Due donne hanno detto di essere state molestate da Donald Trump
Hanno raccontato le loro storie al New York Times, rendendo ancora più difficile la posizione del candidato Repubblicano
Due donne hanno raccontato al New York Times di essere state molestate sessualmente da Donald Trump, mettendo in dubbio con la loro testimonianza la principale difesa del candidato Repubblicano alle elezioni presidenziali di ottobre per le frasi sessiste che lo si sentono pronunciare nel video del 2005 diffuso lo scorso venerdì dal Washington Post, ovvero che fossero solo «chiacchiere da spogliatoio» e che lui non avesse mai davvero provato a baciare delle donne senza il loro consenso o a toccarne i genitali, come ha ribadito durante il dibattito di domenica scorsa con Hillary Clinton. Ieri è inoltre uscito un articolo di una giornalista della rivista People che sostiene di essere stata molestata e corteggiata in modo insistente da Trump, nel dicembre 2005.
Jessica Leeds, che oggi ha 74 anni, ha raccontato al New York Times che nei primi anni Ottanta, quando lavorava come rappresentante per una società che produceva carta, si trovava su un aereo per tornare a New York quando le venne offerto di passare in prima classe e si trovò seduta accanto a «un uomo giovane, alto, biondo, che si presentò come Donald Trump». Leeds ha raccontato che non sapeva chi fosse Trump all’epoca e che aveva cominciato a chiacchierare con lui fino a quando, concluso il pranzo, lui aveva sollevato il bracciolo che divideva i loro sedili cominciando a toccarle il seno e infilandole le mani sotto la gonna. Leeds ha detto che “sembrava una piovra” e che le sue mani erano dappertutto: si alzò, spostandosi in un’altra zona dell’aereo, e la cosa finì lì.
Da allora Leeds ha raccontato la storia delle molestie ricevute a una manciata di persone, ma dopo la pubblicazione del video di venerdì – in cui tra le altre cose si sente Donald Trump vantarsi di baciare le donne senza il loro consenso quando le trova attraenti perché «se sei uno famoso ti lasciano fare qualsiasi cosa» – ha deciso di farlo per la prima volta pubblicamente mettendosi in contatto con il New York Times.
La seconda donna che ha parlato con il New York Times delle molestie ricevute si chiama Rachel Crooks e nel 2005 lavorava come receptionist in una società che aveva affittato alcuni uffici della famosa Trump Tower di New York, dove c’è anche l’ufficio principale di Donald Trump. Sapendo che la sua società faceva affari con quella di Trump, quando lo incontrò un giorno davanti a un ascensore si presentò stringendogli la mano: lui la trattenne a lungo e in modo strano, avvicinandola poi a sé e cominciando a baciarla ripetutamente, prima sulle guance e poi sulla bocca.
Crooks ha raccontato che si sentì subito molto scossa e disturbata dal fatto che lui la credesse così insignificante da permettersi di fare una cosa del genere. Chiamò sua sorella, che le chiese però se non potesse essere stato solo un incidente, un saluto goffo uscito male. Crooks ha spiegato che nel modo in cui fu baciata da Trump non c’era nulla di accidentale e che si sentì violata. Il fatto che lavorasse nella Trump Tower rese le cose ancora più complicate: pochi giorni dopo il loro primo incontro, Trump andò a cercarla in ufficio facendosi dare il suo numero di telefono con la scusa di volerlo passare alla sua agenzia di modelle, Crooks lo fece controvoglia sapendo che Trump era in affari con la società per cui lei lavorava. Il suo fidanzato di allora ha raccontato al New York Times che Crooks soffrì molto per l’aggressione e per la sensazione di impotenza che le provocò, spingendola a nascondersi quando lo incontrava e ad evitare tutti gli eventi in cui avrebbe potuto incrociarlo.
Donald Trump, contattato dal New York Times, ha reagito in modo piuttosto agitato, negando tutto e accusando il giornale di voler affossare la sua campagna elettorale con storie false. Alla giornalista con cui ha parlato al telefono ha detto «sei un essere umano disgustoso» e ha minacciato di fare causa al giornale se avessero pubblicato la storia (una minaccia simile è stata fatta dai suoi avvocati dopo la pubblicazione dell’articolo, chiedendone il ritiro e scuse formali per Trump).
Una difesa più articolata ma terribilmente goffa è stata invece portata avanti da Katrina Pierson, una delle portavoce della campagna di Trump, che ha spiegato in diretta televisiva che nei primi anni Ottanta, quando Leeds dice di essere stata aggredita da Trump, i sedili degli aerei avevano braccioli fissi e quindi Trump non avrebbe mai potuto fare quello di cui è accusato. Nonostante l’irrilevanza della difesa – è possibile che Leeds si sia sbagliata sul bracciolo ma questo non mette in discussione la sua intera storia – diversi esperti di aeronautica hanno fatto notare come in quegli anni fossero in servizio su diversi voli per New York aerei con i braccioli mobili.
Su People invece, la giornalista Natasha Stoynoff ha raccontato di aver visitato la residenza di Trump a Mar-a-Lago, in Florida, per intervistare Trump mentre sua moglie Melania era incinta del loro figlio Barron. A un certo punto Trump riuscì a rimanere da solo in una stanza con Stoynoff, e secondo la testimonianza della giornalista l’ha spinta contro il muro e baciata forzosamente. Trump fu interrotto dall’ingresso nella stanza del suo maggiordomo. Tornati in un ambiente comune, Trump assicurò a Stoynoff che loro due avrebbero avuto una relazione, ricordandole anche la famosa prima pagina del New York Post in cui la sua seconda moglie diceva di avere ottenuto da Trump “il miglior sesso della sua vita”. Il giorno dopo, sempre secondo Stoynoff, Trump l’aspettò per un quarto d’ora nel posto dove aveva prenotato un massaggio: ma Stoynoff arrivò in ritardo di mezz’ora, e Trump se n’era già andato. Stoynoff ha ricordato che ai tempi raccontò l’episodio solamente ad alcune persone, e di essersi decisa a renderlo pubblico dopo la diffusione del video del 2005.
Leeds, Crooks e Stoynoff non sono le prime donne ad accusare Trump di averle molestate sessualmente. Pochi giorni fa il New York Times ha pubblicato un articolo in cui dà conto di diverse interviste con donne che hanno lavorato con Trump e che hanno raccontato dei suoi comportamenti nei loro confronti. Una di queste, Temple Taggart, ha raccontato che nel 1997 quando a 21 anni aveva partecipato al concorso di bellezza Miss USA era stata salutata con un bacio sulle labbra da Trump, che da pochi mesi aveva comprato il concorso e che lei non aveva mai visto prima. Taggart ha raccontato di aver trovato il bacio di Trump del tutto inappropriato e di ricordare che avesse fatto la stessa cosa con altre concorrenti. Bridget Sullivan, ex Miss New Hampshire, ha invece raccontato a BuzzFeed che nel 2000 quando aveva partecipato a Miss USA aveva visto Trump camminare tra le modelle nude nel backstage, fermandosi a lungo a guardare qualcuna di loro.