In Nuova Zelanda hanno cercato di disperdere i no vax con la “Macarena”
Le autorità pensavano di sfinire i manifestanti davanti al Parlamento mandando in loop canzoni fastidiose, ma non è andata così bene
Le autorità di Wellington, la capitale della Nuova Zelanda, hanno utilizzato un metodo piuttosto creativo per cercare di disperdere i manifestanti che da circa una settimana hanno occupato la zona attorno al Parlamento per protestare contro le restrizioni imposte per la pandemia da coronavirus. Dopo aver cercato di convincerli ad andare via con gli appelli, con gli idranti e con gli arresti, sabato ci hanno provato con la ripetizione in loop della “Macarena” e di altre canzoni ad alto volume, con l’obiettivo di sfinirli: questa strategia non sembra però aver avuto un grande successo.
Le proteste a Wellington erano iniziate martedì scorso ed erano apertamente ispirate alla mobilitazione dei camionisti canadesi a Ottawa, che avevano lo scopo di bloccare le strade e i servizi in città per protesta contro le restrizioni per la pandemia in Canada. Giovedì i manifestanti davanti al Parlamento neozelandese si erano ormai ridotti a poche centinaia di persone, ma nonostante l’arresto di più di 120 persone molte erano comunque rimaste a protestare, anche con il vento e sotto la pioggia.
Sabato, al quinto giorno di proteste, lo speaker della Camera dei deputati Trevor Mallard aveva quindi dato ordine di iniziare quella che Radio New Zealand ha definito «una battaglia degli altoparlanti», facendo suonare in rotazione a tutte le ore del giorno le canzoni del cantante pop americano Barry Manilow e la famosissima “Macarena” dei Los del Río, ma anche una versione stonata di “My Heart Will Go On” di Céline Dion, assieme a messaggi promozionali in favore della vaccinazione contro il coronavirus. Il sito neozelandese Stuff ha scritto che le canzoni riprodotte sono state scelte da una playlist delle 25 più detestate di sempre: tra le altre sono state trasmesse anche “You’re Beautiful” di James Blunt, che si era offerto di far suonare le sue «se la cosa non avesse funzionato», e l’appiccicosissima “Baby Shark”.
Il tentativo di infastidire i manifestanti con la musica ha avuto esiti discutibili.
La maggior parte dei manifestanti ha accolto le canzoni con fischi e proteste, ma non se n’è andata: alcuni hanno fatto partire dalle proprie casse l’energica “We’re Not Gonna Take It” (che si può tradurre con qualcosa come “non lo accetteremo”) del gruppo heavy metal degli anni Settanta e Ottanta Twisted Sister, mentre altri si sono messi a ballare a ritmo della “Macarena” o a cantare le canzoni di Blunt. Alcuni politici di opposizione inoltre hanno criticato l’iniziativa sostenendo che fosse una cosa infantile e che avrebbe solo convinto i manifestanti a restare.