Lukashenko ha ammesso che l’esercito bielorusso ha aiutato gruppi di migranti a entrare in Polonia

Lo ha detto in un'intervista a BBC: «Siamo slavi, abbiamo un cuore»

Il presidente bielorusso Alexander Lukashenko intervistato dal giornalista di BBC Steve Rosenberg nel palazzo presidenziale di Minsk, il 19 novembre 2021 (BBC)
Il presidente bielorusso Alexander Lukashenko intervistato dal giornalista di BBC Steve Rosenberg nel palazzo presidenziale di Minsk, il 19 novembre 2021 (BBC)

In un’intervista con BBC il presidente autoritario della Bielorussia Alexander Lukashenko ha detto che è «assolutamente possibile» che l’esercito bielorusso abbia aiutato gruppi di migranti ad attraversare il confine con la Polonia. Ha invece negato di aver incoraggiato il flusso migratorio tra i due paesi, cosa di cui lo accusano l’Unione Europea e la Nato, secondo le quali Lukashenko sta attirando i migranti al confine con la Polonia per creare una situazione di emergenza umanitaria e guadagnare forza contrattuale nella grossa disputa diplomatica che contrappone la Bielorussia e le istituzioni europee.

Siamo slavi, abbiamo un cuore. I nostri soldati sanno che i migranti sono diretti in Germania. Magari qualcuno li ha aiutati. Non farò indagini in proposito.

Negli ultimi mesi decine di migliaia di persone provenienti dal Medio Oriente hanno cercato di raggiungere il territorio dell’Unione Europea passando per la Bielorussia, perché in primavera il governo di Lukashenko aveva semplificato le procedure burocratiche per rilasciare visti turistici in paesi come l’Iraq, di fatto rendendo più semplice il viaggio verso l’Europa occidentale. Per Lukashenko è un modo per mettere in difficoltà i paesi dell’Unione Europea, che hanno appoggiato l’opposizione bielorussa e hanno imposto sanzioni economiche. Da parte sua la Polonia, che è uno dei paesi europei più ostili nei confronti dei migranti, si sta rifiutando di accoglierli, imponendo uno stato d’emergenza ai propri confini.

– Leggi anche: Come ci arrivano i migranti in Bielorussia

Negli ultimi giorni la situazione al confine si è aggravata, con l’aumento del numero di migranti bloccati nei boschi nella zona di frontiera, al freddo e in condizioni durissime. Secondo le organizzazioni di difesa dei diritti umani almeno 10 persone sono morte.

Mercoledì il governo bielorusso aveva portato via dalla zona di frontiera circa mille migranti, sistemandoli in un centro logistico coperto vicino al confine e dando loro materassi, coperte e cibo: secondo diversi osservatori, la decisione sarebbe stata presa con l’obiettivo di diminuire la tensione internazionale. Giovedì poi erano stati organizzati i primi voli di rimpatrio verso l’Iraq da mesi. Venerdì però la Polonia ha accusato la Bielorussia di aver condotto di nuovo centinaia di persone verso il confine, spingendole ad attraversarlo illegalmente nelle ore di buio.

La portavoce della polizia di frontiera polacca Anna Michalska ha detto che mentre i migranti tentano l’attraversamento i militari bielorussi usano delle luci laser per impedire ai poliziotti polacchi di vederli.

«Ho detto all’Unione Europea che non tratterrò i migranti al confine», ha detto Lukashenko a BBC, «e se continueranno a venire non li fermerò perché non sono diretti nel mio paese, stanno venendo nei vostri». L’opposizione bielorussa, duramente repressa dal regime del presidente, ha criticato la BBC per aver intervistato Lukashenko, «dando spazio a un dittatore»: una «piattaforma per dire bugie e fare propaganda» nelle parole di Svetlana Tikhanovskaya che alle elezioni di agosto era a capo della coalizione d’opposizione e candidata presidente.