Quanti soldi vuole l’UE dal Regno Unito, per Brexit?
Deve rispettare i molti impegni economici presi negli anni passati in quanto membro dell'Unione, e secondo il Financial Times si parla di 100 miliardi di euro
Quando uscirà dall’Unione Europea, dopo Brexit, il Regno Unito dovrà pagare una grossa somma di denaro per rispettare gli impegni presi negli scorsi anni in quanto paese membro dell’UE. Come molti altri aspetti relativi a Brexit, l’ammontare di questa somma è oggetto delle trattative tra il Regno Unito e l’Unione e non si è ancora parlato ufficialmente di una cifra precisa: per ora esistono solo alcune stime fatte dai giornali e dagli istituti di ricerca. Il quotidiano economico britannico Financial Times, una delle fonti più autorevoli sul tema, ha scritto questa settimana che il pagamento anticipato lordo che l’Unione Europea intende chiedere al Regno Unito potrebbe anche ammontare a 100 miliardi di euro. Mesi fa il Financial Times aveva fatto un’altra stima, più bassa di almeno 40 miliardi di euro, basandosi sulle dichiarazioni in forma anonima di diversi funzionari europei: ora si prevede una cifra maggiore perché alcuni paesi europei, tra cui Francia e Germania, hanno chiesto che il Regno Unito paghi anche per cose che inizialmente non erano state conteggiate, come i sussidi agli agricoltori.
I soldi che l’Unione Europea chiederà al Regno Unito non sono una multa, ma piuttosto una forma di risarcimento per i diversi impegni che il paese ha preso in quanto membro dell’Unione Europea, quindi soldi che era previsto che pagasse. Una gran parte del totale servirà per pagare le pensioni delle persone che lavorano o hanno lavorato per le istituzioni europee, non solo i cittadini britannici; secondo accordi esistenti, il Regno Unito si è impegnato a pagare il 15 per cento del budget per le pensioni dei funzionari europei. Un’altra spesa che il Regno Unito dovrà coprire è la sua quota per la costruzione di varie infrastrutture in diversi paesi europei: anche in questo caso si tratta di progetti che il Regno Unito si era impegnato a finanziare in quanto paese membro dell’UE. Inoltre dovrà mantenere il suo impegno a finanziare il Piano di investimenti per l’Europa, il cosiddetto piano Juncker introdotto nel 2014, il cui scopo è finanziare progetti nel campo dei trasporti, dell’energia, della ricerca e della formazione. Il Regno Unito è uno dei maggiori finanziatori del piano – la sua quota ammonta a 6 miliardi di euro – e uno dei maggiori beneficiari.
Nella somma finale potrebbero esserci anche alcune spese previste per gli anni successivi al 2019 (cioè dopo l’effettiva uscita del Regno Unito dall’UE), dato che fanno parte di progetti a lungo termine pensati in passato nella prospettiva di un’Unione con 28 paesi membri. Nella bozza sulle richieste dell’UE al Regno Unito che ha presentato la settimana scorsa Michel Barnier, il responsabile dei negoziati, si dice che l’Unione Europea chiederà il pagamento dei contributi del Regno Unito al budget comunitario fino alla fine del 2020, della sua parte nei programmi europei di sostegno a paesi come la Turchia e l’intero costo delle spese necessarie a spostare le agenzie europee che ora hanno uffici a Londra.
Negli ultimi mesi Barnier ha parlato con i rappresentanti di numerosi paesi membri dell’UE per conoscere le loro posizioni sulla trattativa per Brexit. Il Financial Times scrive che molti paesi hanno abbandonato gli iniziali timori sulle possibili ripercussioni politiche del chiedere una somma molto alta al Regno Unito, e ora hanno avanzato maggiori richieste. La Francia e la Polonia ad esempio hanno chiesto che il Regno Unito contribuisca a finanziare i sussidi agli agricoltori e alcune spese amministrative anche dopo il 2019, mentre la Germania e altri paesi non vogliono che al Regno Unito sia offerta parte delle proprietà dell’Unione Europea, tra cui proprietà immobiliari (alcune nel Regno Unito), satelliti, opere d’arte e anche bottiglie di vino pregiate. In totale queste proprietà valgono una cifra compresa tra 3 e 9 miliardi di euro. La bozza di Barnier dice che il Regno Unito non potrà chiedere di essere rimborsato per ciò che ha speso per queste proprietà, che appartengono all’UE come personalità giuridica.
Una stima ufficiale di quanto il Regno Unito dovrà pagare comunque non esiste, dato che la Commissione Europea non ha ancora stabilito cosa dovrà entrare nella somma finale, anche perché sarà oggetto di trattative. Le stime fatte da giornali e istituti di ricerca – tra cui il think tank Bruegel, secondo cui il pagamento anticipato lordo sarà compreso tra 82 e 109 miliardi di euro – variano molto anche perché ognuna è basata su una diversa previsione sull’effettiva data di uscita del Regno Unito dall’UE, e su un diverso conteggio degli impegni presi dal paese in quanto membro dell’Unione. Per il Financial Times la cifra potrebbe essere compresa tra 91 e 113 miliardi di euro, che in un periodo di dieci anni, con il pagamento dei debiti contratti da alcuni paesi europei (tra cui l’Ucraina e il Portogallo) e il ritorno di alcuni investimenti, si ridurrebbe a 55-75 miliardi di euro. La stima del Financial Times non tiene conto della Banca europea degli investimenti (BEI), l’istituzione finanziaria dell’UE che si occupa di finanziare gli investimenti fatti dall’Unione: ognuno degli stati membri ne fa parte, avendone sottoscritto il capitale sociale. La posizione dell’Unione Europea sulla questione per ora è che il Regno Unito potrà vantare diritti solo sul capitale effettivamente versato nella banca, e non anche su parte dei fondi totali – 63,5 miliardi di euro complessivi – come ha chiesto.
Barnier ha detto che non verrà fissata nessuna cifra fino alla fine del processo di Brexit, e che il pagamento della somma dovuta potrà essere effettuato a rate. Ha però anche detto che prima dell’inizio delle trattative sui futuri trattati commerciali tra Regno Unito e Unione Europea bisognerà decidere cosa verrà conteggiato nel pagamento e cosa no.