Cos’è successo lunedì al Consiglio dei ministri

All'ordine del giorno c'era il "decreto sicurezza bis", voluto da Salvini, ma la discussione è stata rimandata a causa di criticità segnalate dal Quirinale

(ANSA/ALESSANDRO DI MEO)
(ANSA/ALESSANDRO DI MEO)

Lunedì 20 maggio si è tenuto un Consiglio dei ministri molto atteso, dopo che nei giorni scorsi c’erano state diverse polemiche tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro dell’Interno Matteo Salvini, e tra quest’ultimo e il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio. La riunione avrebbe dovuto portare all’approvazione del cosiddetto “decreto sicurezza bis“, voluto da Salvini, e del “decreto famiglia”, voluto da Di Maio, ma entrambi i provvedimenti sono stati rimandati. In particolare è stato il primo provvedimento a creare le maggiori difficoltà nel trovare un’intesa tra Lega e Movimento 5 Stelle: secondo quanto hanno riferito fonti della Lega a diversi giornali, durante il Consiglio dei ministri Conte avrebbe evidenziato “criticità sul decreto sicurezza” segnalate dal presidente della Repubblica, motivo per cui l’esame del decreto è stato rimandato a un prossimo Consiglio dei ministri.

La bozza che è circolata finora del “decreto sicurezza bis” riguarda soprattutto il tema dell’immigrazione e parla di un accrescimento dei poteri del ministro dell’Interno in materia di traffico navale e sbarchi dei migranti nei porti italiani (sottraendoli al ministero delle Infrastrutture), prevedendo pene molto severe per le Ong e per i manifestanti che agiscono contro le forze dell’ordine. Inoltre assegna maggiori risorse alle forze dell’ordine e agli uffici giudiziari per smaltire gli arretrati nei tribunali. Secondo quanto hanno riferito fonti del governo a Repubblica, le perplessità del presidente della Repubblica riguarderebbero soprattutto le multe per chi aiuta i migranti e le “interferenze del Viminale rispetto alle competenze degli altri ministeri”.

Il mancato accordo sul “decreto sicurezza bis” durante il Consiglio dei ministri di ieri è solo l’ultimo di molti scontri tra Lega e M5S all’interno del governo che vanno avanti da alcuni mesi e che sono diventati più intensi durante la campagna elettorale per le europee. In particolare in seguito alla rimozione dal ruolo di sottosegretario alle Infrastrutture di Armando Siri, senatore della Lega indagato per corruzione dalle procure di Roma e Palermo, l’alleanza tra i due partiti che formano la maggioranza è iniziata a sembrare sempre più precaria, tanto da far parlare di una possibile crisi di governo dopo le elezioni europee. Un altro motivo di discussione sono state le dichiarazioni del sottosegretario Giancarlo Giorgetti, della Lega, che in un’intervista a La Stampa aveva accusato Conte di non essere “una persona di garanzia”, perché troppo vicino al M5S. Conte aveva risposto definendo le parole di Giorgetti “gravissime”. Secondo le ricostruzioni dei quotidiani, Giorgetti non sarebbe stato presente alla riunione di ieri.

Nel corso del Consiglio sono state comunque compiute alcune nomine. Quella del generale Giuseppe Zafarana a capo della Guardia di Finanza, quella del professore di economia vicino al Movimento 5 Stelle Pasquale Tridico all’INPS e infine Biagio Mazzotta, ex direttore generale della Ragioneria dello stato, è stato nominato a capo della struttura. Il Consiglio dei ministri è finito alle 00.35.