Esino Lario ha fatto “Modifica”
La bella e strana storia del piccolo paesino in provincia di Lecco che pochi giorni fa ha ospitato il più importante evento e raduno al mondo su Wikipedia
di Gabriele Gargantini – @GGargantini Foto: Gianni Barlassina – @giannadria
«Mi sono perso», dice Felix Nartey. Ha 26 anni, lavora in banca ed è il “community manager” della sezione ghanese di Wikipedia. Lo dice guardando perplesso un cartello che indica, in alto verso sinistra, il bar-ristorante-albergo “Centrale” e, più avanti ma nella stessa direzione, l’Alimentari Virgi: “pane, salumi, formaggi”. Sta pensando di andare da quella parte, ma sbaglia: deve andare dall’altra parte, verso il luogo da cui sta per parlare Jimmy Wales, il co-fondatore di Wikipedia. Quello il cui faccione chiede donazioni su ogni pagina di Wikipedia per qualche mese. Il luogo da cui Wales sta per parlare è la palestra di Esino Lario, un paese di 765 abitanti, 40 circa per chilometro quadrato, che ha ospitato Wikimania 2016, battendo la concorrenza di Manila, la capitale delle Filippine, che ha una densità di 40 mila abitanti circa per chilometro quadrato.
Esino Lario è un comune della provincia di Lecco. Per arrivarci da Milano ci vogliono un po’ meno di due ore di macchina. L’ultima mezz’ora la si passa su una strada in salita che parte da Varenna – uno dei comuni più turistici del lago di Como – e dopo 12 chilometri di tornanti e gran vista sul lago arriva ai circa 900 metri d’altezza di Esino Lario. Fino a qualche giorno fa, Esino Lario la conoscevano soprattutto i ciclisti – quella per arrivarci è una salita pedalabile, faticosa ma non impossibile – e quelli a cui piace camminare in montagna: è uno dei punti migliori per chi vuole «salire in Grigna», la montagna di 2.410 metri che sta tra il lago di Como e la Valsassina ed è diventata famosa grazie a gente come Walter Bonatti. Dalla secondo metà di giugno Esino – gli abitanti tendono per comodità a togliere il “Lario” – è diventato qualcos’altro: ha ospitato Wikimania, il più grande evento mondiale di Wikimedia, l’organizzazione internazionale di cui fa parte Wikipedia, l’enciclopedia libera e collettiva che è da anni tra i siti più visitati al mondo.
(Un wikipediano durante la pausa di una conferenza – Gianni Barlassina/IlPost)
L’evento principale della 12esima edizione di Wikimania si è tenuto a Esino dal 24 al 26 giugno. Prima e dopo ci sono stati un paio di giorni di pre e post conferenza, in cui si sono discusse cose più tecniche e da-addetti-ai-lavori. Alle conferenze poteva partecipare chiunque, anche senza essere un wikipediano: bastava pagare il biglietto (20 euro al giorno, senza pasti e pernottamento) e farsi accreditare. Il biglietto per i tre giorni – con tre pasti e un letto – costava invece alcune centinaia di euro. Nei tre giorni di conferenza a Esino sono arrivati più di mille wikipediani da più di 70 diversi paesi: quello che ha fatto il viaggio più lungo è arrivato della Nuova Zelanda, il più anziano aveva 73 anni. Li si chiama “wikipediani” perché quella è la cosa più famosa, anche se poi magari la loro principale attività è in qualche altra sezione di Wikimedia: Wikiquote, per le citazioni; Wikimedia Commons, per le immagini e i contenuti non testuali; Wikidata, per i numeri e i dati.
Per tre giorni di un fine settimana di giugno passeggiando per Esino era quindi più probabile incontrare un wikimediano che un esinese. Entrando in una casa di Esino era invece piuttosto facile incontrare sia uno che l’altro: molti esinesi hanno infatti ospitato nelle loro case circa 700 wikimediani; gli altri hanno dormito in alberghi della zona.
