La donna al centro dello scandalo in Corea del Sud è stata arrestata
Choi Soon-sil è sospettata di avere "plagiato" la presidente Park Geun-hye per ottenere vantaggi personali
Choi Soon-sil, la donna al centro di un grande scandalo politico in Corea del Sud, è stata arrestata lunedì dopo essere stata interrogata dall’autorità giudiziaria sudcoreana. Di Choi si era parlato molto negli ultimi giorni per i suoi legami con la presidente Park Geun-hye. L’opposizione sudcoreana accusa Park di subire da anni la forte influenza di Choi – una privata cittadina senza alcun incarico pubblico – che tra le altre cose ha corretto e messo mano ai testi dei discorsi ufficiali della presidente. Choi è sospettata di avere usato il suo potere su Park per ottenere un tornaconto personale: è accusata di avere estorto a grosse aziende sudcoreane 69 milioni di dollari sotto forma di donazioni a favore di due fondazioni private che dirige.
Fino a pochi giorni fa Choi era in Germania, e non sembrava avesse intenzione di tornare in Corea del Sud per affrontare le accuse formulate contro di lei. Lunedì si è però presentata all’ufficio del procuratore: si è scusata, piangendo, di fronte ai giornalisti e ai cittadini che chiedevano il suo arresto. Ha detto cose come: «Per favore perdonatemi», «Ho commesso un peccato che merita di essere punito con la morte». Un manifestante è stato arrestato dopo avere guidato un escavatore fino all’esterno dell’ufficio del procuratore: ha detto alla polizia che era arrivato da una zona rurale della Corea del Sud per uccidere Choi. Non si conoscono i dettagli della testimonianza di Choi di fronte alle autorità, ma dopo averla sentita il procuratore ha disposto un “arresto d’urgenza” perché sembra siano stati raccolti sufficienti elementi per procedere all’incriminazione formale. Choi ora si trova in una prigione di Seul.
Lo scandalo che coinvolge Park e Choi è molto discusso in Corea del Sud, soprattutto perché Choi è la figlia di un personaggio controverso, il cui rapporto con Park già in passato era stato oggetto di polemiche e allusioni. Il padre di Choi, morto nel 1994 a 82 anni, si chiamava Choi Tae-min ed era il fondatore di una setta religiosa chiamata la “Chiesa della vita eterna”. Era un ex agente di polizia, sposato sei volte, monaco buddista e poi convertito al cattolicesimo. Aveva conosciuto Park – che è figlia di un ex presidente della Corea del Sud, Park Chung-hee – dopo l’assassinio della madre di lei, nel 1974. Secondo un documento dell’intelligence sudcoreana risalente agli anni Settanta e pubblicato nel 2007, Choi si avvicinò a Park dicendole che sua madre gli era apparsa in sogno, chiedendogli di aiutarla: divenne quindi il mentore di Park; la aiutò a inserirsi e arrivare al vertice di un gruppo filo-governativo chiamato “Movimento per una nuova mente”. Secondo alcuni documenti dell’intelligence di allora, Choi usò il suo legame con Park per mettere in piedi un esteso sistema di corruzione (tutta la storia si può leggere qui). Dopo la morte di Choi, sembra che il suo posto sia stato preso dalla figlia.
La posizione di Park non sembra essere molto solida. Sabato sera migliaia di persone hanno manifestato a Seul per chiedere le sue dimissioni, una richiesta sostenuta anche da diversi parlamentari sudcoreani. Domenica Park ha licenziato otto suoi collaboratori, tra cui il capo del suo staff, nel tentativo di riacquistare fiducia tra gli elettori. Park è stata eletta presidente nel 2013 e il suo mandato dura cinque anni, fino al 2018: la Costituzione sudcoreana non prevede un secondo mandato per il presidente.