Donald Trump e le donne
Un lungo e documentato articolo del New York Times ha ricostruito il suo passato di atteggiamenti sgradevoli e sessisti con le donne che hanno avuto a che fare con lui
Sabato 14 maggio il New York Times ha pubblicato un lungo articolo nel quale i giornalisti Michael Barbaro e Megan Twohey hanno raccontato il complicato rapporto con le donne di Donal Trump, il candidato designato del partito Repubblicano per le elezioni presidenziali americane che si terranno a novembre. Trump è famoso per il suo comportamento spesso scorretto nei confronti delle donne e per il suo atteggiamento maschilista, mantenuto anche durante la campagna elettorale: il caso più famoso è stato quello che ha coinvolto la giornalista di Fox News Megyn Kelly, sulla quale Trump fece un commento molto criticato dopo un dibattito televisivo Repubblicano che Kelly aveva condotto. Tra le altre cose, Trump disse: «Si vedeva che le usciva il sangue dagli occhi, il sangue le usciva da ogni dove.» Secondo diversi sondaggi il consenso di Trump tra le donne è molto più basso di quello tra gli uomini.
Il New York Times ha fatto oltre cinquanta interviste nel corso delle ultime sei settimane, parlando con decine di donne che negli anni hanno avuto a che fare con Trump: le loro testimonianze, spiega l’articolo, raccontano di «proposte romantiche non gradite, infiniti commenti sul corpo femminile, una scaltra collaborazione con donne ambiziose, e una condotta sul luogo di lavoro inquietante». Il ritratto generale di Trump che emerge dai racconti delle donne sentite dal New York Times, scrivono Barbaro e Twohey, è quello «complesso e a volte contraddittorio di un uomo benestante, famoso e provocatorio e delle donne che intorno a lui, che non è facile etichettare».
La scuola, il padre
L’articolo del New York Times comincia raccontando di quando Trump frequentava un esclusivo liceo militare poco fuori New York. Era una scuola maschile, in cui la presenza di coetanee era tollerata soltanto in alcune occasioni speciali nel corso dell’anno. I compagni di corso ricordano che ogni volta che ce n’era l’occasione, Trump portava al campus una ragazza diversa. Erano tutte molto belle e queste due caratteristiche – che fossero ogni volta diverse e che non passassero inosservate – erano estremamente importanti per Trump. «Per Donald l’apparenza era fondamentale», ha detto George White, uno dei suoi compagni di corso. Nell’album della classe del 1964, la fotografia di Trump è accompagnata dalla scritta “Ladies’ man”, una versione un po’ più elegante del termine italiano “donnaiolo”.
Secondo il New York Times, Trump prese come modello dei suoi rapporti con le donne suo padre Fred C. Trump, una figura che i conoscenti ricordano come autoritaria e quasi patriarcale. Non c’era materia piccola o grande sulla quale Fred Trump non si esprimesse, parlando non solo per lui, ma anche per chi lo circondava. In una vecchia intervista inedita, pubblicata dal New York Times per la prima volta, l’ex moglie di Donald Trump Ivana Zelnickova ha raccontato la sua prima cena con il padre di lui: si trovavano tutti insieme in un importante ristorante di New York e Fred Trump ordinò delle bistecche per tutti i presenti. Zelnickova disse al cameriere che avrebbe preferito prendere il pesce, ma Fred Trump la interruppe: «No, Ivana prenderà la bistecca». Donald difese la decisione del padre spiegando che se aveva scelto di ordinare al posto di Zelnickova era solo perché pensava che «la sua scelta sarebbe stata meglio per lei».
Il lavoro
Una cosa su cui padre e figlio non andarono mai d’accordo fu la posizione da assegnare alle donne all’interno delle società di famiglia. In apparente contraddizione con il suo normale atteggiamento verso le donne, Trump ha spesso assegnato posizioni di grande responsabilità nelle sue società a delle donne. Negli anni Ottanta Trump nominò Barbara A. Res a capo della divisione della Trump Organization che si occupava di edilizia. Era un ruolo importante in un settore, quello delle costruzioni immobiliari, tradizionalmente dominato dai maschi. Fred Trump – a sua volta un famoso imprenditore, dal quale Donald ereditò gran parte della sua fortuna – non accettò mai la nomina di Res e quando i due si trovavano a parlare di affari, ha ricordato Res, la frase che le rivolgeva più spesso era: «Non sai di cosa stai parlando».
Anche Louise Sunshine venne promossa ai vertici della Trump Organization. Quando venne assunta non aveva molta esperienza nel settore immobiliare, ma aveva gestito la raccolta fondi elettorale per il governatore dello stato di New York Hugh Carey. In quel periodo, Sunshine era riuscita a far ottenere a Trump una targa personalizzata con le iniziali “DJT” per la sua limousine. «Per lui fu come un dono di Dio, era più che eccitato. Da allora sono diventata per Trump “la donna che non poteva fallire” e lui per me è diventato un mentore», ha raccontato Sunshine. Trump affidò grosse responsabilità anche sua moglie Ivana Zelnickova, che arrivò a gestire un casinò ad Atlantic City e un grosso hotel di New York. Sua figlia Ivanka, infine, è stata formata per ereditare la guida della Trump Organization.
Ma anche per le donne più vicine a Trump lavorare con lui non è sempre stato semplice, e le sue idee retrograde sono spesso riaffiorate. A Res, la direttrice del settore costruzioni, un giorno disse: «Sei una donna in un mondo di uomini. Di solito gli uomini tendono a essere meglio delle donne, ma quando una donna ci sa fare, vale più di dieci uomini». Res dice che per Trump era una sorta di complimento. Un giorno si rivolse a Res con un battuta acida per notare che era aumentata di qualche chilo, dicendole: «i dolci ti piacciono davvero».
