La Commissione sulle banche, spiegata
Cos'è, come funziona, cosa ha scoperto finora e cosa potrebbe scoprire (o non scoprire) nei prossimi mesi
Dalla fine dello scorso settembre ha iniziato i lavori la Commissione bicamerale di indagine sulle banche, un organo del Parlamento incaricato di indagare sui fallimenti bancari degli ultimi anni e scoprire di chi sono, se ci sono, le responsabilità. La Commissione ha impiegato molto tempo per partire ed è già stata molto criticata. Dovrà concludere i suoi lavori entro la fine della legislatura, cioè febbraio-marzo 2018, un tempo che molti ritengono troppo breve per ottenere risultati soddisfacenti. In queste settimane, però, la Commissione ha sentito quasi tutti i principali protagonisti delle vicende bancarie degli ultimi mesi, sottoponendoli a domande a volte molto scomode e occupando in più di un’occasione le prime pagine dei giornali.
Come funziona la Commissione?
La Commissione è stata istituita con una legge votata la scorsa primavera da Camera e Senato. È presieduta da Pier Ferdinando Casini e composta da 20 deputati e 20 senatori di tutti i gruppi parlamentari. Il suo compito è «verificare gli effetti della crisi sul sistema bancario italiano, la gestione di tutti gli istituti che hanno ricevuto risorse pubbliche o sono stati posti in risoluzione, l’efficacia del sistema di vigilanza sul sistema bancario e l’adeguatezza della normativa nazionale ed europea». Le Commissioni di indagine hanno gli stessi poteri della magistratura, possono quindi convocare testimoni che durante le audizioni sono obbligati a dire la verità.
Chi ha sentito fino ad ora?
La Commissione ha già svolto decine di audizioni, alcune pubbliche, altre addirittura trasmesse in streaming, altre ancora secretate. Sono stati ascoltati tutti i magistrati che si sono occupati di vicende legate ai fallimenti bancari, come i pubblici ministeri di Vicenza, Treviso e Siena. Sono stati ascoltati i dirigenti della vigilanza di Banca d’Italia, quelli di CONSOB (l’autorità garante della borsa) e i rappresentanti delle associazioni di consumatori. Prossimamente saranno sentiti anche il governatore di Banca d’Italia e il presidente della CONSOB, mentre i membri della Commissione stanno valutando se convocare anche l’ex governatore di Banca d’Italia, e attuale governatore della BCE, Mario Draghi.
Cosa potrebbe venire fuori?
Inchieste giornalistiche, retroscena pubblicati dai giornali e indagini della magistratura hanno già dipinto un quadro molto ampio e piuttosto chiaro di quali siano le responsabilità dell’attuale crisi bancaria: dai politici che spesso hanno nominato i vertici bancari (come in MPS), alla vigilanza che non sempre ha fatto il suo dovere passando per i management delle banche stesse. Molti però sperano che queste colpe vengano confermate dal lavoro della Commissione. Ecco alcune delle principali domande a cui la Commissione potrebbe dare una risposta.
Le responsabilità della vigilanza
La vigilanza bancaria, quindi CONSOB, che si occupa di banche quotate, e Banca d’Italia, è da tempo accusata di aver sottovalutato la gravità della situazione del sistema finanziario italiano. Persino il segretario del PD Matteo Renzi ha detto apertamente che a causa degli errori commessi il governatore Ignazio Visco non avrebbe dovuto essere confermato nel suo incarico (e invece lo è stato). Una delle cose più interessanti scoperte dalla Commissione su questo fronte è che quando nel 2013 Veneto Banca, nonostante la sua grave situazione, decise un aumento di capitale, Banca d’Italia non avvertì CONSOB (che aveva il potere di bloccare quell’aumento) dei numerosi problemi di Veneto Banca e, anzi, consigliò fortemente di autorizzare l’aumento. A causa di questa operazioni, gli investitori della banca, spesso famiglie o piccole imprese, persero altri 500 milioni di euro.
