In Italia siamo sempre meno
Ed era dalla Seconda guerra mondiale che non morivano così tante persone, dice ISTAT nel suo ultimo rapporto demografico riferito al 2015
Nel 2015 il numero dei residenti in Italia è calato di 179 mila unità rispetto al 2014, una delle diminuzioni più significative dalla Seconda guerra mondiale ad oggi. È il dato più importante tra quelli pubblicati ieri dall’ISTAT nel report “indicatori demografici“, una statistica annuale che raccoglie i più importanti dati sulla situazione della popolazione italiana. Ecco cinque numeri per capire un po’ meglio cosa sta succedendo ai residenti in Italia.
488 mila
Sono stati i nuovi nati nel 2015, 15 mila in meno rispetto al 2014 e il numero più basso dall’Unità d’Italia ad oggi (quindi il più basso in 150 anni). La fecondità, cioè il numero medio di figli per donna, è scesa per il quinto anno consecutivo, arrivando a 1,35, mentre l’età media delle madri è salita a 31,5 anni. Dei 488 mila nuovi nati, 93 mila – quindi quasi un quinto – sono figli di madre straniera. ISTAT comunque avverte che sta diventando sempre più difficile distinguere i comportamenti degli stranieri o dei loro discendenti da quelli degli italiani. L’immigrazione in Italia è infatti sempre più matura: ad esempio aumentano le acquisizioni di cittadinanza (ci torneremo tra poco), mentre le “seconde generazioni” stanno iniziando ad arrivare all’età in cui si hanno figli.
653 mila
È il numero dei morti nel 2015 e probabilmente il dato più impressionante tra quelli pubblicati da ISTAT perché è in aumento di ben 54 mila unità rispetto al 2014. Non solo è un incremento altissimo da un anno all’altro, ma ha portato il tasso di mortalità al 10,7 per mille, cioè il più alto dalla Seconda guerra mondiale ad oggi. Di questo dato si era già parlato lo scorso dicembre, quando in un articolo sul sito Neodemos.it era stata pubblicata un’anteprima dei “morti in più” nel 2015, che l’ISTAT ha certificato ieri. Beppe Grillo aveva commentato il dato in un post sul suo blog molto ambiguo in cui sembrava voler suggerire che la colpa di quell’aumento fosse da attribuire all’inquinamento.
In realtà l’inquinamento non c’entra nulla, anche perché i picchi di mortalità sono avvenuti in mesi in cui non era stato segnalato alcun particolare allarme sospetto. Secondo l’ISTAT, la spiegazione è molto più banale: «È accertato che il picco del 2015 rappresenti una risposta proporzionata e contraria alle diminuzioni di mortalità riscontrate nel 2013 e nel 2014 (“effetto rimbalzo”)». Detto brutalmente, nel 2013 e 2014 la mortalità era stata insolitamente bassa e nel 2015 ha “recuperato” quello che aveva perso nei due anni precedenti. Secondo Gian Carlo Blangiardo, docente di demografia all’università di Milano Bicocca, un’altra causa può essere la riduzione delle vaccinazioni nel 2015 rispetto al 2014, in seguito ad allarmismi infondati sulla sicurezza dei vaccini e al calo delle vaccinazioni influenzali.
39 mila
È l’aumento degli stranieri residenti in Italia, che nel 2015 sono arrivati a 5 milioni e 54 mila, l’8,3 per cento del totale dei residenti in Italia. Nel 2015 gli arrivi di stranieri sono stati 200 mila e le nascite 56 mila. Circa 81 mila stranieri invece sono stati cancellati dall’elenco dei residenti per varie ragioni – ad esempio perché hanno lasciato l’Italia – mentre ben 136 mila hanno acquisito la cittadinanza italiana, il numero più alto degli ultimi anni: dieci anni prima, nel 2005, gli stranieri che avevano acquisito la cittadinanza erano solo 29 mila.
72 mila
È la cifra netta dell’emigrazione degli italiani, cioè la differenza tra coloro che hanno trasferito all’estero la propria residenza, 100 mila, e gli italiani che sono tornati a vivere in Italia, 28 mila.
22 per cento
A parte l’aumento della popolazione straniera – che è in media più giovane e più fertile di quella italiana – quasi tutte le forze in atto nella demografia italiana spingono nella stessa direzione: un invecchiamento della popolazione. Secondo i dati dell’ISTAT, non ci sono mai stati così tanti anziani in Italia: il 22 per cento dei residenti in Italia, cioè più di un quinto, ha 65 anni o più. Sono in tutto 13,4 milioni di ultrasessantacinquenni. Per fare un confronto, i minori di 14 anni sono appena 8,3 milioni.