La bolla speculativa degli alpaca
Negli Stati Uniti comprare e possedere un alpaca permette di pagare meno tasse, e quindi è diventato un investimento furbo (pure troppo, secondo alcuni)
Negli Stati Uniti, secondo il senatore Repubblicano dell’Arizona Jeff Flake, ci sono persone che usano gli alpaca per ottenere vantaggi fiscali. Infatti gli agricoltori o allevatori che comprano degli alpaca – che sono mammiferi molto simili ai lama ma più piccoli, da cui si può ricavare la lana – possono dedurre la spesa dalle tasse. Inoltre chi alleva alpaca paga meno tasse in generale per la sua attività, e vendere un’attività agricola che comprende un allevamento di alpaca riduce le imposte da pagare sia per chi vende che per chi compra. Secondo Flake gli alpaca possono usati anche per sostenere che una casa con un giardino e un piccolo recinto sia una fattoria, visto che non serve molto spazio per tenere uno di questi animali.
Questa forma di deduzione delle tasse era stata introdotta per stimolare un’industria basata sulla lana di alpaca, che però non si è mai sviluppata; e secondo alcuni economisti i vantaggi fiscali hanno contribuito a creare nell’ultimo decennio una bolla di investimenti sugli alpaca, spiega il Washington Post in un articolo. Il senatore Flake ha denunciato il fenomeno in un rapporto pubblicato nei giorni scorsi, in cui parla anche di altre esenzioni fiscali che secondo lui vengono sfruttate in modo truffaldino.
Fino a trent’anni fa non c’erano molti alpaca negli Stati Uniti, ma grazie alla tassazione favorevole, secondo Flake, il loro numero è aumentato notevolmente. Secondo il dipartimento dell’Agricoltura americano nel 2012 c’erano 141mila alpaca negli Stati Uniti, senza che si sia sviluppata però un’industria basata sulla produzione di lana di alpaca. Nel 2005 un esemplare maschio di alpaca veniva venduto alle aste di bestiame in media per più di 70mila dollari (circa 66mila euro) ed era proposto ai possibili acquirenti come un investimento vantaggioso in un settore, quello della produzione di lana di alpaca, pronto a espandersi. In realtà spesso gli alpaca erano venduti e comprati dalle stesse persone: gonfiando la domanda gli allevatori di alpaca riuscivano ad alzare il prezzo dei cuccioli. Ovviamente la bolla doveva scoppiare a un certo punto: tra il 2005 e il 2011 il prezzo degli esemplari maschi di alpaca è sceso dell’80 per cento. Secondo gli esperti non ha senso che esistano incentivi fiscali per l’acquisto di alpaca, visto che non vengono davvero usati per produrre lana.
Secondo il parere interessato di un’associazione di proprietari di alpaca, la Alpaca Owners Association, l’industria della lana di alpaca ha un futuro e per questo ha senso che continuino a esserci le deduzioni fiscali sull’acquisto di alpaca. L’associazione se l’è presa soprattutto con Flake, anche perché per parlare della sua opposizione agli incentivi per l’acquisto di alpaca ha diffuso un video che prende in giro (in modo non particolarmente divertente) gli spot contro l’abbandono e il maltrattamento degli animali. Nel video la parola “abuso” viene usata per far riferimento all’abuso delle leggi fiscali.
Flake non è riuscito a stimare quanto il commercio di alpaca costi al governo federale americano in imposte eluse. Il Washington Post ha chiesto una stima a Richard Sexton, economista esperto nel campo dell’agricoltura dell’Università della California, che tenendo conto del fatto che nel 2012 (l’ultimo anno per cui il dipartimento dell’Agricoltura ha raccolto dati in proposito) si sono venduti alpaca per 32,6 milioni di dollari, in totale le tasse evitate ammonterebbero a non più di 10 milioni di dollari, l’equivalente di 9 milioni di euro. Non così tanto, insomma, per gli Stati Uniti: tuttavia anche per Sexton chi compra alpaca lo fa spesso per pagare meno tasse.