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  • Giovedì 7 novembre 2019

9 cose sul nuovo romanzo di Elena Ferrante

"La vita bugiarda degli adulti" esce oggi in libreria: le cose da sapere e come comincia

Dettaglio della copertina di "La vita bugiarda degli adulti" di Elena Ferrante (Edizioni E/O)
Dettaglio della copertina di "La vita bugiarda degli adulti" di Elena Ferrante (Edizioni E/O)

Oggi nelle librerie è arrivato La vita bugiarda degli adulti, il nuovo romanzo di Elena Ferrante, l’autrice della quadrilogia dell’Amica geniale di straordinario successo internazionale e la cui vera identità è ignota. Sui giornali se ne parla già perché alcuni giornalisti hanno potuto leggere il libro a partire dalla mezzanotte del 6 novembre. Abbiamo messo insieme quindi una serie di informazioni (senza fare spoiler, a meno che non consideriate spoiler qualche informazione sulla protagonista del romanzo, su quando è ambientata la storia e sulle cose di cui parla, in generale) utili a capire che tipo di libro è e soddisfare qualche prima curiosità.

Una premessa importante è che racconta una storia a sé: non serve aver letto altri romanzi di Elena Ferrante per capirlo e apprezzarlo. Si può comprare su IBS, ma anche sui siti delle librerie Feltrinelli, Mondadori e Hoepli; su Amazon è disponibile la versione ebook per i Kindle e la versione cartacea da venditori terzi. E poi fuori da Internet, ovviamente.

1. Dove è ambientato il romanzo
Sempre a Napoli, come era già stato anticipato, ma non in una zona popolare della città come nella quadrilogia dell’Amica geniale, bensì tra il Rione Alto e il Vomero, due quartieri residenziali borghesi. In particolare la protagonista vive in via San Giacomo dei Capri. Gli eventi raccontati si svolgono tra il 1991 e il 1995.

2. Chi è la protagonista
Come L’amica geniale, anche La vita bugiarda degli adulti è narrato in prima persona. La protagonista si chiama Giovanna Trada e all’inizio del romanzo ha 12 anni; alla fine ne ha 16. È figlia unica e sia suo padre che sua madre sono insegnanti al liceo, di storia e filosofia lui (Andrea), di latino e greco lei (Nella). Entrambi hanno studiato più dei propri familiari, migliorando il proprio tenore di vita rispetto a quello delle famiglie d’origine. Sono di sinistra, non hanno battezzato la figlia e l’hanno cresciuta con idee progressiste, per esempio spiegandole a sei anni come nascono i bambini. Nel corso del romanzo Giovanna verrà chiamata anche (non dai genitori) Giannina o Giannì.

3. Il titolo
La vita bugiarda degli adulti segue Giovanna in una serie di scoperte e dubbi su sé stessa e gli altri attraverso cui la ragazza trova un certo piacere nel mentire, oltre a una certa vergogna. Ma a mentire sono soprattutto gli adulti intorno a Giovanna, tutti in misura più o meno evidente.

4. La frase sul retro della copertina
A meno che non siate già passati per una libreria probabilmente avete visto solo la copertina del libro, e non il suo retro. C’è scritto: «Crescere per diventare cosa, per assomigliare a chi?». Come si può intuire anche dall’età della protagonista, La vita bugiarda degli adulti racconta una storia di formazione, come si dice. Nella sua recensione uscita ieri su Repubblica lo scrittore e drammaturgo Stefano Massini lo ha paragonato a L’educazione sentimentale di Gustave Flaubert: «Mi è parso un’Educazione sentimentale in cui il Moreau flaubertiano è declinato al femminile, e si affonda il bisturi fra le ipocrisie di una moderna borghesia intellettuale napoletana».

5. Tutta la storia comincia a causa di una zia
Il punto d’origine della storia di La vita bugiarda degli adulti è una conversazione tra il padre e la madre di Giovanna, che lei origlia: il padre dice una frase che lascia intendere a Giovanna, dodicenne, che lui la consideri brutta. L’avvenimento è probabilmente ispirato a quando Madame Bovary, protagonista dell’omonimo romanzo di Gustave Flaubert, di nuovo lui, pensa che la figlia Berthe sia brutta, ha notato Paolo Di Stefano nella sua recensione sul Corriere della sera: Ferrante aveva parlato della forza di quella scena in un articolo del 2005.

Per ragioni che si scoprono velocemente leggendo le prime pagine, il dolore di non sentirsi più apprezzata dal padre portano la protagonista a indagare su una zia che non conosce e con cui il padre ha un cattivo rapporto, zia Vittoria. La storia comincia appunto come un’indagine su questa zia, il suo aspetto, il suo carattere e il suo passato.

6. C’è un’amica geniale?
Una delle cose che sono state apprezzate dei romanzi dell’Amica geniale è la descrizione del rapporto di amicizia tra donne al centro del romanzo. Anche in La vita bugiarda degli adulti ci sono alcuni importanti legami, sebbene Giovanna non abbia con nessuna un rapporto stretto come quello tra Lenù e Lila. Le sue due amiche più importanti (si potrebbe dire anche le uniche) sono due sorelle figlie di amici dei genitori: Angela, sua coetanea, e Ida, due anni più giovane. In modo diverso dall’Amica geniale il rapporto di Giovanna con entrambe è importante e aggiunge sfumature diverse al tema dell’amicizia femminile.

7. Il braccialetto
Oltre alla zia Vittoria, un altro elemento che fa andare avanti la storia ed è al centro di una serie di svelamenti è un braccialetto prezioso. Dire altro sarebbe uno spoiler: vi basti sapere che bisogna fare attenzione ai braccialetti in questa storia.

8. La cosa che forse tutti si sono chiesti
Su qualche giornale è già stato detto: il finale di La vita bugiarda degli adulti, per quanto non del tutto sospeso, lascia pensare che ci sarà un seguito.

9. Come comincia
Il romanzo è lungo 336 pagine e inizia così:

Due anni prima di andarsene di casa mio padre disse a mia madre che ero molto brutta. La frase fu pronunciata sottovoce, nell’appartamento che, appena sposati, i miei genitori avevano acquistato al Rione Alto, in cima a San Giacomo dei Capri. Tutto – gli spazi di Napoli, la luce blu di un febbraio gelido, quelle parole – è rimasto fermo. Io invece sono scivolata via e continuo a scivolare anche adesso, dentro queste righe che vogliono darmi una storia mentre in effetti non sono niente, niente di mio, niente che sia davvero cominciato o sia davvero arrivato a compimento: solo un garbuglio che nessuno, nemmeno chi in questo momento sta scrivendo, sa se contiene il filo giusto di un racconto o è soltanto un dolore arruffato, senza redenzione.