C’è un accordo per limitare la produzione di petrolio
Lo hanno trovato Russia e Arabia Saudita, i due più grandi produttori di petrolio greggio: dovrebbe servire a farne risalire il prezzo
Il ministro del Petrolio dell’Arabia Saudita, Ali Al-Naimi, ha trovato un accordo con il ministro dell’Energia russo, Alexander Novakin, per fermare l’aumento della produzione del petrolio, che ha contribuito a farne crollare il prezzo di oltre il 70 per cento da giugno 2014. I ministri si sono incontrati a Doha, in Qatar, e hanno deciso di bloccare il loro livello di produzione a quello di gennaio 2016, senza ulteriori aumenti. Secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia, un’agenzia dell’OCSE, l’Arabia Saudita ha prodotto 10,2 milioni di barili di petrolio al giorno a gennaio 2016.
La Russia e l’Arabia Saudita sono i due più grandi produttori al mondo di petrolio greggio e i due paesi più influenti sulle questioni relative alla produzione mondiale del petrolio: l’Arabia Saudita – che fa parte dell’OPEC, un’importante organizzazione dei paesi esportatori di petrolio – aveva detto che non avrebbe posto limiti alla produzione se non ci fosse stato un accordo con la Russia, uno dei più importanti produttori di petrolio che non fanno parte dell’OPEC. Ali Al-Naimi ha detto che dell’accordo fanno parte anche il Venezuela e il Qatar, che hanno partecipato alla trattativa e sono tra i più grandi produttori di petrolio al mondo.
Nei minuti successivi all’annuncio dell’accordo il prezzo del petrolio è salito immediatamente: se la produzione di un bene aumenta, a parità di domanda – cioè di persone che vogliono acquistare una certo bene – il suo prezzo scende; se invece la produzione di quel bene diminuisce o smette di crescere, a parità di domanda, il suo prezzo sale. Nel caso del petrolio la speranza di Russia e Arabia Saudita, e degli altri grandi esportatori, è che il prezzo del petrolio smetta di scendere come ha fatto quasi costantemente negli ultimi mesi.
Tra le cause del calo del prezzo del petrolio ci sono un forte aumento della produzione di molti paesi – come gli Stati Uniti e l’Iran, per il quale sono stati recentemente rimossi alcuni divieti internazionali all’esportazione di petrolio – e la riduzione della domanda di paesi con economie emergenti e della Cina, che sta vivendo un periodo di rallentamento della crescita economica.
Subito dopo un primo aumento del prezzo del petrolio in seguito all’annuncio però c’è stato un nuovo crollo: molti investitori si aspettavano un taglio della produzione, più che una stabilizzazione sui livelli di gennaio. Secondo alcuni analisti bisogna comunque essere ottimisti sul fatto che questo accordo sia solo un primo passo per la riduzione della produzione. Il ministro dell’Energia del Venezuela ha detto che mercoledì incontrerà i rappresentanti di Iran e Iraq, altri due paesi grandi produttori di petrolio, per allargare l’accordo sulla produzione.