Trump su Twitter ha un esercito di bot
I suoi sostenitori sono i più organizzati e i più abili a usare complessi strumenti di automazione che permettono di pubblicare migliaia di messaggi al giorno e manipolare il dibattito politico
di Craig Timberg – The Washington Post
Il 68enne Daniel John Sobieski sale le scale nella sua modesta casa in mattoni e si sistema su una logora poltrona di pelle in vista di un’altra giornata indaffarata su Twitter. In realtà, però, non c’era bisogno che si disturbasse. Quella mattina Sobieski, una delle voci della destra americana più prolifiche su Twitter, aveva già pubblicato centinaia di tweet – mentre faceva colazione, mentre chiacchierava con sua moglie e anche mentre dormiva – e prima dell’arrivo della notte ne avrebbe postate altre centinaia.
L’elemento fondamentale per mantenere questo ritmo frenetico è la tecnologia che permette agli utenti di Twitter di postare automaticamente delle serie di tweet scritti in anticipo, che possono essere pubblicati costantemente e ventiquattro ore su ventiquattro a un passo che nessun essere umano sarebbe in grado di tenere. In questo modo Sobieski – un pensionato che sta perdendo i capelli e ha la vista così debole da dover usare una lente d’ingrandimento per guardare i suoi due schermi – è riuscito a espandere sensibilmente il suo pubblico su internet nonostante non abbia la celebrità o le affiliazioni istituzionali che da tempo aiutano alcune voci a emergere. «Per me», ha detto Sobiesky, «è come una specie di versione tecnologica dei palchetti improvvisati nei parchi di una volta».
I palchi improvvisati digitali di oggi, in effetti, assomigliano un po’ a quelli di una volta. Alcuni ricercatori hanno dimostrato come il potere della tecnologia dell’automazione sia in grado di amplificare alcune posizioni soffocandone contemporaneamente delle altre. Gran parte della ricerca si è concentrata sui cosiddetti “bot”, degli account programmati per eseguire delle istruzioni, come per esempio rispondere automaticamente a dei tweet provenienti da altri account. Sobieski, però, è l’esempio della crescente popolarità di una particolare variazione dei bot – i “cyborg” – che mescolano la creatività e lo spirito d’iniziativa degli essere umani con la velocità costante dei computer e permette alle opinioni degli utenti di ottenere un pubblico enorme aggirando i tradizionali canali di notizie e opinioni.
I due account di Sobieski, per esempio, pubblicano oltre mille tweet al giorno usando degli “scheduler” (pianificatori, in inglese), che analizzano gruppi di tweet scritti in anticipo in cicli ripetitivi. Grazie ai retweet e ad altre forme di condivisione questi tweet raggiungono le timeline di milioni di altri account, tra cui quelli di alcuni luminari della destra americana come Sean Hannity di Fox News, lo stratega del Partito Repubblicano Karl Rove e il senatore Repubblicano del Texas Ted Cruz, ha detto il ricercatore Jonathan Albright. «Funziona come un enorme megafono», ha detto Albright, che fa l’assistente alla cattedra di analitica dei media della Elon University, in North Carolina, e che nella sua ricerca ha notato gli account di Sobieski per la loro diffusione atipica. Quando ha studiato gli account di Twitter più prolifici durante le due settimane finali della campagna elettorale per le presidenziali americane, Albright ha scoperto che i primi venti della lista sostenevano tutti Trump. Tra gli account che usavano degli hashtag pro-Trump – come #MAGA, che sta per “Make America Great Again”, lo slogan elettorale di Trump – due dei primi tre appartenevano a Sobieski.
Nonostante non ci sia modo di sapere con quale frequenza i tweet di Sobieski che finiscono sulle timeline trafficate degli utenti di Twitter vengano letti davvero, né tanto meno in che maniera stiano influenzando i dibattiti politici, i ricercatori hanno scoperto che la tecnologia dell’automazione consente agli utenti di esercitare una grande influenza su Twitter e su altre piattaforme. Un gruppo di ricerca ha scoperto che negli ultimi giorni prima del voto «gli account altamente automatizzati» che sostenevano Trump – una categoria che comprende sia bot che cyborg – hanno pubblicato più tweet rispetto a quelli che sostenevano Hillary Clinton con un rapporto di 5 a 1. Questo vantaggio su Twitter ha avuto poi delle ricadute in altri contesti, contribuendo a far diventare le storie pro-Trump e anti-Clinton popolari su internet e aumentando così le probabilità di farle arrivare sui feed di Facebook e negli elenchi delle notizie popolari di Google, ha detto Samuel Woolley, direttore della ricerca del progetto Computational Propaganda alla Oxford University e coautore dello studio sull’efficacia dei bot pro-Trump. «L’obiettivo in questi casi non è quello di compiere un attacco informatico contro dei sistemi computazionali, ma contro la libertà di espressione e l’opinione pubblica», ha detto Woolley.
