• Italia
  • Lunedì 28 novembre 2022

L’abusivismo edilizio a Ischia ha una lunga storia

A Casamicciola Terme, il comune colpito dalla frana, la metà degli edifici è stata costruita senza permesso in zone a rischio elevato

Una casa colpita dalla frana del 26 novembre. (ANSA/ CIRO FUSCO)
Una casa colpita dalla frana del 26 novembre. (ANSA/ CIRO FUSCO)
Caricamento player

Nel territorio di Ischia, in particolare sul versante del monte Epomeo rivolto verso il paese di Casamicciola Terme, i disastri naturali come quello che si è verificato sabato non sono rari: frane e alluvioni si sono ripetute negli anni. Il territorio, per la sua natura geologica, è considerato precario e in molte zone considerate a rischio le case non dovrebbero esserci, ma ce ne sono parecchie. Molte sono state costruite senza alcuna autorizzazione e avrebbero dovuto essere abbattute, ma sono ancora lì. Averle costruite in determinate zone dell’isola è stato, secondo il presidente dell’Ordine dei geologi della Campania Egidio Grasso, «come giocare alla roulette russa». 

«Ma non bisogna pensare che l’abusivismo edilizio si sia fermato agli anni Ottanta e Novanta», ha detto il deputato campano dei Verdi Francesco Emilio Borrelli, «sono spesso a Ischia, vedo camion che arrivano con materiale edile. Bisognerebbe ci fosse un controllo al porto. Dove vanno quei materiali? In quale zona? Chi e dove sta costruendo?».

A Casamicciola Terme una casa su due è abusiva. Significa che è stata costruita dove non era permesso oppure che è stata aggiunta volumetria senza alcun permesso. Sono costruzioni realizzate soprattutto negli anni Settanta e Ottanta, ma non solo. Si trovano anche nei canali di scolo e in luoghi, sulle montagne, dove il terreno come si è visto è estremamente fragile.

Nel decreto del 2018 per la ricostruzione del ponte di Genova, fu approvata anche la norma che prevedeva per Ischia, colpita dal terremoto nel 2017, un percorso accelerato per sanare gli abusi edilizi compiuti sulle case danneggiate o distrutte dal terremoto, di modo da permettere ai proprietari di queste case di ricevere i fondi statali per la ricostruzione. Da tutta l’isola sono arrivate 28 mila richieste di sanatoria edilizia. Dai comuni di Casamicciola Terme e Lacco Ameno, le richieste sono state 6mila: un numero esorbitante se si pensa che gli abitanti sono 13 mila.

Aldo De Chiara, ex magistrato ed ex procuratore aggiunto a Napoli con l’incarico di coordinare la sezione tutela del territorio, ha spiegato al Corriere della Sera che «L’isola è gravata da una serie di vincoli e tutte le costruzioni degli ultimi anni sono in gran parte fuori legge. Entro i 500 metri dal mare c’è un vincolo di inedificabilità assoluta. Ci sono poi i vincoli idrogeologici». In definitiva, secondo De Chiara, «molte delle costruzioni realizzate negli ultimi anni non avrebbero mai dovuto esistere».

Un costruttore della zona, che è stato colpito dall’ultima frana ed è sfollato, ha spiegato a Repubblica che «negli anni Ottanta, c’è stato il boom. La gente aveva un campo di famiglia e costruiva, le pensioncine si allargavano e un pezzo alla volta aggiungevano camere e camere, così diventavano grandi alberghi».

Francesco Emilio Borrelli racconta che «Le case a Ischia venivano costruite in poco tempo, davvero dal giorno alla notte, con materiali scadenti, senza osservare nessuna norma di sicurezza. Sono case che non resistono agli eventi naturali. I cambiamenti climatici hanno portato a un dissesto idrogeolgico per cui quelle costruzioni vengono spazzate via in poche ore». Inoltre, a favorire le frane come quella del 26 novembre sono stati i disboscamenti, la cementificazione che non ha seguito regole, l’assenza di manutenzione degli alvei. «La rete scolante», ha detto Grasso, «risale a 50 anni fa e non è adeguata alle grandi quantità di pioggia provocate dal cambiamento climatico».

