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  • Martedì 15 gennaio 2019

Sembra che l’accordo su Brexit sarà respinto

Il Parlamento britannico voterà questa sera e per il momento sembra che May perderà con un margine piuttosto ampio

(AP Photo/Tim Ireland)
(AP Photo/Tim Ireland)

Secondo il quotidiano britannico Guardian, l’accordo su Brexit che questa sera sarà votato dal Parlamento britannico potrebbe essere respinto da una maggioranza di 200 deputati, segnando così una “sconfitta schiacciante” per la prima ministra Theresa May, che ha negoziato l’accordo con l’Unione Europea e da settimane cerca di trovare i numeri necessari a farlo approvare. Il voto dovrebbe iniziare intorno alle 20, ora italiana.

– Leggi anche: Guida al voto decisivo su Brexit

Contro l’accordo voteranno tutti i partiti di opposizioni: i laburisti, i liberali, i verdi e gli scozzesi del SNP. Soltanto quattro deputati laburisti hanno annunciato un voto favorevole all’accordo. All’opposizione si aggiungeranno numerosi deputati contrari all’accordo appartenenti al Partito Conservatore di May e al DUP, il partito della destra nazionalista nordirlandese alleato di governo di May. Sono diverse decine ad aver già annunciato il loro voto contrario, ma entro questa sera il numero potrebbe facilmente arrivare ad oltre un centinaio.

Contrari all’accordo sono soprattutto i sostenitori di una Brexit dura, per i quali l’accordo raggiunto da May sarebbe una “Brexit only in name”, un’uscita dall’Unione Europea solo di facciata. Ma ci sono contrari anche tra quei conservatori che all’epoca del referendum erano schierati per il “Remain” e che oggi vorrebbero un’uscita più morbida (molti di loro chiedono di rinegoziare l’accordo sul modello di quello che lega la Norvegia all’Unione Europea).

Lunedì, May ha fatto un ultimo tentativo per convincere i deputati del suo partito ad appoggiare l’accordo. È intervenuta nel corso del dibattito al Parlamento e, in serata, ha incontrato in privato i membri del gruppo parlamentare dei conservatori, il cosiddetto “Comitato 1922”.

In entrambe le occasioni, May ha messo in campo le argomentazioni che dallo scorso novembre utilizza per difendere l’accordo negoziato con l’Unione Europea. Si tratta, ha detto, dell’unico modo di ottenere una Brexit “ordinata”, cioè di evitare un’uscita senza accordo (il famoso “no deal”) che avrebbe conseguenze imprevedibili.

May ha poi ricordato le assicurazioni ricevute dai leader europei sui temi che più preoccupano i fautori di Brexit. Lunedì, ha pubblicato uno scambio di lettere con i presidenti della Commissione Europea Jean-Claude Juncker e del Consiglio dell’Unione Europea Donald Tusk in cui sono presenti nuove assicurazioni che il famoso “backstop” – l’accordo di emergenza per il confine tra Irlanda e Irlanda del Nord, che entrerà in vigore in caso di “no deal” –  rimarrà in vigore solo per il tempo strettamente necessario. I sostenitori di Brexit temono invece che questa norma di emergenza, che dovrebbe scattare solo nel caso in cui Regno Unito e Unione Europea non dovessero raggiungere un accordo nella seconda fase di negoziati, sia invece una sorta di “prigione” dalla quale il paese non riuscirà più a liberarsi.

Lo scambio di lettere, però, è ritenuto una garanzia non sufficiente, poiché non è legalmente vincolante e non costituisce una modifica formale dell’accordo raggiunto. Cinque deputati conservatori sostenitori di Brexit hanno detto che voteranno l’accordo dopo le parole di May, ma per il resto i discorsi della prima ministra non sembra siano riusciti a smuovere altri deputati e i quotidiani britannici continuano a ritenere imminente una sconfitta con decine e decine di voti di margine.

Soltanto tre volte nel corso dell’ultimo secolo un governo britannico in carica ha perso una votazione per più di cento voti e tutte e tre le volte è accaduto durate il governo di minoranza del Partito Laburista del 1924. Se May dovesse contenere la sconfitta entro poche decine di voti potrebbe tentare di riportare l’accordo in Parlamento nei prossimi giorni. Se il margine fosse superiore, il Partito Laburista ha già annunciato che presenterà una mozione di sfiducia (che però non è detto che passi: i conservatori contrari all’accordo e il DUP fino ad ora hanno sempre confermato la fiducia la governo).

Prevedere cosa accadrà in futuro rimane molto difficile ed è possibile che, pur rimanendo in carica, May sia costretta a cedere l’iniziativa su Brexit. Di fronte alla difficoltà del suo governo, il Parlamento sta infatti cercando di allargare i margini della sua autonomia e potrebbe arrivare al punto di imporre nuove soluzioni imprevedibili per risolvere la crisi (tra le quali c’è ad esempio un secondo referendum, una soluzione non impossibile anche se ritenuta per il momento ancora improbabile). Il voto di questa sera, insomma, servirà soltanto in parte a rendere più chiara la situazione.