Prima che a Esino Lario, Wikimania era stato organizzato a Washington, Buenos Aires, Hong Kong, Londra e Città del Messico. Tutti posti molto diversi da Esino Lario. L’idea di organizzare Wikimania a Esino è venuta nell’agosto 2013 a Iolanda Pensa, che ha 40 anni, lavora in Svizzera, è un’esperta d’arte e una «volontaria attiva di Wikipedia dal 2006». Pensa, che è poi diventata responsabile generale del progetto, ha parlato della sua idea di fare «una conferenza in un posto che non è fatto per farla», di uno strambo piano che prevedeva di organizzare un «evento di tecnologia in un posto remoto». Dopo un po’ di incontri informali, negli ultimi mesi del 2013 nacque il gruppo di persone che mise in piedi la candidatura. Tra loro c’era anche suo cugino Pietro Pensa, un ingegnere di 55 anni che si occupò della gran parte dei lavori che servivano a rendere Esino adatto allo scopo.
Dall’estate 2015 Pensa è diventato anche sindaco di Esino, eletto per la lista civica Stella Alpina con 274 voti, il 62 per cento di quelli totali. Pensa ha spiegato che diventare sindaco non era nei piani ma che si candidò su richiesta del comitato organizzatore di Wikimania, anche perché fino a pochi mesi prima del voto a Esino non c’erano ancora candidati e la cosa avrebbe rischiato di compromettere l’organizzazione di Wikimania. Esatto: Pensa è diventato sindaco di Esino Lario per portare Wikimania a Esino Lario. Pensa ha spiegato che tutti i progetti di cui si era occupato erano già stati presentati prima della sua candidatura e che per fare il sindaco di Esino «prende zero soldi». Wikimania è stata finanziata in parte da Wikimedia, in parte con contribuiti di regione e provincia. Il resto è arrivato dai soldi pagati dai partecipanti che si sono iscritti agli eventi.
(Esino Lario – Gianni Barlassina/IlPost)
Parlando con gli organizzatori di Wikimania 2016 e i wikipediani che ci hanno partecipato, tornava spesso un paragone: a Esino Lario è stato fatto “Edit”. Cioè è stato schiacciato il pulsante “Modifica”, così come si fa su Wikimedia quando si aggiorna, corregge o arricchisce una pagina. Per Wikimania 2016 si è deciso di scegliere un isolato e anonimo paesello di montagna e trasformarlo in un posto in grado di ospitare un migliaio di persone che non parlano italiano, che hanno bisogno tutte e tutte insieme di un letto, di posti in cui mangiare, incontrarsi, parlare e avere una connessione internet affidabile e veloce.
Perché il comitato organizzatore potesse realizzare i suoi piani per Esino servivano circa due anni. Quindi sono state cambiate le regole e al paese è stato permesso di candidarsi in anticipo: nel 2014 per il 2016. Uno dei momenti più importanti per la candidatura di Esino è stato il 18 luglio 2014, quando due membri della commissione di Wikimedia – l’israeliano Deror Avi e il tedesco Manuel Schneider – arrivarono a Esino a loro spese, per fare un sopralluogo. Schneider ha 35 anni, è un informatico, contribuisce a Wikipedia dal 2004 ed è stato anche uno dei partecipanti di Wikimania 2016: è molto fiero di essere stato uno dei primi a capire le potenzialità di Esino e spiega che l’idea assomiglia un po’ a Wikimedia, perché in entrambi i casi «se la gente avesse pensato a quanto sarebbe stato difficile farlo, non avrebbe mai iniziato a pensare di farlo». Nella sua relazione del luglio 2014 scrisse, insieme a Avi: «A differenza delle precedenti edizioni di Wikimania, che erano concentrate in centri conferenze o università, l’idea dietro questa candidatura è affittare un intero paese».
Più che un paese in affitto, però, durante Wikimania Esino sembrava un albergo diffuso: quella cosa che succede quando tante persone di un piccolo paese mettono insieme quello che hanno – letti, panetterie, tempo, camere vuote e bar – e ricreano tutti i servizi offerti da un albergo: vitto, alloggio, assistenza. Esino non era in affitto, non è stato svuotato per liberarlo e riempirlo di Wikipediani: è stato aggiornato e arricchito, per ospitarli. Ha fatto “Modifica”.
Esino aveva bisogno di essere rispolverato perché, come succede a tanti altri simili paesini di montagna, le cose non gli andavano bene da un po’ di anni. Esino Lario esiste da quasi novant’anni – fu creato nel 1927, con l’unione dei comuni di Esino inferiore e Esino superiore – ma negli ultimi venti non se l’è passata benissimo: molti negozi hanno chiuso e ci sono tante case vuote o in vendita, e i cartelli “vendesi” sembrano essere lì da parecchio tempo. La crisi ha avuto un impatto maggiore anche perché Esino era abituato a un’altra vita: dagli anni Sessanta agli anni Ottanta l’aria buona e la bella vista (sopra Esino c’è il passo Agueglio, «il balcone sul lago di Como») l’avevano fatto diventare una meta turistica importante.
