I numeri di Salvini sui morti nel Mediterraneo non tornano

Ha parlato di un solo morto in tutto il 2019: in realtà sono probabilmente più di 150 e la traversata non è mai stata così pericolosa come oggi

(ANSA/FLAVIO LO SCALZO)
(ANSA/FLAVIO LO SCALZO)

Domenica il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha detto in tv che soltanto un morto è stato «recuperato» nelle acque del Mediterraneo Centrale, la rotta percorsa dai migranti che da Libia e Algeria partono per arrivare in Italia, una dichiarazione che ha ripetuto anche nella puntata di Porta a Porta di mercoledì sera. Anche se non è chiaro cosa intendesse Salvini con la sua espressione, le testimonianze indicano non solo che i corpi recuperati sono molti di più, ma che in totale i morti sono stati oltre 150. In tutto il 2018 i morti erano stati 358, ma i tentativi di attraversamento erano stati quasi dieci volte più alti: significa che la rotta del Mediterraneo centrale non è mai stata così pericolosa e letale come nei primi mesi del 2019, al contrario di cosa sostiene Salvini.

I dati sulle morti nel Mediterraneo sono raccolti dell’Organizzazione mondiale per le migrazioni e dall’UNHCR, due organizzazioni internazionali che basano i loro calcoli su molteplici fonti come la conta dei corpi, le testimonianze dei sopravvissuti e di chi si trova ad assistere al naufragio. Sono stime complicate e in genere vengono considerate in difetto rispetto alla cifra reale: un barcone che affonda senza testimoni e al cui naufragio non sopravvive nessuno non lascia infatti alcun tipo di traccia.

Secondo le stime l’Organizzazione mondiale per le migrazioni, dal primo gennaio al 18 marzo 153 persone sono morte cercando di raggiungere l’Italia. Secondo l’UNHCR nello stesso periodo i morti in tutto il Mediterraneo sono stati 274 (questa cifra comprende anche la rotta spagnola e quella greca). Rapportando questo numero al totale delle partenze, i ricercatori dell’Organizzazione mondiale per le migrazioni hanno concluso che fino a oggi più di un migrante su dieci tra quelli che hanno tentato la traversata è morto. In tutto il 2018 sono morti poco più del 3 per cento di coloro che hanno tentato l’attraversamento.

Secondo i ricercatori dell’ISPI già nel 2018 le politiche del ministro dell’Interno Marco Minniti avevano contribuito a rendere più pericolosa la rotta e ad aumentare il numero di morti in proporzione alle partenze. Parlando proprio del 2018, Salvini aveva affermato che i morti in mare erano stati soltanto 23. Anche all’epoca non spiegò l’origine della cifra, che risultava in contrasto con tutte le stime delle organizzazioni che si occupano di contare le morti nel Mediterraneo.

Nella sua dichiarazione di domenica, Salvini ha usato l’espressione «soltanto un morto è stato recuperato», il che ha fatto pensare che Salvini si riferisse solo ai casi in cui i corpi delle vittime sono stati recuperati. Il sito di factchecking Pagella Politica ha scoperto che Salvini si riferiva all’unico corpo recuperato in acque italiane nel 2019. I corpi recuperati in totale, però, sono stati molti di più e la maggior parte, come è naturale, vengono ritrovati sulle coste nordafricane.

L’Organizzazione mondiale per le migrazioni riferisce ad esempio che il 9 marzo su una spiaggia della Libia è stato ritrovato il corpo di una persona annegata, a febbraio il corpo di un bambino è stato ritrovato su una spiaggia dell’Algeria da dove di solito partono barconi diretti in Sardegna, sempre a febbraio altri due corpi sono stati trovati sulle coste libiche, mentre altri tre erano stati scoperti pochi giorni prima.