Le leggi contestate in Polonia sono state fermate, per ora
Dopo otto giorni consecutivi di proteste, il presidente polacco ha annunciato il veto sulla riforma del sistema giudiziario approvata dal suo stesso partito
Il presidente polacco Andrzej Duda ha annunciato che metterà il veto sulle riforme al sistema giudiziario proposte dal governo, approvate dal Parlamento e molto contestate.
Le leggi – che erano state sostenute dal partito di governo, il partito di estrema destra ed euroscettico Diritto e Giustizia (PiS) di cui fa parte anche Duda – prevedono che il governo possa “far andare in pensione” tutti e 83 i giudici della Corte Suprema del paese, a prescindere dalla loro età, e di sceglierne i sostituti; prevedono anche che il governo possa nominare molti dei funzionari che sono incaricati di scegliere i giudici, decidendone gli avanzamenti di carriera (in Italia questo compito è affidato al Consiglio superiore della magistratura, un organo formato da giudici e indipendente dal potere esecutivo). Queste leggi, che erano state giudicate da molti incompatibili con il principio della separazione dei poteri su cui si basano le democrazie europee, erano state oggetto delle proteste di decine di migliaia di persone, che da otto giorni si riunivano nelle piazze delle principali città polacche per chiedere a Duda di mettere il veto.
Una manifestante tiene in mano un cartello con scritto “Costituzione” durante una manifestazione di fronte alla Corte Suprema, a Varsavia (AP Photo/Alik Keplicz)
L’annuncio di oggi di Duda è stato piuttosto inaspettato: domenica il settimanale filo-governativo wPolityce aveva scritto che probabilmente Duda avrebbe firmato tutte le leggi approvate dal Parlamento e avrebbe chiesto un controllo costituzionale su quella relativa alla Corte Suprema. Nei giorni scorsi, inoltre, il presidente polacco si era rifiutato di vedere Donald Tusk, primo ministro della Polonia dal 2007 al 2014 e oggi presidente del Consiglio europeo. Tusk era stato molto critico nei confronti delle ultime riforme e venerdì scorso aveva detto alla televisione privata TVN24 che «la logica che sta dietro ai cambiamenti introdotti in Polonia implica un allontanamento dal modello liberale». Un altro molto critico verso il governo era stato l’ex presidente Lech Wałęsa, che nel 1980 fondò il sindacato conservatore Solidarność, il primo non controllato dai comunisti in un paese che allora faceva parte del Patto di Varsavia (l’alleanza militare del blocco sovietico negli anni della Guerra fredda). Durante una manifestazione a Danzica, Wałęsa aveva detto che la separazione dei poteri era stata la principale conquista di Solidarność, e aveva chiesto a tutti i polacchi di fare il possibile per opporsi al tentativo del governo di eliminare l’autonomia del potere giudiziario.
Lech Walesa durante una protesta a Danzica, il 22 luglio (AP Photo)
Da quando è al governo, il PiS è riuscito ad approvare una legge restrittiva sui mezzi di informazione, proporre un divieto quasi totale sulle interruzioni di gravidanza (poi ritirato dopo enormi proteste di piazza), e appoggiare una riforma della Corte Costituzionale considerata così sbilanciata che ha costretto la Commissione europea a intervenire minacciando in ultima istanza di togliere il diritto di voto ai politici polacchi in ambito europeo. La Polonia si è anche rifiutata di accettare la propria quota di richiedenti asilo nello schema approvato nel settembre 2015 dalla Commissione Europea, contestando la legittimità del sistema stesso di quote. Dietro all’intransigenza del nuovo governo polacco in molti hanno visto la mano di Jarosław Kaczyński, presidente di Diritto e Giustizia e ancora oggi la figura più rilevante di tutta la politica nazionale, nonostante non abbia alcun incarico di governo.
Intanto, ha scritto Bloomberg, sembra che il sostegno al partito di governo si sia ridotto. Secondo un sondaggio realizzato da Kantar Millward Brown e commissionato dalla televisione privata TVN, PiS sarebbe sceso al 32 per cento dei consensi, mentre i due principali partiti di opposizione, i filo-europei Piattaforma civica e Moderno, raggiungerebbero insieme il 33 per cento. Un precedente sondaggio di Kantar aveva mostrato invece che il 55 per cento dei polacchi vuole che Duda metta il veto sulle riforme del sistema giudiziario.