Gli elenchi dei debitori
Una delle cause principali delle crisi bancarie degli ultimi anni sono i cosiddetti “crediti deteriorati”, cioè i prestiti erogati dalle banche che i debitori non sono più in grado di rimborsare. Il nostro paese ha un numero molto più alto di crediti deteriorati rispetto al resto d’Europa, in parte a causa della crisi economica, ma in parte anche a causa di pratiche scorrette nell’assegnazione di prestiti (che sono stati spesso erogati ad amici o alleati politici che non offrivano sufficienti garanzie di rimborso). Per queste ragioni politici, giornali e associazioni di consumatori hanno chiesto spesso che venissero pubblicati gli elenchi dei principali debitori delle banche andate in crisi. Le autorità si sono sempre opposte alla pubblicazione per ragioni di privacy, ma dalla Commissione nelle ultime settimane è uscito un elenco dei cento principali debitori di Banca Popolare di Vicenza, pubblicato dal Corriere della Sera. Altri elenchi potrebbero essere pubblicati nelle prossime settimane.
Le “porte girevoli”
Un altro grave fenomeno che coinvolge Banca d’Italia è quello delle “porte girevoli”, cioè il fatto che alcuni dirigenti e ispettori della banca siano andati a lavorare per le banche che in passato avevano avuto l’incarico di supervisionare. In un’intervista, il presidente della Commissione Pierferdinando Casini ha detto di aver trovato «una rete di complicità fatta di offerte di impiego e consulenze. Dirigenti controllori di Banca d’Italia passati in corsa ai vertici delle banche controllate. Quel che sta già emergendo non è un bello spettacolo». Banca d’Italia ha risposto dicendo che i tre ex impiegati della banca andati a lavorare per Popolare di Vicenza, gli unici i cui nomi sono stati resi pubblici, non avevano ruoli dirigenziali e non avevano mai svolto ispezioni nella banca. Resta da vedere se la Commissione scoprirà i nomi di altre persone coinvolte in casi simili.
Perché è fallita MPS?
Un altro punto interessante è come mai MPS è fallita. Negli ultimi anni, la stampa ha spesso dato la colpa ai due derivati “segreti” Alexandria e Santorini, creati per “spalmare” negli anni una serie di gravi perdite così da poter continuare a distribuire utili nel frattempo. Questi due derivati sarebbero stati scoperti “per caso” dalla nuova gestione di MPS, arrivata nel 2012, e solo allora resi pubblici. Secondo le testimonianze raccolte fino ad ora dalla Commissione sono emersi altri due elementi. Il primo: MPS era condannata sin da prima di sottoscrivere i due derivati, a causa di operazioni spericolate e di una gestione inefficiente da parte dei suoi manager. La seconda: che forse la nuova gestione, cioè i manager Alessandro Profumo e Fabrizio Viola arrivati nel 2012, era a conoscenza dei due derivati, ma non ne aveva rivelato immediatamente l’esistenza (proprio su questo punto i due sono indagati a Milano).
Mario Draghi
L’obiettivo più grosso per la Commissione potrebbe essere il governatore della BCE ed ex governatore di Banca d’Italia Mario Draghi. Il suo nome è già stato fatto più volte nel corso delle audizioni perché era lui a capo della banca centrale italiana negli anni in cui si accumularono i problemi degli istituti poi esplosi nell’ultimo periodo. Il più grave di questi fu probabilmente l’acquisizione di banca Antonveneta da parte di Monte dei Paschi, che – secondo gran parte degli analisti – è tra le principali cause del dissesto della banca. Fu la Banca d’Italia di Mario Draghi ad autorizzare e forse a consigliare quell’acquisizione, nonostante un attento esame dei conti dei due istituti avrebbe potuto rivelare come quella mossa fosse molto avventata. Se Draghi dovesse essere chiamato in Commissione a rispondere delle sue azioni all’epoca, il caso diventerebbe immediatamente di rilevanza europea e attirerebbe l’attenzione di tutti i media del continente.