(Un gruppo di wikipediani durante una “silent walk”, una camminata di gruppo in paese indossando cuffie che riproducevano musica – Gianni Barlassina/IlPost)
Perché Esino potesse diventare una meta turistica conosciuta «persino fio a Milano» servivano però delle strade che ci arrivassero, meglio se asfaltate e senza buche e strapiombi. Ci pensò Pietro Pensa – nonno di Iolanda, parente dell’attuale sindaco – che fu sindaco di Esino per circa vent’anni, a partire dal 1956. Gianni Nasazzi, esinese di 75 anni, racconta che è grazie a Pensa che c’è un strada asfaltata che arriva a Esino, prosegue fino alle diverse frazioni e collega il paese alla Valsassina, la valle al di là della montagna, dove arriva chi scollina venendo dal lago. Pensa, che fu anche scrittore e alpinista, lavorò molti anni come ingegnere e direttore tecnico della Massey Ferguson, una multinazionale che costruiva bulldozer, e per testare il funzionamento di alcune macchine finì per usarne alcune per creare le strade intorno al suo paese.
Armenio Nasazzi ha 77 anni e fa il rappresentante di commercio. Negli anni Ottanta è stato vicesindaco per due mandati elettorali e ricorda che nell’agosto del 1980 – «quando ancora si pagava la tassa di soggiorno di mille lire» – ci furono 12.870 turisti a Esino: «un numero che lo invidiava persino Varenna». Il numero lo ripetono – esatto, identico – anche altri esinesi, in altri momenti: ne vanno proprio fieri. Quello verso Esino era «un turismo d’elite»: bambini e ragazzi benestanti che venivano mandati a passare lì qualche mese per guarire da malattie respiratorie, brianzoli, milanesi e lecchesi in cerca di seconde case per l’estate e i fine settimana. Le case venivano scelte da chi era interessato all’alpinismo e alle passeggiate estive; niente sci, per quello si andava e si va altrove, per esempio a Barzio, sempre in provincia di Lecco. Uno di quelli con la seconda casa qui era Giuseppe Gilera, fondatore dell’azienda motociclistica che ha preso il nome dal suo cognome: a Esino fece costruire la sua villa e sopra Esino fece costruire il Rifugio Cainallo, da cui si parte per arrivare alla vetta della Grigna.
Nasazzi dice che secondo lui – «a occhio, eh» – negli ultimi trent’anni il patrimonio immobiliare del paese si è dimezzato, perché molti turisti hanno smesso di venire, e con loro i loro soldi. Non c’è un motivo preciso: semplicemente il raggio d’azione di chi va in vacanza è aumentato (si cercano mete più lontane, e i voli low cost permettono di trovarle) e chi da Milano supera Lecco resta sul lago, che va più di moda. Alcuni esinesi spiegano che circa un terzo degli abitanti di Esino sono falsi residenti: non vivono davvero in paese ma dicono di farlo per questioni che hanno a che fare con l’IMU. Tante case sono effettivamente vuote e in vendita, altre sono vuote ma tornano buone ai proprietari che le spacciano come prime case. Resta il fatto che tra chi vive davvero e sempre a Esino le possibilità di lavoro non sono molte: o si fa avanti e indietro almeno fino a Varenna, o si lavora in ristoranti e alberghi della zona, o in una delle tre-quattro ditte di Esino o in quelle normali attività di un paese di settecento abitanti (lo stretto essenziale: parrucchiere, negozio d’alimentari, insegnante alle scuole elementari). Esino non è un paese abbandonato, comunque, e anche senza Wikimedia ci succedono cose: poche, ma succedono. Da un paio d’anni si corre per esempio la Skyrun, una corsa di 23 chilometri su e giù per la montagna, che per un giorno riempie il paese.