Le vanterie
Come ai tempi del liceo, per Trump è sempre stato molto importante che tutti sapessero delle sue conquiste. Res, ad esempio, ricorda che quando un tabloid uscì con il titolo “Il miglior sesso della mia vita”, una frase attribuita a quella che allora era la sua fidanzata, Trump era felicissimo. Girava per l’ufficio sventolando il giornale e chiedendo ai suoi dipendenti: «Lo hai visto questo?». I presenti, racconta Res, «erano inorriditi». Questo aspetto del carattere di Trump emerge anche da un altro episodio raccontato in questi giorni dal Washington Post. Secondo il giornale, Trump per anni ha telefonato ai giornali fingendosi uno dei suoi addetti stampa. L’argomento di queste telefonate era quasi sempre il gossip e l’unica cosa che sembrava interessare al finto addetto stampa era far sapere ai giornalisti con quante e quali modelle era uscito Trump.
Le modelle
Il lato peggiore del comportamento di Trump con le donne è però raccontato dalle testimonianze sui suoi rapporti con le donne di cui non aveva particolare stima o che non gli erano utili sul posto di lavoro. Nel 1996 Trump acquistò la Miss Universe Organization, una società che possiede i marchi di diversi concorsi di bellezza, ed entrò così nel «business delle belle ragazze», come lo definisce il New York Times. Temple Taggart, che nel 1997 aveva vinto il titolo di Miss Utah, racconta che durante i provini per un’altra competizione, Trump le si presentò in una maniera insolita: baciandola sulle labbra. In quella stessa occasione baciò diverse altre ragazze sulle labbra e Taggart dice che non fu un episodio isolato. Trump ha negato che l’episodio sia mai avvenuto.
Molte concorrenti ricordano che Trump si interessava molto ai concorsi di bellezza, partecipava ai provini e assisteva alle prove dello show, valutando personalmente le ragazze ed esprimendo giudizi spesso brutali. Carrie Prejean, Miss California nel 2009, racconta che durante un provino Trump arrivò in teatro ed iniziò ad esaminare le ragazze una ad una «più vicino di quanto farebbe un generale con un plotone di soldati». Dopo un po’ divenne chiaro che stava dividendo le ragazze tra quelle che trovava attraenti e quelle che non gli interessavano. Prejean racconta che molte di loro ebbero crisi di pianto dopo l’incontro, perché ancora prima dell’inizio del concorso non erano riuscite a impressionare Trump. Secondo Trump, anche questo episodio non è mai avvenuto.
L’articolo del New York Times comincia con la storia di un incontro tra la modella Rowanne Brewer Lane e Trump avvenuto nel 1990 durante una festa nella sua casa a Mar-a-Lago, in Florida. C’erano circa 50 modelle e trenta uomini, ha raccontato Brewer Lane, ma Trump «per qualche ragione» si fissò con lei per tutta la sera. Dopo averle parlato per un po’, la portò per mano a vedere la casa, e le chiese se avesse un costume. Lei le disse di no, e lui la invitò a provarsene uno che aveva lui in casa. Brewer Lane aveva 26 anni, Trump ne aveva 44 ed era divorziato. Brewer Lane si mise il costume in bagno, e quando uscì Trump si mostrò molto colpito. La portò fuori dagli altri ospiti e disse: «Questa è una meravigliosa ragazza-Trump, vero?». Brewer Lane ebbero una relazione nei mesi successivi.
Uno degli episodi più gravi raccontati nell’articolo riguarda una delle vincitrici del concorso, Alicia Machado, Miss Universo 1996. Poco dopo la vittoria, Machado prese peso e chiese alla presidente del concorso un po’ di tempo per perdere qualche chilo. La presidente la portò a New York e la fece alloggiare in un albergo di lusso. Il giorno dopo la portarono in palestra, per fare i primi esercizi. Donald Trump era lì, insieme a una novantina di giornalisti. «Stavo per mettermi a piangere – ha raccontanto Machado – dissi a Trump che non volevo trovarmi lì e lui mi rispose: “Non mi importa”». Trump non ha negato l’episodio ma anzi l’ha confermando dicendo anzi di non avere rimorsi per aver spinto Machado a perdere peso. Machado racconta che dopo quell’episodio ha avuto per cinque anni grossi problemi psicologici, anoressia e bulimia: «Nel corso degli ultimi 20 anni ho avuto bisogno dello psicologo per affrontare questa situazione».
Dopo la pubblicazione dell’articolo, Trump ha scritto una serie di tweet piuttosto aggressivi contro il New York Times. In uno dei primi ha scritto: «Quei falliti del New York Times hanno scritto un altro pezzo per cercare di farmi fuori. Sono tutti impressionati da come tratto le donne: non hanno trovato niente. C’è proprio da ridere!».
The failing @nytimes wrote yet another hit piece on me. All are impressed with how nicely I have treated women, they found nothing. A joke!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) May 15, 2016
In un altro, pubblicato poco dopo, Trump ha scritto: «Perché il New York Times non scrive la vera storia del rapporto i Clinton e le donne? I media sono COMPLETAMENTE disonesti!».
Why doesn't the failing @nytimes write the real story on the Clintons and women? The media is TOTALLY dishonest!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) May 15, 2016