La Grecia ha delle richieste
Alexis Tsipras ha detto che andrà incontro alle nuove richieste dei creditori, ma solo se otterrà in cambio qualcosa
Il governo greco ha detto che non accetterà altri tagli e misure di austerità oltre a quelle già concordate con i suoi creditori, e che qualunque nuova richiesta da parte loro dovrà essere accompagnata dal taglio di alcune tasse e, soprattutto, da un piano che preveda un taglio del debito pubblico greco nel medio termine: una richiesta che il governo, con l’appoggio del Fondo Monetario Internazionale (uno dei suoi creditori), fa oramai da anni. Le richieste del governo greco arrivano in un momento di nuova difficoltà del paese, con i creditori che accusano il paese di non aver rispettato gli impegni sui tagli al bilancio e minacciano di sospendere il programma di aiuti.
Quello attivo in Grecia al momento è il terzo programma di aiuti che Commissione europea, Fondo Monetario Internazionale e Banca Centrale Europea hanno concordato con il governo greco dall’inizio della crisi nel 2011. L’accordo è stato raggiunto nell’agosto del 2015 e prevede una serie di prestiti per un valore totale di 86 miliardi di euro, in cambio di varie riforme e misure di austerità fiscale. Oggi è in corso la seconda revisione del pacchetto di aiuti: in sostanza un gruppo di esperti ha il compito di accertarsi che il governo greco abbia implementato le misure che aveva accettato di prendere in cambio del prestito. L’esito della revisione non è ancora arrivato, mentre sono in corso discussioni tra questi esperti e il governo greco, e mentre gli stessi esperti non riescono a trovare un accordo tra di loro.
Da tempo il Fondo Monetario Internazionale ha adottato un atteggiamento più morbido nei confronti della Grecia: sostiene che ha accumulato oramai un tale debito pubblico da non essere più in grado di restituirlo. L’unico modo di rendere sostenibili e stabili le finanze pubbliche del paese secondo l’FMI è “alleggerire” questo debito – la maggior parte del quale è detenuto da paesi europei o altre istituzioni internazionali, non da privati – per esempio allungandone le scadenze, o stabilendo la restituzione solo di una parte.
L’alleggerimento, però, è visto male da molti governi, soprattutto nel nord Europa: in caso di rinuncia ai loro crediti si troverebbero nella difficile situazione di dover spiegare ai loro elettori come mai decine di miliardi di euro sono stati prestati a un paese che si è rivelato incapace di restituirli. A maggio dell’anno scorso queste obiezioni furono in parte superate quando i paesi dell’area euro approvarono un documento che prevedeva, per il prossimo futuro, un percorso di alleggerimento del debito greco. A quell’impegno però, almeno fino a oggi, non sono seguite iniziative pratiche.
Parte della nuova crisi nella situazione greca è dovuta ai risultati dell’economia nell’ultimo trimestre del 2016, quando il PIL si è contratto a sorpresa dello 0,4 per cento, dopo che nel trimestre precedente era cresciuto del 0,9 per cento. Proprio quando questi dati sono stati diffusi, le trattative per la seconda revisione si sono inceppate e una parte dei creditori della Grecia ha iniziato a far trapelare la richiesta di nuove misure di austerità. A fine gennaio il primo ministro greco ha detto chiaramente che il suo governo non avrebbe approvato nessuna misura aggiuntiva rispetto a quelle concordate nel luglio del 2015.
Nelle ultime settimane diversi esponenti del governo e della coalizione di maggioranza al parlamento greco hanno ripetuto che non ci saranno nuovi tagli. Mercoledì è arrivato ad Atene Pierre Moscovici, commissario europeo agli Affari economici, per cercare di risolvere la situazione. I contenuti della sua conversazione con Tsipras non sono stati diffusi, ma in una conferenza stampa Moscovici ha detto che nei prossimi giorni Tsipras dovrà presentare le sue contro-offerte ai creditori.
Secondo il giornale greco Kathimerini, Tsipras è disposto a soddisfare alcune richieste dei creditori, in cambio però di altre misure che alleggeriscano la situazione, bilancino i nuovi tagli e ne rendano più facile l’approvazione del Parlamento. Tra le misure chieste da Tsipras ci sono l’abbassamento dell’IVA, delle tasse su piccole e medie imprese, della tassa sulla proprietà e un aumento della spesa sociale. Tsipras chiede anche che sia stabilito chiaramente un programma per arrivare a un alleggerimento del debito pubblico.