(Due residenti di Esino Lario – Gianni Barlassina/IlPost)
Durante i giorni di Wikimania, Esino è al completo. Sembra di essere in un grande campeggio, con gente rilassata ed evidentemente forestiera che passeggia e chiacchiera. Ci sono però alcune differenze rispetto a un campeggio: la maggior parte delle persone indossa la maglietta azzurra fatta apposta per l’evento e quasi tutti hanno un badge con sopra il nome e il nickname che usano per editare gli articoli di Wikipedia. In alcuni casi, il cordino con cui si tiene il badge attorno al collo è verde: è quello usato dalle persone che non vogliono essere fotografate. A volte per normale riservatezza, altre perché arrivano da paesi complicati – in cui internet non è proprio libero – o perché sono o sono state hacker o qualcosa di simile.
Prima di arrivare a un congresso pieno di persone che passano gran parte del loro tempo libero a scrivere articoli su cose di ogni tipo ci si potrebbe aspettare di trovarsi in una scena simile a quello di Fahrenheit 451, in cui – in un mondo distopico in cui i libri vengono bruciati – alcuni ribelli decidono di impararsi un libro a memoria, per far sì che non vada perso. Le persone-libro di Fahrenheit 451 non avevano però i link in blu, tra le pagine delle cose che ripetevano: i wikipediani sì. Quasi tutti infatti qui ricordano il loro primo articolo creato o modificato – e se è successo più di una decina di anni fa ne vanno piuttosto orgogliosi – ma sono pochissimi quelli che si identificano con una pagina o una voce enciclopedica: che sia un libro, una biografia, un monumento, un animale o un evento. Si fa fatica a farsi dire da un wikipediano l’argomento di cui è esperto: di solito sono tanti, o almeno così dicono.
(Andy Mabbett, editor di wikipedia dal 2003 durante una conferenza su come si modificano gli articoli di Wikipedia – Gianni Barlassina/IlPost)
Durante Wikimania 2016 ci sono state presentazioni sui temi e i progetti di Wikipedia, ma anche più informali “meetup”, incontri nei bar del paese proposti da wikipediani per discutere di questioni più piccole e peculiari. I wikipediani fanno anche “hackaton” – cose da smanettoni in cui i programmatori vanno nello stesso posto per fare qualcosa insieme, in poche ore – e “edit-a-thon”, eventi in cui alcuni wikipediani si trovano per editare e migliorare una determinata pagina. Il più bizzarro incontro di Wikimania 2016 è però stato quello in cui il tedesco Michael Jahn ha parlato del suo progetto di portare Wikipedia sulla Luna: in formato digitale, attraverso un rover che potrebbe partire già nel 2017. Il problema, ha spiegato Jahn, è soprattutto scegliere quale parte di Wikipedia portare sulla Luna.
Girando per Esino nei giorni di Wikimania c’era una sensazione strana. Uno magari ci arrivava aspettandosi di trovarsi in mezzo a un gruppo di nerd clamorosi, fatti a forma di nerd clamorosi, di secchioni. Invece la gente soprattutto parlava – quelli intenti a fare cose al computer erano davvero pochi – e quasi mai di server, bot, template e cose così. Per usare Wikipedia non serve essere particolarmente abili col computer: quasi tutti i wikipediani di Esino raccontavano di essersi avvicinati a Wikipedia per motivi culturali, scrivere di quello, migliorare questo, controllare quest’altro. Detto questo, certo, lo scorso weekend a Esino era più facile imbattersi in una conversazione su un software open source che in una sull’epigrafia greca.
(Sopra: due wikipediani durante una conferenza nella palestra di Esino Lario. Sotto: un wikipediano durante la pausa di una conferenza nel teatro dell’asilo nido di Esino Lario – Gianni Barlassina/IlPost)
Wikimania serve soprattutto a tre cose: fare il punto della situazione sull’intero progetto (cos’abbiamo combinato fin qui, chi siamo? cosa editiamo?); creare un’opportunità per cui un editor ghanese può confrontarsi con uno cileno su quel problema con il layout di quel tipo di pagina; essere il contesto in cui un gruppo di persone che alla fine s’assomigliano per interessi e attitudini passano un po’ di giorni insieme per raccontarsela un po’. Un campeggio, quindi, ma uno di quei campeggi in cui molti degli ospiti tendono a tornare ogni anno, per rivedere gli-amici-delle-vacanze; e uno in cui se si ha un problema a un computer ci sono altissime probabilità che qualcuno lo sappia risolvere nel tempo di un caffè.
