Oggi si vota, finalmente
Sono stati aperti i seggi per il referendum costituzionale, chiuderanno alle 23: alle 12 l'affluenza è stata di poco sopra al 20 per cento
Il referendum costituzionale si voterà oggi in tutta Italia: i seggi sono stati aperti alle 7 e chiuderanno alle 23. Gli elettori potranno decidere se approvare o respingere la riforma della Costituzione approvata dal Parlamento e proposta dal governo di Matteo Renzi (che ha promesso che lascerà il suo incarico, nel caso la riforma venga respinta). Non è previsto un quorum, quindi il risultato del referendum sarà valido indipendentemente da quante persone andranno a votare. Se la maggioranza voterà Sì, la riforma sarà approvata. Se la maggioranza voterà No, sarà respinta. Alle 12, l’affluenza ai seggi è stata appena superiore al 20 per cento. A partire da questi dati sarà difficile immaginare quella finale, ma al momento sembra che supererà il 50 per cento degli aventi diritto.
Stime difficili perché siamo a dicembre, ma con tutta probabilità l'affluenza finale al #referendumcostituzionale supererà ampiamente il 50%
— Lorenzo Pregliasco (@lorepregliasco) December 4, 2016
• La pagina speciale del Post sul referendum •
Su cosa si vota
In breve: sulla fine del bicameralismo paritario tramite il depotenziamento del Senato – che sarà eletto solamente per via indiretta – su una nuova divisione delle competenze fra Stato e Regioni, sulla soppressione del CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro) e su una serie di altre norme “minori” come le nuove regole per eleggere il presidente della Repubblica. Qui sotto trovate la guida completa del Post sui temi del referendum, mentre ancora più sotto la scheda elettorale.
La riforma del Senato – La riforma del Titolo V (competenze fra Stato e Regioni) – Il resto della riforma
Orari e documenti necessari
I seggi si sono aperti alle 7 e chiuderanno alle 23. Per votare bisognerà esibire, oltre ad un documento di identità – che sia la carta di identità, la patente o il passaporto – la propria tessera elettorale. Nel caso in cui la tessera elettorale fosse stata smarrita – oppure non abbia più spazi liberi per apporre nuovi timbri – si potrà chiedere una nuova tessera agli uffici comunali, che rimarranno aperti per tutta la giornata di domenica. Lo scrutinio dei voti inizierà subito dopo la chiusura delle votazioni. Contemporaneamente, si svolgerà anche lo scrutinio delle schede consegnate per posta dall’estero. I risultati degli scrutini saranno pubblicati in tempo reale sul sito del ministero dell’Interno.
Le bufale che sono girate di più
Oltre alla montagna di informazioni che sono circolate, è girata anche qualche notizia falsa: le abbiamo messe insieme qui. Fra le varie bufale che forse avete sentito di più: no, se approvata la riforma non genera il rischio di una “deriva autoritaria”; e no, la riforma non è stata proposta e approvata da un parlamento “illegittimo”.
E il Post cosa ne pensa?
Contrariamente ad altre elezioni nazionali, non abbiamo dato indicazioni di voto: quello che pensiamo di questo referendum e di questa campagna elettorale l’abbiamo scritto nel nostro (non) endorsement:
La premessa è che la campagna elettorale è stata brutta e deprimente, e ha seminato ulteriore vento in una crescente tempesta. È preoccupante e deludente che quello che dovrebbe essere il più concreto e rassicurante percorso di una società democratica – la discussione pubblica di un cambiamento della Costituzione, e la sua legittimazione o meno con un voto popolare – si sia trasformato invece in un’occasione di peggioramento e svilimento del dibattito, delle relazioni politiche e civili, persino di quelle umane. E in un’esaltazione di tre tratti rovinosi dei tempi presenti: l’enfasi allarmistica e terroristica sul futuro; la falsificazione dei fatti; l’aggressività nei confronti del prossimo e la sua trasformazione in un nemico.
Questa campagna elettorale ha peggiorato tutti, peggiorato le prospettive e mostrato una regressione – proprio mentre ci sarebbe un gran bisogno di segnali opposti – anche tra molti di coloro che si pensano “progressisti”. Da quali parti si sia visto il peggio, è abbastanza irrilevante da valutare, se non si vuole scadere al livello infantile di “ha cominciato lui” o “ma lui di più”: c’è una palese trasversalità del modello ultras. E a farne più le spese sono stati gli invisibili e silenziati italiani che avrebbero voluto accingersi al referendum con l’attenzione e l’investimento sul futuro che merita, e con la misura adeguata: parlando di una riforma della Costituzione di un paese solidamente democratico e delle sue conseguenze terrene, né più né meno. Molte persone perbene voteranno no e molte persone perbene voteranno sì, e non si saranno insultate nel frattempo: è il rumore che non si sente.
Invece è inevitabile a questo punto temere che, comunque vada, del post referendum ci sarà poco da rallegrarsi: l’incarognimento generale – che viene da lontano, riguarda il mondo intero, e non è nato con questa campagna, certo – prevarrà su qualunque risultato auspicato, che sia dare all’Italia nuovi strumenti per essere meglio governata, oppure impedire un aggravamento delle sue derive. Le certezze in questo senso sono l’unica cosa certamente falsa: esistono argomenti e posizioni ragionevoli a favore di entrambe le scelte, e nessuna delle due avrà conseguenze apocalittiche.