Ci sono nuove accuse contro Trump, sull’indagine sulla Russia
Secondo il Washington Post avrebbe provato a convincere due tra i più importanti capi dell'intelligence a schierarsi contro l'FBI
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump avrebbe chiesto a due tra i più importanti capi dell’intelligence americana di aiutarlo a contrastare l’indagine dell’FBI sugli eventuali rapporti tra il suo comitato elettorale e la Russia, ha scritto il Washington Post citando come fonti due attuali funzionari dell’intelligence e altri due ex funzionari, che hanno parlato a condizione di restare anonimi. Secondo il Washington Post i due dirigenti su cui Trump avrebbe esercitato queste pressioni sarebbero Daniel Coats, direttore dell’intelligence nazionale, e l’ammiraglio Michael S. Rogers, direttore della National Security Agency: Trump avrebbe chiesto loro, separatamente, di negare pubblicamente qualsiasi prova di legami tra il suo comitato elettorale e la Russia, ed entrambi avrebbero rifiutato definendo la richiesta inappropriata.
La richiesta di Trump, secondo le fonti del Washington Post, sarebbe arrivata dopo il 20 marzo, quando l’ex direttore dell’FBI James Comey confermò pubblicamente l’esistenza dell’indagine su Trump e la Russia, che ha lo scopo di verificare «la natura di qualsiasi collegamento tra persone appartenenti al comitato di Trump e il governo russo, e se ci sia stato un qualsiasi tipo di coordinamento tra il comitato e la Russia». Comey è stato poi licenziato da Trump un paio di settimane fa, con una decisione inaspettata e molto controversa. L’accusa del Washington Post è simile a un’altra arrivata lo scorso 17 maggio, quando il New York Times scrisse che Trump aveva chiesto a Comey di abbandonare l’indagine su Michael Flynn, ex consigliere per la sicurezza nazionale al centro di un’indagine – separata da quella sul comitato elettorale di Trump – per i suoi presunti rapporti con alcuni funzionari russi.
Secondo le fonti del Washington Post, il colloquio in cui Trump avrebbe fatto la sua richiesta a Rogers è riportato anche in un documento compilato da un dirigente della NSA, mentre non si sa se esista un documento analogo per la conversazione con Coats. I documenti potrebbero essere resi disponibili al procuratore speciale Robert S. Mueller, che da qualche giorno sta conducendo le indagini su Trump e la Russia, e anche a eventuali comitati parlamentari che indaghino sulle possibili interferenze di Trump sull’inchiesta.
Trump finora ha sempre negato di avere cercato di interferire con le indagini, ma diversi esperti sentiti dal Washington Post hanno parlato di un suo possibile tentativo di diminuire la credibilità dell’FBI, portando dalla sua parte altri dirigenti dell’intelligence. Un portavoce della Casa Bianca ha detto di non voler commentare «accuse non dimostrate basate su soffiate illegali di persone rimaste anonime». Altre fonti, che il Washington Post definisce a conoscenza della vicenda, hanno detto che importanti funzionari della Casa Bianca hanno chiesto informazioni a dirigenti dell’intelligence sui poteri che avesse il presidente per convincere Comey ad abbandonare l’inchiesta su Flynn. Un funzionario ha detto che la Casa Bianca avrebbe chiesto per esempio: «Possiamo chiedergli di chiudere l’indagine? Puoi aiutarci?».
I rapporti tra Trump e la CIA, la NSA e la United States Intelligence Community, l’ente che riunisce 16 agenzie di intelligence federali americane e il cui capo è Coats, sono giudicati migliori dagli osservatori rispetto a quelli tra il presidente e l’FBI, agenzia che appartiene alla United States Intelligence Community, ma che non è tenuta a informarla sui progressi delle sue indagini. Il predecessore di Coats, James Clapper, aveva per esempio detto di non essere stato informato sull’obiettivo dell’indagine su Trump e la Russia. Non è quindi chiaro quanto sia informato Coats sulle scoperte e i dettagli dell’indagine.