La faccenda dell’olio tunisino
Perché una decisione del Parlamento Europeo – l’importazione senza dazi di 35.000 tonnellate in più all’anno di olio prodotto in Tunisia – sta creando polemiche in Italia
Oggi il Parlamento europeo riunito in seduta plenaria ha approvato una misura molto dibattuta in Italia: l’importazione senza dazi in Unione Europea di 35.000 tonnellate in più all’anno di olio d’oliva prodotto in Tunisia. La proposta era stata fatta dall’Unione Europea dopo gli attentati in Tunisia dello scorso anno – quello al museo del Bardo di Tunisi e quello al resort turistico di Susa – che avevano messo in crisi il settore del turismo tunisino: con la nuova misura, le 35.000 tonnellate in più l’anno vanno ad aggiungersi alle 56.700 tonnellate senza dazio già previste dall’accordo di associazione tra UE e Tunisia, portando il totale delle importazioni senza dazio di olio d’oliva tunisino a più di 90.000 tonnellate l’anno.
La decisione di aumentare le importazioni senza dazi di olio tunisino nell’Unione Europea era stata adottata a settembre dalla Commissione Europea: la misura era stata pensata per aiutare l’economia della Tunisia in un momento piuttosto complicato e per garantire la stabilità del suo sistema democratico (l’unico che si può definire tale tra quelli usciti dalla cosiddetta “primavera araba”). Federica Mogherini, capo della diplomazia europea, aveva commentato la proposta dicendo: «Circostanze eccezionali richiedono misure eccezionali. […] In questo periodo difficile la Tunisia può contare sul sostegno dell’UE».
Il provvedimento era poi stato votato dal Parlamento Europeo, che aveva approvato alcune modifiche chieste soprattutto da Italia e Spagna, due paesi grandi produttori di olio d’oliva: per esempio è stato introdotto il divieto di prorogare la validità del provvedimento oltre il 2017 (quindi le 35.000 tonnellate di olio d’oliva in più saranno importate solo nel 2016 e 2017) e sono state introdotte nuove misure per garantire che l’olio d’oliva tunisino non venga poi rivenduto per olio prodotto in alcuni dei paesi dell’Unione Europea, considerato di qualità più alta. Dopo l’approvazione delle modifiche, alcuni avevano sperato che si potesse rinegoziare l’accordo in seno al Consiglio dell’Unione Europea, ma così non è stato: il Coreper, il Comitato dei rappresentanti permanenti (l’organo che si occupa della preparazione dei lavori del Consiglio dell’Unione Europea), ha mandato una lettera agli stati membri dando il via libera al provvedimento e inserendo il voto sulla questione nell’ordine del giorno della riunione plenaria di oggi del Parlamento Europeo.
In Italia si è discusso parecchio del provvedimento. La Coldiretti, la principale associazione che rappresenta gli agricoltori, ha detto che la misura danneggia l’economia italiana e per oggi ha organizzato una manifestazione di protesta a Catania (la Sicilia è la seconda regione produttrice di olio d’oliva in Italia dopo la Puglia). Hanno protestato anche alcuni esponenti del Movimento 5 Stelle, che hanno accusato il governo di Matteo Renzi di non essersi opposto a sufficienza nel Consiglio Europeo alla proposta di aumentare le importazioni senza dazi: il Movimento 5 Stelle ha anche ipotizzato che il provvedimento nasca in realtà dagli interessi economici dell’attuale primo ministro tunisino, Habib Essid, che è uno dei maggior produttori di olio in Tunisia. Alcuni dentro lo stesso PD si sono detti scontenti del provvedimento. Paolo De Castro del PD, ex ministro per le Politiche agricole e coordinatore per il gruppo dei socialisti e democratici della commissione Agricoltura dell’Europarlamento, ha detto: «Abbiamo migliorato quanto possibile, ma rimaniamo contrari».
L’olio d’oliva è il principale prodotto agricolo esportato dalla Tunisia verso l’Unione Europea e la sua produzione dà lavoro – direttamente o indirettamente – a più di un milione di persone. La Tunisia viene considerato l’unico paese in cui la “primavera araba” ha avuto un risultato positivo, dove cioè si è completata la transizione da un regime autoritario a un sistema democratico (anche se con diversi difetti). Gli attentati compiuti nell’ultimo anno dallo Stato Islamico hanno però indebolito l’economia nazionale tunisina, basata principalmente sul turismo, e hanno fatto aumentare il timore che la situazione fuori controllo della vicina Libia possa destabilizzare la democrazia in Tunisia (la grave crisi libica viene considerata dall’Unione Europea come una delle priorità di sicurezza da affrontare nel prossimo futuro). Per questa ragione l’Unione Europea ha stanziato fondi aggiuntivi destinati alla Tunisia e ha proposto il provvedimento che riguarda le importazioni senza dazi dell’olio d’oliva tunisino nella Unione Europea.