Cosa dare per vincere un premio letterario
Uno dei candidati al premio Strega si è rifiutato di scrivere un racconto gratis per uno degli sponsor, e ha spiegato perché
Il 6 luglio sarà annunciato il vincitore del premio letterario Strega – considerato il più importante in Italia, quello che dà pubblicità sufficiente a vendere un numero molto maggiore di copie del libro che vince – dopo che la settimana scorsa sono stati annunciati i nomi dei cinque scrittori finalisti. Tra loro c’è Matteo Nucci, autore di È giusto obbedire alla notte, pubblicato dall’editore Ponte alle Grazie, il quale ha raccontato in un lungo post il suo imbarazzo di fronte a una richiesta promozionale da parte del premio e di un suo sponsor, richiesta che non era stata concordata prima. Il post di Nucci non racconta solo una storia, ma anche la questione generale dell’equilibrio tra garbata e moderata disponibilità degli autori a contraccambiare la pubblicità ricevuta (molti piccoli premi locali, per esempio, vengono consegnati solo a chi accetti di andare a ritirarli, o di associarsi a qualche sponsorizzazione; e lo stesso liquore Strega si mostra insieme agli autori premiati) e la produzione di lavoro gratuito a fini pubblicitari.
“Ma come, Matteo, non lo sai che ci sono regole d’ingaggio?” mi ha domandato uno degli altri quattro finalisti di questa edizione del Premio Strega, pochi giorni fa a Salerno, durante la prima delle presentazioni previste prima della serata finale. “Certo che lo so” gli ho risposto “ma fare pubblicità alla Toyota non era fra le regole d’ingaggio”.
Chi partecipa al Premio Strega è bene che sappia una serie di cose. Si tratta del premio letterario più importante e complesso del nostro Paese e dunque conviene informarsi. Sono parecchie le questioni ma certo gli impegni da prendere nel caso in cui si entri fra i cinque finalisti non vanno sottovalutati. Nessuno chiede a chi partecipa di firmare e promettere ufficialmente alcunché ma esiste un accordo implicito che del resto conviene a tutti quanti. Nelle settimane fra l’elezione della cinquina e la serata finale il Premio organizza una serie di incontri in tutta Italia. La cinquina viene presentata al pubblico e si parla dei rispettivi libri. Chi mai vorrebbe astenersi? Lo si può fare. È lecito ma certo sconveniente. Nei confronti di chi organizza il Premio, certo. Ma soprattutto nei confronti del proprio editore, del proprio libro e di se stessi. Perché se si partecipa a una gara lo si fa per vincere e per confrontarsi e per portare in giro il proprio libro.
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