Cosa vuol dire “biasimare”
Vuol dire criticare, un po' meno di "condannare" e un po' più di "ammonire": ma tra i più giovani in tanti non lo sanno
Biasimare una persona vuol dire criticarla (ma anche rimproverarla) con durezza per un atto, un gesto, un comportamento scorretto, disonesto o riprovevole (o del quale non possa, in ogni caso, andare fiera) di cui la riteniamo responsabile, o per un vizio o un difetto che le attribuiamo. Ammonire, che sottintende un rimprovero misto ad avvertimento, alleggerisce l’asprezza della critica; condannare la appesantisce ancor di più, trasformandola in un’inappellabile accusa.
Biasimare è un vecchio gallicismo, attestato fin dai primi secoli (anche nelle forme biasmare e blasmare), ma non sappiamo con certezza se ci sia giunto dal provenzale (blasmar) o dal francese antico (blasmer); la sua origine è una parola del latino, non documentata (*blas(phe)mare, meno probabilmente *blastimare), che significava propriamente “bestemmiare”. Oggi biasimare, ha notato qualche anno fa un amico e collega, è termine sconosciuto a molti giovani e giovanissimi:
In una ricerca recente […] mi è capitato di constatare che una quota non trascurabile di alunni del primo anno di un liceo scientifico – ma temo che il discorso possa essere generalizzato – ignorava un verbo che avrei considerato acquisito, anche a 14 anni, come biasimare. Ecco alcune definizioni (gli exempla ficta creati dai ragazzi per illustrare la definizione, come avverrebbe in un dizionario, rendono ancora più esilarante – o allarmante – l’incomprensione): «consolare ricordare» – es. Lo biasima sempre»; «rispettare – es. Io ti biasimo per quello che hai fatto»; «l’azione dell’essere incerto, insicuro di ciò che si andrà a fare successivamente – es. Dai, Marco, senza biasimare, prova a camminare sulle tue gambe!»; «invidiare, dare ragione a qualcuno – es. Ti biasimo, amico mio!»; «dubitare di qualcosa che non ci è certa – es. Ti conosco da un anno, perciò non biasimo della tua serietà» (Luca Serianni, L’ora d’italiano. Scuola e materie umanistiche, Roma-Bari, Laterza, 2010, p. 76 e sg.).
Biasimare, fra le 30 parole sottoposte alle 196 matricole universitarie cui ho fatto riferimento più volte, in precedenti interventi su questa rubrica, ha avuto un’alta percentuale di risposte. Tuttavia, se è vero che solo 50 dei 196 interpellati non ne hanno indicato nessun sinonimo (dei 30 termini proposti appena 7 hanno ottenuto valori migliori: menzionare, 10 risposte non date; smussare, 30; tergiversare, 32; inetto, 36; caparbio, 42; intrepido, 48; mentore, 49), il bilancio per la nostra voce, se consideriamo chi invece ha risposto, è tutt’altro che positivo (nei due elenchi seguenti i sinonimi “secchi” sono stati separati da quelli frasali o variamente precisati):
a) criticare 18; condannare 12; incolpare 12; giudicare 10; rimproverare 10; compatire 8; invidiare 7 («Chiara si è trovata in una situazione davvero imbarazzata, non la biasimo»; «Non ti biasimo»; scambio col sinonimo: «Sono pieno di problemi in famiglia. Non ti invidio»); comprendere 6 («È una persona da biasimare»; «Io non ti biasimo per ciò che hai fatto»; con scambio tra esponente ed esposto: «Non comprendo la tua scelta»); contraddire 5; giustificare 5; capire 4 («Io biasimo il tuo comportamento»; «Non ti biasimo! Hai reagito nel modo giusto»); sgridare 3; assecondare 2 («Non ti biasimo per ciò che hai fatto»; con scambio tra esponente ed esposto: «Assecondo ciò che hai fatto»); commentare 2 («Non ti biasimo»); accordare 1; accusare 1; ammonire 1; censurare 1; chiedere 1; colpevolizzare 3; concorde [sic] 1 (starà per concordare); contestare 1; contrariare 1; contrastare 1; disprezzare 1; lodare 1 («Nella mia tesi ho biasimato i Romani»); rimpiangere 1; sindacare 1; vergognare 1. “Personalizzazioni”: invidio 1 (a commento di «Non ti biasimo»).
b) dare ragione 3 («Si [sic]. Hai ragione non ti biasimo»; «Ti ho biasimato»); andare contro 1; appoggiare l’idea di una persona 1; aver pietà 1; capire qualcuno 1; dare torto 1, dar torto 1; dare torto a qlc. 1; essere concorde 1; giudicare male 1; mettere in discussione 1; mettersi nei panni di qualcuno 1; non capire 1; non colpevolizzare 2; non condividere 1; non considerare 1; non dare torto 1; non essere d’accordo con qualcuno 1; non invidiare 1 («Non lo biasimo, data la sua situazione»); non voler essere nella situazione di qualcuno 1; non volersi al posto di qualcuno 1; parlar male 1; provare pena 1; rendere passibile di colpa 1; si usa per dire ad una persona che ci troviamo in accordo con lei 1; (voler) rimproverare 1. “Personalizzazioni”: non le do torto 1 (a commento di «Non lo biasimo»); non ti do torto 1; non ti posso dare torto 1.
Alla vigilia del Festival “Parole in cammino” che si è tenuto ad aprile a Siena, il suo direttore Massimo Arcangeli – linguista e critico letterario – ha raccontato pubblicamente le difficoltà che hanno i suoi studenti dell’università di Cagliari con molte parole della lingua italiana appena un po’ più rare ed elaborate, riflettendo su come queste difficoltà si estendano oggi a molti, in un impoverimento generale della capacità di uso della lingua. Il Post ha quindi proposto ad Arcangeli di prendere quella lista di parole usata nei suoi corsi, e spiegarne in breve il significato e più estesamente la storia e le implicazioni: una al giorno.