Il depliant era stato ottenuto e in parte pubblicato dalla Stampa.

Ma a chi perde il proprio seggio il Parlamento Europeo fornisce anche qualche appoggio più concreto. Per esempio offre una specie di “paracadute”: nel gergo calcistico si usa questo termine per descrivere i soldi che le squadre di Serie A ricevono subito dopo la retrocessione in Serie B, per attutire i minori introiti, almeno in un primo momento.

A chi ne fa richiesta il Parlamento Europeo offre quella che chiama transitional allowance, una “indennità di transizione”. L’ufficio stampa del Parlamento Europeo spiega che questa indennità ammonta a un mese di stipendio per ogni anno trascorso in carica al Parlamento Europeo, per un massimo di 24. Se per esempio a queste elezioni un parlamentare europeo perderà il proprio seggio dopo due mandati, cioè dieci anni di Parlamento, riceverà il suo attuale stipendio base – 7.853,89 euro netti – per dieci mesi, per un totale vicino agli ottantamila euro netti.

L’indennità di transizione è incompatibile con un mandato in un altro parlamento, per esempio quello nazionale, con un incarico nella pubblica amministrazione e con la pensione, che per i parlamentari europei scatta a 63 anni. Nei tre mesi successivi alla perdita del seggio ciascun parlamentare europeo non rieletto otterrà anche metà della GEA, quindi circa 2.500 al mese per tre mesi.

Fino a un anno e mezzo fa tutti gli ex parlamentari europei potevano conservare il proprio badge per entrare nelle sedi del Parlamento Europeo in ogni momento, senza controlli, con la possibilità di frequentare gli stessi ambienti di quando erano in carica. Per molti ex parlamentari diventati lobbisti significava avere un vantaggio competitivo rispetto a tutti gli altri: un accesso senza limiti agli ambienti frequentati dai parlamentari in carica, come la mensa dei parlamentari, gli uffici e il bar dei parlamentari (quest’ultimo quasi sempre sorvegliato da uscieri del Parlamento).

I due ambienti del bar riservato ai parlamentari europei nella sede di Strasburgo, indicati in verde e rosso: in blu, un passaggio riservato ai parlamentari

Frequentare gli stessi ambienti dei parlamentari in carica grazie al vecchio badge era una delle strategie usate da Antonio Panzeri, l’ex parlamentare europeo del Partito Democratico poi diventato lobbista e accusato da un anno e mezzo di avere organizzato una rete di corruzione all’interno del Parlamento Europeo. È l’inchiesta che i media hanno definito “Qatargate” per via del presunto coinvolgimento del Qatar, indicato fra i principali finanziatori dell’attività lobbistica di Panzeri.

Nei mesi successivi all’apertura dell’inchiesta il Parlamento Europeo ha adottato una serie di misure per migliorare la trasparenza richiesta ai parlamentari in carica e agli ex parlamentari. Fra le misure adottate ce ne sono varie che riguardano gli ex parlamentari, come Panzeri e molti altri: nei primi sei mesi dopo aver lasciato il seggio non potranno fare i lobbisti, né avviare collaborazioni professionali con i parlamentari in carica.

Ancora più concretamente, gli ex parlamentari non possono più conservare il vecchio badge blu scuro da parlamentari: già in questi mesi l’ufficio del Parlamento Europeo ha provveduto a fornire alle migliaia di ex parlamentari un badge nuovo da ex parlamentare europeo, che peraltro non è sempre valido ma va attivato nei periodi in cui si intende visitare una sede del Parlamento. In ciascuna sede agli ex parlamentari in visita viene destinato un ufficio con alcune scrivanie condivise.

La parlamentare europea Patricija Sulin, del Partito Democratico sloveno, riceve il suo badge blu scuro (foto dell’ufficio stampa del Parlamento Europeo)

Il badge da ex parlamentare verrà tolto a chi deciderà di diventare un lobbista: a quel punto sarà obbligato a iscriversi al Registro per la trasparenza, una banca dati ufficiale che permette ai funzionari delle istituzioni europee di controllare l’attività dei lobbisti, e riceverà un badge di colore marrone, come tutti gli altri lobbisti. Di conseguenza non potrà più accedere ad ambienti come il bar e il ristorante dei parlamentari.

Tutti gli ex parlamentari potranno continuare, invece, a iscriversi alla associazione ufficiale degli ex parlamentari, gestita dal Parlamento Europeo. L’associazione si occupa soprattutto di mettere in contatto scuole e università che desiderano organizzare lezioni sul Parlamento Europeo con ex parlamentari che si rendono disponibili per questo tipo di incontri.

Una volta l’anno poi organizzano una commemorazione funebre per celebrare i parlamentari europei morti e un seminario fra ex parlamentari e parlamentari in carica. Per molti è un’occasione per tornare al Parlamento e immergersi temporaneamente nella propria vita precedente. La prossima riunione annuale si terrà il 4 dicembre nella sede di Bruxelles.