Le differenze tra “Il nome della rosa” di Umberto Eco e il film
In cosa sono diversi il film trasmesso ieri sera su Rai Tre e il famosissimo romanzo dello scrittore italiano morto ieri a 84 anni
Il nome della rosa è il film tratto dal famosissimo romanzo di Umberto Eco – morto ieri all’età di 84 anni – che è stato trasmesso sabato sera alle 22 su Rai Tre. Il film Il nome della rosa, che è stato introdotto da uno speciale di “Che tempo che fa”, la trasmissione di Fabio Fazio, è un film uscito nel 1986 del regista francese Jean-Jacques Annaud, e nel cast ci sono Sean Connery, F. Murray Abrham e Christian Slater. All’inizio del film, nei titoli di testa, compare una scritta che avverte che il film è “tratto dal palinsesto del Nome della Rosa di Umberto Eco”. Lo stesso Eco (che odiava il suo libro) ha spiegato cosa intendeva dire Annaud con quella scritta: «Un palinsesto è un manoscritto che conteneva un testo originale e che è stato grattato per scrivervi sopra un altro testo. Si tratta dunque di due testi diversi». Il film Il nome della rosa è molto diverso dal libro e si prende molte libertà sulla trama originale. Ecco le principali.
La trama del Nome della rosa, in breve
In un’abbazia nell’Italia settentrionale del Trecento avvengono una serie di misteriosi omicidi sui quali indaga un frate francescano, Guglielmo da Baskerville (interpretato da Sean Connery), accompagnato dal suo giovane aiutante, Adso da Melk (interpretato da Christan Slater). La vicenda si intreccia con la situazione politica del tempo: proprio l’abbazia in cui avvengono gli omicidi, infatti, è stata scelta come sede per discutere alcune complicate questioni teologiche che dividono due fazioni della chiesa. Film e libro condividono sostanzialmente la stessa trama, ma sono diversi per molti particolari.
I dibattiti e le descrizioni
La prima e più ovvia differenza è che il film è molto più asciutto del libro. Il romanzo di Eco si apre con una descrizione dei bassorilievi sul portale della chiesa che, come moltissime altre descrizioni nel libro, non è altro che un lunghissimo elenco (Eco amava molto la poetica delle liste), in questo caso delle creature mitiche descritte dai bestiari medioevali. Queste lunghe digressioni, che non possono essere trasferite in un film, sono una significativa porzione del libro. Un’altra grossa fetta è formata dalle discussioni teologiche tra i personaggi principali. Gli eventi del libro avvengono in un periodo tumultuoso per la Chiesa, in cui diverse fazioni erano in lotta per alcune questioni teologiche. Nel libro il dibattito religioso si intreccia con il giallo che il protagonista cerca di risolvere: e la soluzione rivelerà che in realtà si tratta di due aspetti dello stesso problema. Nel film, invece, la politica interna della Chiesa e i dibattiti religiosi sono soltanto uno sfondo della vicenda.
Le morti di buoni e cattivi
Il film è costellato da sacrifici di personaggi positivi, morti di cattivi e miracolose salvezze dei buoni, mentre il libro è più sfumato e meno “hollywoodiano” nel distribuire premi e punizioni ai vari personaggi. Nel film il cattivissimo inquisitore domenicano Bernardo Gui muore in maniera un po’ gratuita. Nel libro Gui non solo non muore, ma è un personaggio in parte positivo, ammirato da Guglielmo per alcune sue qualità (tra l’altro, Gui è un personaggio storico realmente esistito). Nel libro manca la scena in cui vengono bruciati al rogo gli eretici, e che nel film serve a generare un climax narrativo. Solo nel film poi c’è il lieto fine in cui il giovane Adso ritrova la sua amante che credeva bruciata sul rogo.
Altri personaggi
Nel film mancano molti comprimari che appaiono invece nel libro, come Bencio da Uppsala, un monaco che aiuta il protagonista e il suo aiutante, così come il fabbro Nicola e Alinardo, il monaco più anziano del monastero, che ha una parte piuttosto importante nell’intreccio originale.
L’abbazia
Nel film l’abbazia e la sua biblioteca vengono rappresentate con un’architettura complessa, fatta di scale che si incrociano, corridoi e antri cavernosi. Nel libro la biblioteca occupa un unico piano dell’abbazia. È effettivamente un labirinto, ma di un tipo perfettamente logico e ordinato, molto diverso da quello che compare nel film, che sembra uscito da un disegno dell’illustratore M.C. Escher (qui potete vedere gli schizzi originali in cui Eco disegnò la pianta della biblioteca).