Referendum sulle trivellazioni: cosa votano i partiti?
Il PD è per l'astensione ma la minoranza andrà a votare; tutte le opposizioni sono per il sì, dal M5S a SEL alla Lega
Il referendum sulle trivellazioni è previsto per domenica, il 17 aprile. Il referendum non riguarda le nuove trivellazioni, ma gli elettori italiani potranno votare per decidere se vietare il rinnovo delle concessioni estrattive di gas e petrolio per i giacimenti esistenti entro le 12 miglia dalla costa italiana. È il primo referendum organizzato in Italia dopo una richiesta delle regioni, e non dopo una raccolta firme popolare.
I partiti italiani hanno preso posizioni diverse sul referendum: la maggior parte dei partiti di opposizione hanno detto che voteranno “sì”, cioè chiederanno che gli impianti di estrazione già presenti entro le 12 miglia dalle coste concludano le trivellazioni una volta scadute le licenze e non quando il giacimento sarà esaurito. A favore del “sì” ci sono partiti diversissimi tra loro, che vanno dalla sinistra ecologista all’estrema destra, da Grillo e Salvini, un elemento che ha portato i critici del referendum a sostenere che il vero obiettivo della consultazione sia più politico e anti-governativo che ambientale: anche perché le nuove trivellazioni entro le 12 miglia sono già vietate, l’energia che verrebbe meno andrebbe comprata dall’estero e l’Italia sulle energie rinnovabili è messa meglio di molti altri paesi europei.
La critica è rivolta più che agli organizzatori ai movimenti – che rivendicano il senso politico del referendum – e ai partiti che hanno sostenuto in seguito il referendum, accusati in sostanza di sfruttarlo per cercare di procurare una sconfitta politica al presidente del Consiglio Matteo Renzi e al suo governo. Abbiamo messo insieme le posizioni dei vari partiti, e delle eventuali correnti interne ai partiti. Qui invece c’è una guida completa con tutte le cose da sapere sul referendum sulle trivellazioni.
Il Partito Democratico
La posizione ufficiale del Partito Democratico è per l’astensione. Perché sia considerato valido, il referendum ha bisogno di raggiungere il quorum, cioè serve che vadano a votare il 50 per cento più uno degli aventi diritto al voto. I vicesegretari del PD Lorenzo Guerini e Debora Serracchiani hanno spiegato: «Questo referendum è inutile. Non riguarda le energie rinnovabili, non blocca le trivelle (che in Italia sono già bloccate entro le 12 miglia, normativa più restrittiva di tutta Europa), non tocca il nostro patrimonio culturale e ambientale. Serve solo a dare un segnale politico, come hanno spiegato i promotori. E costerà 300 milioni agli italiani», aggiungendo che se il referendum passerà «l’Italia dovrà licenziare migliaia di persone e comprare all’estero più gas e più petrolio». Il segretario del PD Matteo Renzi ha detto: «Chi oggi è favorevole a che si blocchino le concessioni voterà sì, chi non è favorevole ha tutto il diritto di non andare a votare sperando che il quorum non si raggiunga. La posizione dell’astensione al referendum è una posizione sacrosanta e legittima».
Diversi esponenti del partito hanno criticato la posizione ufficiale, e alcuni hanno detto che andranno a votare al referendum. La maggior parte delle critiche è arrivata dalla cosiddetta “minoranza del PD”, cioè quella corrente interna al partito che ha perso l’ultimo congresso. Alcuni dei principali esponenti della minoranza del PD, come Roberto Speranza, Davide Zoggia e Miguel Gotor, hanno detto che voteranno sì. L’ex segretario Pierluigi Bersani ha detto che per lui «invitare gli italiani a non andare a votare un referendum proposto da otto consigli regionali dove il PD è maggioranza sarebbe una cosa incredibile». Bersani quindi andrà a votare ma voterà no, spiegando che «fra gli amici dell’ambiente ci vuole qualcuno che voti no. Nei prossimi 30 anni abbiamo una sola possibilità, le nozze tra efficienza energetica, gas e rinnovabili». Anche l’ex candidato alla segreteria del PD Gianni Cuperlo e il candidato sindaco di Roma Roberto Giachetti (che però è considerato vicino a Renzi) hanno detto che andranno a votare, ma non hanno ancora detto cosa. Una posizione ancora diversa è quella di Michele Emiliano, presidente della Puglia che è stato tra i firmatari della richiesta del referendum, e che quindi aveva deciso di votare sì fin dall’inizio.
NCD
Nuovo Centro Destra non ha ancora preso decisioni formali ma diversi suoi esponenti si sono espressi a favore dell’astensione e quello dovrebbe essere l’orientamento maggioritario del partito, anche se alcuni funzionari locali del partito hanno detto di voler votare sì.
Tutti gli altri del sì
Praticamente tutti i principali partiti di opposizione hanno detto che voteranno sì al referendum. Tra quelli di sinistra, tradizionalmente più attenti ai temi del rispetto dell’ambiente e delle energie rinnovabili, ci sono SEL, Possibile (il movimento fondato da Pippo Civati quando uscì dal PD), L’Altra Europa con Tsipras e i Verdi. Tra gli altri partiti di opposizione, anche il Movimento 5 Stelle e Italia dei Valori stanno facendo campagna per i sì. Poi ci sono molti partiti di destra: Lega Nord, Fratelli d’Italia, Forza Nuova e perfino Casapound, il movimento neofascista, tutti per il sì.
Forza Italia non ha ancora preso una posizione ufficiale, ma i rappresentanti del partito in Puglia, Abruzzo ed Emilia Romagna hanno sostenuto il sì. Anche Fratelli d’Italia ha aspettato a dare il suo sostegno al referendum, ma lo scorso 5 aprile la presidente Giorgia Meloni ha detto che voterà sì, spiegando che «non si può continuare a inquinare il nostro mare».