Ogni wikipediano parla con particolare orgoglio della versione nella sua lingua, ma molti scrivono anche per la versione inglese, anche senza essere madrelingua. Ognuno di loro ci tiene a dire la sua sulla versione nella sua lingua e ogni lingua ha le sue peculiarità, le sue forze e i suoi progetti specifici. Lorenzo Losa e Simone Cortesi – presidente e tesoriere di Wikimedia Italia – raccontano per esempio che la Wikipedia italiana è particolarmente forte sulla storia, ha interessanti piani per portare Wikipedia nelle università (al Politecnico di Milano c’è già un corso) e si sta impegnando per risolvere il nostro più grande problema, che ha a che fare con i monumenti e le loro fotografie. La legge italiana è infatti poco chiara sui permessi per chi voglia fotografare un monumento. In sintesi: all’estero c’è la “libertà di panorama”, un’eccezione al diritto d’autore che permette di fotografare i monumenti. In Italia la fotografia di un monumento è invece considerata opera derivata di chi ha costruito o possiede quel monumento. I diritti sono quindi spesso dello Stato, che potrebbe chiedere un permesso perché quei monumenti siano fotografati e quelle foto eventualmente messe su Wikipedia. Non lo fa praticamente mai, ma è comunque un problema. Se ne riparlerà di sicuro a settembre, in occasione di Wiki Loves Monuments, “il più grande concorso fotografico del mondo“.
Cortesi – che ha 38 anni e fa il progettista software – spiega però che «la cosa più bella che c’è è Wikidata, la versione database dello scibile umano». L’idea è arrivare a un punto in cui Wikidata possa rispondere a ogni tipo di domanda: «per esempio, quali sono i dischi di Prince venduti in Giappone tra il 1989 e il 1992 in base all’altezza sul livello del mare dei negozi che li hanno venduti». Non ci siamo ancora, «ma intanto puoi cercare e ordinare le specie di coleotteri in base alla data di morte di chi li ha scoperti». Un altro progetto su cui la Wikimedia italiana punta molto è OpenStreetMap, «un progetto che punta a creare e rendere disponibili dati cartografici, liberi e gratuiti a chiunque ne abbia bisogno». La Wikipedia delle mappe.
Per Rich Farmbrough, tecnico IT di 52 anni che arriva da Stamford, la cosa più bella che c’è è Wikimedia Commons, dove si trovano fotografie libere da diritti. Seduto su una delle panchine di Esino, sta cercando la versione a colori di una foto che altrimenti esiste solo in bianco-e-nero. È un wikipediano da più di dieci anni e ha creato più di 40mila voci per la versione in inglese dell’enciclopedia. Farmbrough spiega di aver iniziato con una piccola modifica alla pagina sul Modafinil, un farmaco per trattare la narcolessia, ma poi ha fatto un po’ di tutto: ha creato la pagina sulla Whittington’s Longhuose, un insieme di bagni pubblici costruiti a Londra nel Quindicesimo secolo; ha creato la pagina che raccoglie i libri più autorevoli sull’allevamento delle più importanti razze bovine del mondo; ha lavorato alla traduzione in swahili di centinaia di pagine (conosce «giusto qualche parola» in swahili, ma lo fa sfruttando una specie di bot che usa un meccanismo simile a quelle del traduttore di Google); ha cercato di mettere insieme i “Je suis Charlie” scritti in diverse lingue del mondo; ha lavorato a una pagina che smentisce alcuni falsi miti che girano su Wikipedia (per esempio: è falso che “Wikipedia ha più informazioni sui Pokémon che sulla Bibbia” ed è falso che “ci sono più articoli sulle pornostar che sui chimici”). Ora Farmbrough sta cercando di trovare una fotografia per ogni anno: è molto contento di quella trovata per l’anno 1806, fatta fotografando una targa su un edificio di Stamford.
Farmbrough è appassionato di un sacco di cose. Salta da un argomento all’altro, dedicando lo stesso tempo alla foto di un coleottero e a un discorso sull’attendibilità di Wikimedia come fonte d’informazione accademica. Si prende però il tempo che serve per spiegare «la affascinante questione dell’inglese»: ci sono l’inglese australiano, l’inglese americano, l’inglese britannico ma c’è una sola Wikipedia in inglese, uguale per tutti. Il bello, spiega, è che «così come l’intera idea di Wikipedia» funziona alla grande anche senza una vera e propria regola. C’è un principio di base: se si parla di football americano si scrive in american english, se si parla della regina Elisabetta si usa il british english (l’inglese «giusto», dice lui). Il principio è quello del chi-prima-arriva: se domani qualcuno vuole fare una nuova pagina può scriverla con l’inglese che preferisce, basta che rispetti le regole generali di Wikipedia.