Meritocrazia
Per il suo primo tweet della giornata Sobieski ha deciso di dire la sua sull’aumento del tasso di omicidi di Chicago e sui presunti fallimenti del sindaco Democratico della città, Rahm Emanuel (o “Rahmbo”, come lo chiama Sobieski). Visita il sito di una rivista online di destra, American Thinker, per la quale scrive occasionalmente, e copia un link a uno dei suoi articoli sulla criminalità. Per raggiungere gli utenti che non fanno parte dei suoi 78.900 follower, Sobieski aggiunge alcuni addobbi: l’hashtag #MAGA – per far apparire il tweet ai sostenitori del presidente su internet – e @realDonaldTrump, nella speranza di ottenere l’attenzione di Trump o delle persone che gli riportano i messaggi; gli ultimi sei caratteri sono invece #PJNET e stanno per Patriot Journalist Network, una coalizione di utenti conservatori di Twitter che riescono ad amplificare i loro messaggi grazie al coordinamento, l’automazione e altre tattiche online. Per finire, Sobieski aggiunge quello che definisce «il colpo di grazia» scegliendo un’immagine presa dal suo sempre più grande archivio digitale. Per questo tweet decide di optare per una fotografia che ritrae alcuni uomini iracheni coperti di sangue che trasportano quelle che sembrano essere delle mazze, con la didascalia “BAGHDAD È PIÙ SICURA DI CHICAGO”.
Nel tempo che Sobieski ha impiegato per comporre il tweet, i suoi scheduler ne hanno pubblicati molti altri. Alcuni aerei, intanto, sono decollati dal Midway Airport di Chicago a pochi isolati di distanza, e la casa che Sobieski condivide con la moglie, un’immigrata libanese cattolica come lui con cui è sposato da 39 anni, viene attraversata da alcuni boati smorzati. Sobieski rimane davanti al computer per altre due ore, forse tre, prima di staccare. I suoi account Twitter, però, non smettono mai di lavorare. «La vita è ingiusta», dice Sobieski, sorridendo, «in un certo senso Twitter è come una meritocrazia. Ti permette di arrivare al livello delle tue capacità… Le persone che hanno successo sono quelle che lavorano sodo».
Secondo i ricercatori, Twitter, che ha declinato diverse richieste di commenti del Washington Post, è più facile da manipolare rispetto ad altri social network perché accetta utenti anonimi e tollera un certo livello di automazione dei suoi account. I bot possono essere comprati e venduti online e alcuni di loro sono così sofisticati – hanno foto-profilo, nomi plausibili e una capacità di conversazione alimentata dall’intelligenza artificiale – da essere difficilmente individuabili, anche per gli esperti. Twitter ha delle regole che limitano l’automazione e l’utilizzo di account multipli, e ha pubblicato delle linee guida e una lista di buone pratiche. Quando li scopre, a volte la società chiude gli account di chi viola le regole, ma in un documento del 2014 ha ammesso che «fino all’8,5 per cento circa di tutti gli utenti attivi» potrebbe aver usato app di automazione di parti terze. Secondo alcuni ricercatori indipendenti, però, potrebbero essere il doppio, portando il numero degli account automatici a decine di milioni.
Alcuni degli utenti di Twitter che scrivono più spesso di politica sul social network si lamentano per la mancanza di regole chiare da parte della società. Lewis Shupe, un pensionato di destra di Las Vegas che gestisce l’account da 61mila follower @USFreedomArmy ha detto di aver ricevuto degli avvisi da Twitter perché pubblicava troppo spesso. Ora ha impostato il suo scheduler in modo che si limiti a 150 tweet all’ora, un numero che secondo lui gli consente di non attirare l’attenzione della società. «Se Twitter pubblicasse delle regole noi le rispetteremmo», ha detto Shupe.
