La giunta militare che ha preso il potere in Myanmar lunedì primo febbraio con un colpo di stato ha limitato l’accesso a Facebook, Instagram e WhatsApp nel tentativo di contenere il dissenso nei confronti del nuovo regime. Il ministero della Comunicazione ha detto che Facebook, che è usato abitualmente da circa la metà dei 53 milioni di birmani, sarà bloccato fino a domenica, specificando che gli utenti stavano «minacciando la stabilità del paese» e utilizzando il social network per «diffondere disinformazione e fake news».
In questi giorni moltissime persone hanno utilizzato Facebook per organizzare proteste e coordinare diverse azioni di disobbedienza civile: mercoledì decine di medici sono usciti dai propri ospedali in segno di protesta contro il colpo di stato, mentre martedì sera centinaia di persone hanno battuto pentole e padelle sui loro balconi, un gesto ritenuto simbolico per “allontanare il male”.
Lunedì i militari hanno arrestato tutti i principali leader del partito di maggioranza, tra cui Aung San Suu Kyi, che era di fatto capo del governo; hanno dichiarato un anno di stato d’emergenza, interrotto le linee telefoniche nella capitale Naypyitaw e nella città di Yangon, e sospeso le trasmissioni della televisione di stato. A guidare il golpe è stato il capo delle forze armate birmane, il generale Min Aung Hlaing, che in seguito ha assunto il ruolo di capo del governo, mentre l’ex generale Myint Swe, che dal 2016 era uno dei due vicepresidenti, è stato nominato presidente ad interim.
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