Cosa si sa della morte di Imane Fadil

La 34enne di origini marocchine era testimone nel processo “Ruby Ter” contro Berlusconi: prima di morire disse di essere stata avvelenata, la Procura di Milano sta indagando

Imane Fadil in una foto del 13 novembre 2014 (MATTEO BAZZI / ANSA)
Imane Fadil in una foto del 13 novembre 2014 (MATTEO BAZZI / ANSA)

Negli ultimi giorni i principali quotidiani italiani si sono occupati molto della morte di Imane Fadil, 34enne di origine marocchina nota per essere stata una delle testimoni nel processo “Ruby Ter”, quello sulla presunta compravendita di testimonianze fatta da Silvio Berlusconi: nel processo, Berlusconi è accusato di avere corrotto le donne che parteciparono ad alcune cene nella sua villa ad Arcore allo scopo di indurle a mentire nei processi “Ruby” e “Ruby bis”. Fadil è morta l’1 marzo scorso in circostanze ancora da chiarire all’ospedale Humanitas di Milano, dopo un ricovero di un mese: la notizia, che da giorni è origine di ipotesi e speculazioni spesso azzardate, è stata diffusa solo venerdì 15 marzo. Sulla sua morte ha aperto un’inchiesta la procura di Milano, che secondo i giornali italiani starebbe valutando l’ipotesi di omicidio volontario.

Sulle indagini relative alla morte di Fadil non si hanno molte informazioni confermate, visto che la procura, almeno ufficialmente, ha detto poco di quanto scoperto finora. Negli ultimi due giorni, però, i giornali hanno parlato della possibilità che Fadil sia morta per avvelenamento.

Partiamo dalle informazioni certe, anzitutto sul ricovero di Fadil all’Humanitas, su cui l’ospedale milanese ha diffuso di recente una nota. Nella nota si legge che Fadil era stata ricoverata il 29 gennaio in condizioni cliniche molto gravi. Era stata presa in carico da una équipe multidisciplinare che aveva provato ogni intervento clinico possibile per la cura e l’assistenza della paziente, la quale però era morta l’1 marzo. A quel punto l’autorità giudiziaria aveva disposto il sequestro di tutta la documentazione e del corpo. La nota prosegue dicendo: «Humanitas ha avuto gli esiti tossicologici degli accertamenti richiesti e lo ha prontamente comunicato agli inquirenti. Per rispetto della privacy e dell’indagine in corso, Humanitas non rilascerà ulteriori commenti su nessun aspetto di questa vicenda».

La procura di Milano, che si sta occupando dell’indagine con il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, non ha chiarito quale sia stato l’esito degli esami tossicologici richiesti dall’Humanitas e realizzati da un centro specializzato di Pavia.

ANSA ha scritto che gli esami avrebbero rivelato un «mix di sostanze radioattive», ma la notizia non è stata confermata da fonti ufficiali. Inoltre il direttore del centro specializzato di Pavia, Carlo Locatelli, ha precisato che il test «non identifica radionuclidi e non effettua misure di radioattività», e ha aggiunto che la consulenza tossicologica riguardava solo «il dosaggio su 50 metalli», su cui ora indaga la procura. Il procuratore capo Francesco Greco ha comunque parlato di «diverse anomalie» nella cartella clinica di Fadil, ha citato possibili sintomi da avvelenamento e ha confermato che la stessa Fadil aveva detto di sospettare di essere stata avvelenata. Greco ha aggiunto però che è troppo presto per fare ipotesi credibili sulle cause della morte.

Fadil aveva vissuto insieme alla sua famiglia a Torino per un periodo, prima di trasferirsi a Milano nel 2007. Repubblica ha scritto che nel capoluogo lombardo era entrata in contatto con l’agenzia di Lele Mora, aveva lavorato in diversi videoclip e campagne pubblicitarie, e poi in un programma tv, “La Grande Notte”. In quegli anni aveva conosciuto Emilio Fede e poi Silvio Berlusconi, che però sabato ha negato di essersi mai incontrato con lei. Secondo i giornali italiani, Fadil stava scrivendo un libro sulla sua esperienza nella villa di Berlusconi ad Arcore: la procura avrebbe ottenuto una copia del libro e lo starebbe esaminando.