L’Ordine dei geologi ha più volte informato i cittadini delle aree a rischio, ma in molti casi gli avvertimenti e gli appelli sono stati ignorati. Per cercare di risolvere la situazione, almeno per le aree più preoccupanti, ad agosto la Regione Campania ha approvato una legge che prevede, per chi decida di spostarsi dalle zone a rischio, la possibilità di aumentare la volumetria del 50 per cento. Nello specifico, il nuovo “piano casa” della Regione dice: «Sarà consentito a chi vuole demolire un immobile costruito in aree a rischio di ottenere una “moneta urbanistica” con un aumento volumetrico del 50% per la ricostruzione in aree non a rischio».

Secondo Grasso serve un cambio di atteggiamento da parte dei cittadini: «Le istituzioni stanno offrendo delle possibilità, i cittadini devono sfruttarle. Però ci devono essere anche dei vincoli: i fondi Ecobonus dovrebbero essere assegnati solo a chi utilizza prima il Sismabonus, altrimenti avrò una casa calda ma sempre fragile». 

Sul perché nessuno sia intervenuto, risponde l’ex magistrato De Chiara: «Purtroppo il dibattito sull’abusivismo è viziato dalla necessità di incoraggiare la ripresa edificatoria. Capita, per esempio, che le regioni varino provvedimenti per il riuso dei sottotetti. Ma la trasformazione in mansarda spesso avviene a discapito della sicurezza. Più in generale, il fenomeno è tollerato dalla politica per motivi clientelari». 

C’è poi un altro punto: in caso di illecito l’immobile andrebbe abbattuto ma la decisione può venire solo dalla magistratura. Una volta presa la decisione, com’è ovvio, i tempi non sono brevi: ci sono i ricorsi e anche dopo che si è arrivati in fondo al percorso giudiziario, i fondi per l’abbattimento devono essere erogati dal comune interessato. Spesso il sindaco, per non inimicarsi i cittadini, e quindi gli elettori, decide di non muoversi.

A Ischia tanti abbattimenti sono stati decisi ma mai portati a termine. Nel 2010 ci furono alcuni scontri nelle strade quando gli abitanti manifestarono per difendere una villetta abusiva costruita su una collina considerata a rischio. Quattro anni prima il sindaco dell’isola Peppe Brandi aveva definito quello di Ischia «abusivismo di necessità». Gli abitanti sono 60 mila, d’estate per via del turismo diventano 120 mila, quindi, dicono in molti, di case c’è assoluto bisogno. Poco prima che il sindaco desse quella definizione, una frana aveva distrutto una villetta costruita in una zona definita a rischio R-4, cioè “molto elevato”. Morirono quattro persone: un padre e le tre figlie.

Nel 2003 il governo presieduto da Silvio Berlusconi varò un condono che però per l’isola non fu applicabile per via dello speciale vincolo ambientale. Nel 2010 sempre Berlusconi, in Campania per le elezioni amministrative, promise un provvedimento che avrebbe sospeso gli abbattimenti delle case. Dopo le elezioni del 2013 ci furono 19 proposte di condono formalizzate in parlamento. Prima delle elezioni del 25 settembre scorso un volantino della Lega rivendicava “Condono edilizio subito”.

Su come risolvere la situazione dell’abusivismo edilizio, a Ischia ma non solo, le idee dei partiti politici, anche quelli della stessa maggioranza, non coincidono. Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, di Forza Italia ha detto che contro l’abusivismo «basterebbe mettere in galera il sindaco e tutti quelli che lasciano fare». «È una strana affermazione da parte di un ministro che fa parte di Forza Italia», dice Borrelli. Un altro ministro, quello delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ha replicato: «Qualcuno vorrebbe arrestare i sindaci, io invece li voglio proteggere e liberare». Sulla questione dell’abusivismo edilizio a Ischia, il governatore della Campania ha detto: «Bisogna demolire gli alloggi costruiti sui greti dei fiumi, in aree idrogeologiche delicate e insostenibili, in zone a vincolo assoluto, su aree demaniali o costruite da aziende della camorra. Non esiste l’abusivismo di necessità, esiste la condizione sociale di necessità, ma l’abusivismo è sempre illegale». 

Dice Francesco Emilio Borrelli: «Occorre darsi delle priorità. E la priorità è la sicurezza che viene prima dei vincoli paesaggistici. Iniziamo da lì, affidiamoci ai geologi che realizzino una mappa attuale delle zone ad alto rischio. E lì le case vanno abbattute, non c’è niente da fare. Poi ragioniamo sul resto. Ma i soldi il governo deve stanziarli per la sicurezza, con un piano straordinario. Parliamoci chiaro, se andiamo avanti di questo passo, con gli abbattimenti finiremo tra mille anni, non solo a Ischia ma in tutta Italia».