Gli attivisti politici usano account automatici su Twitter – come i bot – in almeno 17 paesi, tra cui Iran, Messico, Russia e Regno Unito. Nel periodo precedente al voto di giugno su Brexit nel Regno Unito, «gli account altamente automatizzati» favorevoli all’abbandono dell’Unione Europea da parte del Regno Unito sono stati più prolifici rispetto agli account automatizzati di opinione contraria con un rapporto di 3 a 1, hanno detto il ricercatore dell’Oxford Internet Institute Philip N. Howard e un suo collega. «In questo modo il dibattito pubblico diventa un dibattito sintetico», ha detto Howard, «capire da che parte sta il consenso diventa molto difficile».
Alla pari
Negli Stati Uniti in genere sono state le persone di destra a usare in modo più aggressivo gli strumenti di automazione, stando ai ricercatori. In alcuni casi durante la campagna elettorale per le presidenziali gli hashtag pro-Clinton sono stati “colonizzati” da tweet a sostegno di Trump, secondo lo studio di Howard e Woolley. In occasione del terzo dibattito presidenziale i sostenitori di Trump – che in alcuni casi erano probabilmente dei bot – hanno iniziato a pubblicare tweet con l’hashtag #TrumpWon (“ha vinto Trump”) mezz’ora prima dell’inizio del dibattito. «I progressisti sono piuttosto indietro», ha detto Woolley.
Gli effetti sul dibattito politico sono pesanti ma non ampiamente compresi. Per quanto riguarda le elezioni presidenziali americane, il 19 per cento dei tweet presi in esame in un periodo di cinque settimane sono stati probabilmente generati da dei bot, secondo i ricercatori della University of Southern California Alessandro Bessi e Emilio Ferrara. Le persone che usano la tecnologia di automazione per amplificare la loro opinione non hanno particolare simpatia per chi invece non la usa. «Chiunque può diventare una rock star di Twitter se impara come si fa», ha detto Mark Prasek, un attivista di destra della Florida, che sul suo account Twitter si descrive come un «cristiano esperto di tecnologia». Il Patriot Journalist Network, che Prasek ha fondato nel 2012, permette agli utenti di pubblicare decine di tweet scritti in precedenza su una serie di argomenti conservatori con solo qualche clic. «Si gioca alla pari», ha detto, «sfruttiamo degli strumenti. Se per arrivare più velocemente in centro uso un’auto invece che una bici faccio una cosa scorretta?».
Prima di scoprire Twitter Sobieski scriveva spesso lettere ai giornali. Ne ha spedite migliaia ai quotidiani nella zona di Chicago creando anche occasionalmente filmati di risposta a prese di posizioni progressiste nei canali televisivi locali. Probabilmente Sobieski avrebbe raggiunto il punto massimo della sua influenza come assillante commentatore di destra in una città sempre più di sinistra, se non fosse poi diventato un assiduo collaboratore freelance della pagina degli editoriali di Investor’s Business Daily, un giornale di Los Angeles diffuso in tutti gli Stati Uniti. Nel 2009 Sobieski iniziò a pubblicare su Twitter i link ai suoi editoriali sul giornale con l’account @gerfingerpoken (nel corso dei decenni in cui scriveva lettere ai giornali, Sobieski ha lavorato anche come programmatore per una società che nell’ufficio informatico aveva un cartello ironico in finto tedesco, il cui significato grossomodo era: “Avvertenza: non toccare il macchinario con le luci lampeggianti!”. Per il nome del suo account Twitter Sobieski ha preso una delle parole inventate del cartello “gefingerpoken”, aggiungendoci per sbaglio una “r” in più).
Sobieski riconosce che inzialmente forse è stato troppo aggressivo nel cercare di aggiungere follower al suo account. Twitter – ha raccontato – ha disattivato diverse volte il suo account per violazione delle condizioni d’uso della società. Nell’eventualità che Twitter bloccasse permanentemente il suo account originale nel 2012 Sobieski creò @gerfingerpoken2. Col tempo Sobieski ha perfezionato la capacità di evitare quella che definisce «la polizia di Twitter», continuando ad ampliare costantemente il suo pubblico online. «I miei account continueranno a twittare anche molto tempo dopo che non ci sarò più», scherza Sobieski, «forse nel mio testamento dovrei scrivere “pubblicate i miei tweet ricorrenti”».
© 2017 – The Washington Post