Le accuse contro l’ong Jugend Rettet
Perché i magistrati di Trapani hanno sequestrato una nave di una ong che salva i migranti, cosa sospettano e che prove ci sono
La ong Jugend Rettet, che operava al largo della Libia per salvare i migranti, è accusata dalla procura di Trapani di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. La nave Iuventa della ong, una delle imbarcazioni più piccole tra quelle che operano nel Mediterraneo centrale, al momento è sotto sequestro a Lampedusa. La procura di Trapani ha iniziato le sue indagini in seguito alle denunce di altre ong, in particolare Save the children. Jugend Rettet è una delle sei ong che non hanno firmato il codice di condotta richiesto dal governo italiano (un’altra ong tedesca, Sea-eye, ha firmato oggi).
Secondo i magistrati la Iuventa ha raccolto dei migranti da imbarcazioni che non sembravano sul punto di affondare e in condizioni che, scrivono i magistrati, fanno pensare più a una consegna da parte degli scafisti piuttosto che a un salvataggio. Nel provvedimento di sequestro citato oggi da tutti i giornali è scritto: «Seppure questa imbarcazione in qualche caso intervenga per salvare vite umane, in più casi invece non agisce in presenza di un imminente pericolo di vita. I migranti vengono scortati dai trafficanti libici e consegnati non lontano dalle coste all’equipaggio della Iuventa. Non si tratta dunque di migranti salvati, ma consegnati». Questo punto è controverso e molto discusso da mesi.
I critici delle ong le accusano di raccogliere i migranti prima che siano davvero in pericolo e in zone molto ravvicinate alle coste libiche. Le ong rispondono che qualsiasi gommone si trovi in mare con centinaia di persone a bordo è per definizione in pericolo, anche prima che cominci effettivamente a imbarcare acqua, e che effettuare il salvataggio prima che inizi il disastro e il panico permette di salvare le vite di tante persone. In questo caso, però, il comportamento dell’equipaggio della Iuventa sembra sia stato sospetto al punto da spingere le altre ong, come Save the children, a denunciarlo alle autorità italiane.
I magistrati di Trapani non credono che dietro l’operato della Iuventa ci sia un piano criminale coordinato, come invece sosteneva il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro (che parlava addirittura di piani per destabilizzare l’economia italiana trasportando migranti nel nostro paese). Il procuratore Ambrogio Cartosio ha detto ai giornalisti: «Sostenere che ci sia un piano coordinato tra ong e trafficanti libici mi sembra fantascienza, anche perché le finalità sono ben diverse». Secondo il procuratore l’obiettivo principale dei presunti comportamenti scorretti della ong Jugend Rettet è stato il ritorno d’immagine e la raccolta di donazioni economiche con cui proseguire la propria attività di salvataggio dei migranti.
Jugend Rettet è una delle ong più giovani tra quelle che operano nel Mediterraneo centrale. È stata fondata un paio di anni fa da un gruppo di studenti tedeschi che hanno messo insieme donazioni e risparmi per adattare al soccorso un vecchio peschereccio, la Iuventa appunto. È un’imbarcazione molto piccola, soprattutto rispetto alle grandi navi usate da MSF e Save the children, e per questa ragione non faceva quasi mai il viaggio di ritorno in Italia, ma rimaneva a largo delle acque territoriali libiche trasbordando i migranti che raccoglieva su altre navi.
Secondo le indagini, che si sono svolte anche con agenti infiltrati su altre imbarcazioni e microspie installate a bordo della nave, l’equipaggio della Iuventa si accordava con gli scafisti per trovarsi in luoghi e momenti specifici in modo da essere pronta a raccogliere i migranti. A quanto scrivono i giornali di oggi, la prova di questa collaborazione sarebbero una serie di fotografie di incontri tra un gommone della Iuventa e un’imbarcazione proveniente dalla Libia poco prima che dalle coste libiche arrivassero delle navi cariche di migranti (per il momento non sembra ci siano prove di telefonate o altri accordi più stabili). Un altro episodio riguarda alcuni barconi di legno utilizzati dai migranti che l’equipaggio della Iuventa avrebbe riportato verso le acque libiche, lasciandoli poi alla deriva, forse per permettere ai trafficanti di recuperarli. A tutte queste operazioni ha spesso assistito la Guardia costiera libica, che non è mai intervenuta.
I comportamenti sospetti della Iuventa sono stati notati per primi proprio da impiegati delle altre ong, come Save the children, che hanno fatto le prime denunce. Uno di loro ha detto ai magistrati: «Se prendi la roba direttamente da loro vuol dire che c’è una complicità tra te e loro. Capito com’è? Lei (la Iuventa, ndr) te li va a prendere, te li porta a te e tu te li riporti indietro». Anche un medico imbarcato sulla stessa Iuventa rimase insospettito dalle azioni dell’equipaggio e mandò una mail alla Guardia costiera in cui scriveva: «Questi rappresentano un pericolo».
A quanto sembra la Iuventa si avvicinava spesso alle acque territoriali libiche, esponendosi a molti rischi. Dalle intercettazioni emerge come il suo equipaggio avesse una forte carica ideologica, che li spingeva a non voler collaborare con le autorità nell’identificazione degli scafisti. Sulla prua, la nave aveva spesso una scritta che recitava: “FUCK IMRCC!”, cioè “Fanculo il coordinamento internazionale dei soccorsi”.