Le donne che si tolgono il velo in Iran
Una pagina Facebook raccoglie le foto delle donne che si sono mostrate in pubblico a capo scoperto o in abiti maschili, contravvenendo alla legge
Negli ultimi mesi molti giornali internazionali raccontato la storia della pagina Facebook My Stealthy Freedom, aperta per protestare contro l’obbligo imposto in Iran alle donne di portare in pubblico lo hijab, cioè il velo che copre i capelli. “Stealthy” in inglese significa “furtivo, clandestino”, mentre “freedom” significa “libertà”. La pagina è gestita da Masih Alinejad, una giornalista iraniana che vive a New York, e mostra fotografie di ragazze iraniane che non rispettano le regole sull’abbigliamento: alcune girano a capo scoperto, altre si tagliano i capelli e si vestono con abiti maschili. In Iran esiste un organo di polizia, la cosiddetta “polizia morale” (ershad in farsi), che controlla che vengano rispettate le norme sull’abbigliamento: per esempio che le donne non si trucchino troppo o che si coprano abbastanza la testa.
Di recente in Iran alcune modelle erano state arrestate dopo aver pubblicato su Instagram fotografie che le mostravano senza lo hijab, anche senza che fosse una protesta. L’accesso a Instagram, a differenza di Facebook e Twitter, non è bloccato in Iran; anche Telegram è molto popolare ed è utilizzato da un iraniano su quattro. La modella Elham Arab ha partecipato a un programma televisivo in cui si è pubblicamente scusata per le sue immagini senza hijab e ha detto di essersi pentita di averle pubblicate. Arab, nota per avere i capelli tinti di biondo, è comparsa in televisione con i capelli del suo colore naturale e il velo; molti si sono chiesti se lo abbia fatto volontariamente o abbia subito pressioni.
Oggi nella capitale Teheran, considerata la città più liberale dell’Iran, le regole sono meno rigide di qualche anno fa; alcune ragazze usano solo un velo che copre la parte posteriore del capo. Le limitazioni però sono ancora molte: oltre a usare lo hijab, per esempio, le donne non possono mostrare le forme del corpo (devono portare vestiti larghi abbastanza da coprire sedere, fianchi e seno). In primavera ci sono molti più poliziotti in strada, a causa della maggior frequenza con cui, a causa del caldo, non vengono rispettate le norme sull’abbigliamento: a fine aprile le autorità hanno detto che sarebbero stati assoldati nell’Ershad 7.000 nuovi agenti in borghese.
Masih Alinejad non è contraria al velo, ma pensa che le donne debbano scegliere liberamente se indossarlo. Quasi centomila persone seguono My Stealthy Freedom, che si rivolge chiaramente a un pubblico internazionale, dato che Facebook è bloccato in Iran. Le immagini delle donne pubblicate sulla pagina però non sono accompagnate dal loro nome: spesso sono scattate in modo che i volti non siano riconoscibili. In una si vede una ragazza che – dopo essersi rasata a zero per regalare i suoi capelli ai bambini malati di tumore – gira per strada senza hijab: la legge iraniana impone alle donne di coprirsi i capelli in pubblico ma non prevede una regola per le donne rasate a zero.
In un video una ragazza in abiti maschili e con un cappellino in testa dice semplicemente: «Questo è l’Iran. Un parco a ***. Io sono una ragazza. La nostra libertà rubata in Iran».