(La sala principale della scuola elementare di Esino Lario, riadattata per ospitare incontri e discussioni di Wikimania – Gianni Barlassina/IlPost)
Farmbrough dorme all’Hotel Centrale, un due stelle a cinque minuti di camminata – in salita, per delle vie pedonali piuttosto strette – da piazza Italia, il centro in cui i wikipediani si registrano all’arrivo a Esino. Dalla piazza non ci si mette mai più di 10 minuti per arrivare a tutti i luoghi delle conferenze, che sono indicati con dei fogli A4 appesi in giro, su cui è scritta la distanza in minuti e in metri e le calorie che si bruciano per arrivarci. All’Hotel Centrale – che fa anche da bar e ristorante – lavora Mariateresa Nasazzi, che ha 46 anni. Nasazzi spiega che in alta stagione una camera con mezza pensione costa 45 euro ma nei giorni di Wikimania le camere sono tutte occupate da 15 wikimediani che pagano 20 euro a notte (i soldi vanno all’organizzazione, e solo al termine dell’evento all’hotel). Nasazzi spiega di non avere capito proprio bene come funziona Wikipedia ma è felice dell’evento, anche perché le hanno «potenziato la wi-fi».
All’Hotel Centrale ha dormito per cinque notti anche Jimmy Wales, che è statunitense, ha 44 anni ed è il co-fondatore e la faccia più nota di Wikipedia. Wales dice di non aver avuto nessun ruolo nella scelta di Esino e che quando gli è stata comunicata la decisione ha solo pensato: «Ok, sounds cool». Wales ha scoperto con gran piacere i pizzoccheri – il piatto tipico della Valtellina, che ha un buon successo anche nel lecchese – e dice che la Wikimania 2016 gli è davvero piaciuta, soprattutto perché gli ha ricordato la prima Wikimania, organizzata nell’agosto 2005 nella Haus der Jugend, un ostello di Francoforte, in Germania. Wales spiega che questa Wikimania gli ha permesso di passeggiare tranquillo e fermarsi a parlare con più persone del solito: una gli ha regalato un «liquore che sa di banana» e gli ha spiegato che arriva dalla Republika Srpska, una delle due entità politiche e amministrative della Bosnia ed Erzegovina (l’altra è la Federazione di Bosnia ed Erzegovina). Dice di aver girato il mondo in modo piuttosto intenso ma di aver appena scoperto l’esistenza della Republika Srpska («se vai su Wikipedia la cosa è spiegata per bene»). Wales racconta che gli piacciono questi strani incastri di cose «alla Wikipedia»: per esempio l’aver assistito a una serata con balli di gruppo texani e un toro meccanico per bambini. «Spaesante ma bello».
(Jimmy Wales – Gabriele Gargantini/Il Post)
L’Hotel Centrale è una delle due principali strutture ricettive del centro di Esino: l’altra è l’Albergo Rosa delle Alpi, anche quello occupato da wikipediani. Ci sarebbe una terza struttura – l’Albergo La Montanina – ma è occupata da una quarantina di profughi, contro i quali poco più di un anno fa se la prese Matteo Salvini durante un giro elettorale: «Albergo la Montanina, nello splendido paesino di Esino Lario, 700 abitanti, vista lago. Da quasi un anno è a disposizione di qualche decina di immigrati, colazione, pranzo e cena pagati dagli italiani». Jacopo Tronconi, educatore trentenne che lavora nel centro, spiega che non tutti gli ospiti della struttura – soprattutto maliani, ghanesi e pakistani – conoscevano Wikipedia e che alcuni di loro si sono proposti come volontari per Wikimania: «molti di loro parlano benissimo l’inglese e anche altre lingue». È capitato anche che alcuni wikipediani provenienti dalle stesse nazioni dei profughi entrassero nella struttura – che è in mezzo al paese, con un giardino che dà sulla strada principale – per parlare con i loro connazionali.
