Il pasticcio del M5S al Parlamento europeo

Gli iscritti al M5S avevano approvato la proposta di Grillo di cambiare gruppo, ma i liberali dell'ALDE si sono tirati indietro

Beppe Grillo. (MARCO BERTORELLO/AFP/Getty Images)
Beppe Grillo. (MARCO BERTORELLO/AFP/Getty Images)

Lunedì sera il presidente del gruppo ALDE al Parlamento Europeo, Guy Verhofstadt, ha detto che l’alleanza con il Movimento 5 Stelle non si farà più. Poche ore prima gli iscritti al Movimento 5 Stelle avevano approvato la decisione di cambiare gruppo con una votazione online sul blog di Beppe Grillo. Le trattative tra i due gruppi erano già in fase molto avanzata, ma sono state condotte senza informarne gran parte dei parlamentari di entrambi i gruppi. Quando domenica la notizia si è diffusa, diversi esponenti del M5S e di ALDE avevano detto di essere contrari all’accordo. Alla fine Verhofstadt non è riuscito a far approvare l’accordo dalla maggioranza del suo gruppo e ha annunciato la fine dell’alleanza. Il Movimento 5 Stelle ha detto che l’alleanza è saltata per colpa “dell’establishment” e che il M5S ha fatto “tremare il sistema”.

La votazione online sul blog di Grillo era terminata alle 12 di lunedì: il 78,5 per cento dei votanti aveva deciso di allearsi con l’ALDE, il gruppo dei liberali europeisti che, sotto molti aspetti, ha un programma opposto a quello del Movimento 5 Stelle. Alla votazione avevano partecipato 40.654 iscritti certificati, cioè circa un terzo del totale. Nel post in cui annunciava la votazione, Grillo aveva chiaramente lasciato intendere di preferire l’alleanza con l’ALDE alle altre due alternative: entrare nel gruppo dei non affiliati o rimanere nell’attuale gruppo. Beppe Grillo ha commentato sul blog la fine dell’accordo con un paragrafo di poche righe.

L’establishment ha deciso di fermare l’ingresso del MoVimento 5 Stelle nel terzo gruppo più grande del Parlamento Europeo. Questa posizione ci avrebbe consentito di rendere molto più efficace la realizzazione del nostro programma. Tutte le forze possibili si sono mosse contro di noi. Abbiamo fatto tremare il sistema come mai prima. Grazie a tutti coloro che ci hanno supportato e sono stati al nostro fianco. La delegazione del MoVimento 5 Stelle in Parlamento Europeo continuerà la sua attività per creare un gruppo politico autonomo per la prossima legislatura europea: il DDM (Direct Democracy Movement).

Non è chiaro come mai i leader dei due gruppi avessero deciso di tentare di allearsi. Si tratta di due partiti profondamente diversi: l’ALDE è un gruppo liberale, europeista, favorevole a privatizzazioni e liberalizzazioni. Il Movimento 5 Stelle ha posizioni euroscettiche e considerate da molti “populiste”. A causa di queste differenze, i due gruppi si sono spesso scontrati in passato. Nel luglio del 2015, il gruppo europarlamentare del M5S definì il leader dell’ALDE Verhofstadt «impresentabile» e «il politico che più dentro al Parlamento europeo incarna l’euroStatocentrismo». Nel 2014, Verhofstadt definì il Movimento «incompatibile» con i valori dell’ALDE. Il post era stato cancellato proprio nelle ultime ore dalla sua pagina Facebook.

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Secondo una serie di documenti pubblicati oggi e consegnati ai giornalisti da parlamentari dell’ALDE insoddisfatti dell’accordo, Grillo e Verhofstadt erano arrivati a una fase di trattative molto avanzata. David Caretta, corrispondente da Bruxelles di Radio Radicale, ha pubblicato un documento datato 6 gennaio, cioè due giorni prima del voto sul blog, in cui veniva specificata la divisione dei fondi che sarebbero spettati al gruppo parlamentare frutto della nuova alleanza e quella delle presidenze di commissione. Questo significa più fondi per entrambi partiti (i rimborsi per i gruppi sono distribuiti in proporzione al numero dei membri) e, potenzialmente, un numero maggiore di incarichi (oggi nessun esponente del Movimento 5 Stelle è presidente di commissione al Parlamento). Nel documento, il Movimento 5 Stelle si impegnava a sostenere la candidatura di Verhofstadt alla presidenza del Parlamento Europeo, l’elezione si svolgerà il prossimo 17 gennaio.

Attualmente il Movimento 5 Stelle fa parte del gruppo Europa della Libertà e della Democrazia (EFDD), dove è alleato con lo UKIP, il partito britannico nazionalista ed “euroscettico”, e con alcuni parlamentari indipendenti. Il Movimento 5 Stelle non è mai uscito formalmente dal gruppo, quindi ci resterà, ma le relazioni con Farage erano divenute molte tese negli ultimi giorni. Intervistato da Repubblica, Farage – che è anche capogruppo dell’EFDD – aveva detto di non essere stato contattato dal Movimento 5 Stelle: «Non sapevamo niente di questo voto indetto da Grillo per decidere con chi allearsi a Strasburgo».

L’alleanza con lo UKIP è stata stretta dopo le elezioni europee del 2014, le prime a cui ha partecipato il Movimento 5 Stelle. All’epoca la decisione di allearsi con il partito di Farage venne contestata da diversi leader e attivisti: per quanto i due partiti abbiano programmi simili sull’euro e l’Europa, lo UKIP è molto liberista e anti-ambientalista. Di fatto, nonostante facciano parte dello stesso gruppo, i due partiti hanno spesso votato in maniera opposta.

Oggi i giornali hanno scritto che Grillo aveva deciso già dallo scorso settembre di abbandonare l’alleanza con lo UKIP e per questo motivo aveva iniziato trattative con altri gruppi. Il partito dei Verdi, ha scritto Grillo, era stato uno dei primi a essere contattato ma aveva risposto di non essere disponibile ad allearsi col M5S. Reinhard Bütikofer, parlamentare europeo dei Verdi, aveva confermato su Twitter che Grillo ha chiesto al suo gruppo di fare “un’offerta” in cambio dell’alleanza con il Movimento 5 Stelle. Bütikofer ha sottolineato che, durante le trattative, quello che più interessava al Movimento 5 Stelle erano “un paio di incarichi importanti”.

In passato, l’ALDE aveva già accolto parlamentari con idee piuttosto differenti da quelle su cui è fondato il gruppo. Tra il 2003 e 2006 ha fatto parte del gruppo Giulietto Chiesa, un giornalista che sostiene diverse teorie del complotto ed è un ammiratore del presidente russo Vladimir Putin. Nello stesso periodo del gruppo faceva parte anche il politico ed ex magistrato Antonio Di Pietro. Dopo l’annuncio dei risultati della votazione online, diversi esponenti dell’ALDE hanno criticato duramente l’accordo. La vicepresidente del gruppo, ad esempio, ha definito quella con Grillo “un’alleanza diabolica” e ha detto che farà di tutto per fermarla.

Alla fine, i contrari all’accordo si sono rivelati la maggioranza del gruppo, costringendo Verhofstadt a bloccare l’alleanza. Anche tra grillini molti si erano detti contrari. Il senatore Nicola Morra, per esempio, ha scritto su Twitter: «Meglio soli che male accompagnati».

Anche Carlo Sibilia, deputato ed ex membro del direttorio del partito, ha espresso lo stesso concetto.

L’europarlamente Marzo Zanni ha criticato sia la proposta di allearsi con l’ALDE che le modalità con cui si sono svolte le votazioni.