(Due ospiti della Montanina – Gianni Barlassina/IlPost)
I volontari di Wikimania 2016 sono stati 168. Gente del posto, studenti di Lecco e di scuole vicine arrivati grazie al piano per l’alternanza-scuola lavoro, ragazzi della scuola alberghiera di Casargo, sempre in provincia di Lecco, che sono venuti a dare una mano a alberghi e ristoranti, wikipediani che hanno contribuito all’organizzazione. Ci sono poi le persone del paese che hanno messo le loro case, anche senza essere volontari. Rosella Paganin, proprietaria dell’edicola-cartoleria di Esino, ha ospitato 12 persone in due case di famiglia. Ha lasciato loro le chiavi, li ha accompagnati alle case e per il resto si è occupata del lavoro in edicola: per Wikimania ha fatto orario continuato (come tante altre attività del paese) e ha venduto calamite-souvenir su Esino e molti più giornali del solito, soprattutto a wikipediani stranieri che non sapevano cosa c’era scritto sopra. Paganin è una delle persone – «tutte piuttosto avanti con gli anni» – che hanno partecipato ai corsi serali d’inglese organizzati a Esino dal settembre 2015 al giugno 2016, in vista dell’evento. Uno dei suoi ospiti è stato Tu Tran, professore di geologia di 38 anni che lavora all’università di Hồ Chí Minh, in Vietnam. È l’unico vietnamita di Wikimania 2016 e ci tiene a parlare della sua Wikipedia: ha più di un milione di voci, 21mila immagini e 384 utenti attivi, cioè quelli che fanno almeno cinque modifiche al mese. «Fino a qualche mese fa ero il più attivo, poi, sai, il lavoro». Neanche lui parla bene l’inglese, ma quando va a trovare Paganin in negozio i due si capiscono.
Non hanno invece avuto bisogno del corso d’inglese Guy Vanhaverbeke e sua moglie Lidia Carissimo: lui ha 81 anni, lei l’età preferisce non dirla; lei è nata a Esino e si è trasferita in Belgio, dove è nato lui. In estate e a Natale tornano a Esino, nella loro grande casa con molte stanze da letto e un freschissimo crotto, il nome delle grotte che si trovano sotto certi edifici della zona del Lago di Como e tornano utili come freschissime cantine. Vanhaverbeke e Carissimo parlano molto bene le lingue e hanno lasciato la loro casa a cinque donne olandesi: quando l’evento è finito loro erano già in Belgio, lasciando le ospiti completamente sole nella casa, con gran fiducia. Una di loro è Jane Darnell, wikipediana statunitense che ha 57 anni, vive in Olanda da 10 ed è disoccupata dal 2009. Ora ha però iniziato un lavoro retribuito per Wikimedia: si occupa di una collaborazione tra Wikidata e TED, l’organizzazione non profit che organizza conferenze in tutto il mondo.
(Il pubblico durante la conferenza di apertura di Wikimania – Gianni Barlassina/IlPost)
Jane Darnell è arrivata a Esino in bici da corsa da Basilea, in Svizzera, dove era arrivata in treno. Scrive su Wikipedia dal 2006 e ha finora creato più di cinquemila pagine, caricando quasi seimila contenuti su Wikimedia Commons. Tra le prime pagine a cui ha lavorato ci sono quelle su Henry Hope, un mercante e banchiere olandese del Diciottesimo secolo, e quella su Nicolaes Tulp, famoso soprattutto per il dipinto Lezione di anatomia del dottor Tulp, di Rembrandt. È il pittore preferito di Dornell, che dice che quella su Tulp è una delle sue pagine più popolari: «soprattutto perché ha scritto “The book of Monsters”, un libro molto – forse troppo – dettagliato su quello che gli capitava fare e vedere facendo il suo lavoro».
Dornell ci tiene a spiegare che si impegna anche molto per cambiare certe cose di Wikipedia, dove «la maggior parte di chi scrive ed edita è un maschio bianco e ha più o meno trent’anni» e dove c’è «un’eterna lotta tra deletionists e inclusionists». I primi sono “i cancellatori”, quelli che quando vedono una voce enciclopedica poco sviluppata tendono a cancellarla; i secondo sono quelli che tendono a lasciare la maggior parte delle voci, applicando un concetto che gli abitanti di Esino conoscono attraverso il detto dialettale del “piutost che nient l’è mei piutost“: qualcosa è comunque meglio di niente. Prima o poi qualcuno arriverà e migliorerà quella voce. Dornell dice di essere una wikipediana che cerca di includere e cancellare il meno possibile.
Dornell è una delle persone che venerdì 24 giugno Wales ha citato nell’incontro che ha ufficialmente aperto i lavori di Wikimania 2016. In quell’incontro – tenuto nella palestra del paese – Wales ha spiegato che Wikipedia «costruisce ponti, non muri» e che nonostante sia apolitica i suoi ideali la rendono lontana da Donald Trump. Durante Wikimania 2016 Wales ha anche annunciato che la statunitense Katherine Maher è la nuova direttrice esecutiva della Wikimedia Foundation, un’associazione per cui lavorano 280 persone e i cui ricavi sono superiori ai 50 milioni di euro. Il tema di Wikimania 2016 è stato “Wikipedia come motore di cambiamento” e Wales ha elogiato in particolare gli enti che usano Wikipedia per l’istruzione e che promuovono le iniziative a favore delle donne. Il premio di wikipediano dell’anno – assegnato da Wales in base al suo personale giudizio – è andato a Emily Temple-Wood e Rosie Stephenson-Goodknigh, per il loro impegno nel creare pagine su donne e nel combattere le molestie all’interno della comunità di wikipediani.
Passeggiando per Esino c’erano in effetti più maschi che femmine – un rapporto tendente al 2/1 – ma vanno dette due cose. Primo: i wikipediani di Wikimania erano una sorta di élite dell’enciclopedia – presidenti di sezioni nazionali, “community manager”, admin, contributori in genere molto attivi da molti anni – e non rappresentano quindi un buon campione per la totalità dei wikipediani (ma lo è per i leader, appunto). Secondo: il problema delle poche donne in Wikipedia è stato apertamente affrontato sia da Wales – ha «invitato ad andarsene» gli uomini che insultano le donne – che da alcuni dei wikipediani presenti a Wikimedia. L’idea è che sia un problema che riguardi la grande base, più che la piccola élite: «Molte donne iniziano a editare ma si fermano perché insultate e criticate da altri utenti, o proprio non iniziano nemmeno per l’idea che c’è del maschilismo in Wikipedia».
(Due alpini, volontari a Esino Lario durante Wikimania – Gianni Barlassina/IlPost)
Al di là delle questioni interne a Wikimedia, al folklore di un evento di tecnologia sui monti del lecchese, alla stranezza sulle comunicazioni solenni di una grande associazione internazionale pronunciate in una palestra, alla bizzarria di ospitanti che parlano poco o niente inglese e accolgono nelle loro case professori universitari vietnamiti, i wikipediani erano molto contenti di Wikimedia 2016. È stata una conferenza importante e ben riuscita: qualche vegetariano si è lamentato della poca varietà del suo menù (c’erano anche altri menù, per esempio quello kosher), qualche problema di connessione quando si era lontani dal centro del paese, qualche problema a usare il telefono cellulare per chi aveva Wind, tutto qui. Per il resto è filato tutto liscio. Gli organizzatori di Wikimania sono riusciti ad accogliere, smistare, alloggiare e servire a colazione-pranzo-e-cena più di mille persone (c’erano dei buoni, che mandavano i wikipediani in diversi luoghi del paese, per evitare che mangiassero sempre nello stesso posto). Era impossibile trovare un esinese infastidito ed era molto difficile trovare un wikimediano deluso: qualcuno ha sofferto le strade in salita e un paio di loro ha detto di essersi perso un paio di volte, tutto qui.
(Wikipediani che ballano durante la festa texana, venerdì sera – Gianni Barlassina/IlPost)
La gente ha chiacchierato sulle panchine, editato, visitato le montagne vicine, ballato country e discusso del presente e del futuro della più grande enciclopedia libera del mondo. Esino Lario ci ha anche guadagnato una pagina Wikipedia in 54 diverse lingue, tra cui l’esperanto, il piemontese, il nepalese e la lingua bretone. La sera del toro meccanico e delle danze country, due anziane signore in pensione passeggiavano per le strade del paese, pieni di wikimediani. Una ha detto all’altra, in dialetto: «Parliamo in dialetto, così sembra che siamo straniere anche noi».