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  • Mercoledì 10 febbraio 2016

La Norvegia per un anno ha dato le armi ai suoi poliziotti: com’è andata?

Bene o male, secondo come lo si guarda: in un paese in cui le armi si usano pochissimo, non è cambiato molto

di Adam Taylor - Washington Post

(HEIKO JUNGE/AFP/Getty Images)
(HEIKO JUNGE/AFP/Getty Images)

La Norvegia è stato a lungo uno dei pochi paesi europei in cui gli agenti di polizia giravano disarmati. Un’ordinanza del novembre 2014 tuttavia cambiò le cose, imponendo a tutti gli agenti di portare sempre con sé un’arma da fuoco. Da mercoledì 3 febbraio – dopo circa 14 mesi – quell’ordinanza non è più in vigore e gli agenti di polizia del paese sono nuovamente disarmati, almeno per ora.

Com’è nato l’esperimento? Secondo il vice capo della polizia norvegese, Jørn Schjelderup, la risposta è semplice: la decisione di armare la polizia era arrivata solo dopo una valutazione della minaccia alla sicurezza nazionale, che aveva indicato come “probabile” un attacco terroristico in Norvegia nei successivi dodici mesi. Nonostante lo scorso ottobre una nuova valutazione non giudicasse più probabile la minaccia, dopo gli attacchi di Parigi di novembre l’ordinanza era stata estesa temporaneamente. Ora che il livello di allerta è minore, la polizia sta tornando alle pratiche di sempre: le armi sono tenute sotto chiave all’interno delle auto e degli altri veicoli della polizia, invece che portate alla cintura o in mano.

L’uso delle armi da fuoco nella polizia è storicamente raro in Norvegia. Gli agenti hanno iniziato a tenere le armi chiuse a chiave nelle loro auto di servizio solo nel 2013, ad eccezione di alcuni reparti in cui la pratica è diffusa dai primi anni Duemila. Il grafico mostra le volte in cui degli agenti hanno sparato colpi di arma da fuoco tra il 2002 e il 2014. Il picco è stato raggiunto nel 2010, con sei colpi.

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Questo grafico invece mostra il numero di morti per colpi di arma da fuoco sparati dalla polizia nello stesso periodo: sono due in totale.

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Secondo Schjelderup, nonostante la polizia norvegese fosse armata, gli episodi in cui gli agenti sono ricorsi alle armi durante l’ultimo l’anno non sono aumentati. «L’uso – e la minaccia dell’uso – di armi da fuoco da parte della polizia ha una frequenza simile a prima dell’inizio dell’esperimento», ha detto a WorldViews. In alcuni casi il ricorso alle armi da fuoco è stato maggiore, ha detto Schjelderup, ma comunque meno di quanto ci si potrebbe aspettare. «Ci sono stati episodi di colpi accidentali sparati durante il disarmo a fine servizio, la manutenzione e il caricamento delle armi, o durante l’addestramento degli agenti», ha detto Schjelderup. «Il numero totale rispetto alle armi utilizzate ogni giorno è però considerato relativamente basso». Schjelderup ha aggiunto che la maggior parte degli spari è avvenuta durante il disarmo degli agenti.

Secondo Schjelderup la moderazione con cui la polizia norvegese usa le armi da fuoco è dovuta all’alto livello di addestramento. Ogni agente in servizio deve partecipare ad addestramenti tattici e specifici con armi da fuoco per almeno 48 ore ogni anno, che diventano 103 per le forze speciali della polizia norvegese. Nonostante il possesso di armi da fuoco in Norvegia sia sottoposto a restrizioni, la tradizione della caccia e del tiro sportivo fanno sì che il numero di armi tra la popolazione sia relativamente alto. Secondo alcuni studi accademici la Norvegia è subito dopo le prime dieci posizioni nella classifica dei paesi con il maggior numero di armi pro capite.

È difficile dire quale sia l’insegnamento da trarre dall’esperienza norvegese. In Norvegia, l’esperimento ha dato via a un dibattito sui vantaggi di avere agenti armati. Odd Reidar Humlegård, capo della polizia nazionale norvegese, ha detto di recente al giornale online norvegese Nettavisen che dal suo punto di vista armare la polizia è stata «un’esperienza utile» e che spera «ci sia un’analisi approfondita dei pro e dei contro». Ufficialmente, Humlegård e il direttorato di polizia norvegese sono contrari ad armare gli agenti, mentre il sindacato nazionale della polizia – che rappresenta la maggior parte degli agenti del paese – sostiene la misura. Per Schjelderup è una decisione politica: «Se il parlamento deciderà diversamente, la polizia norvegese si atterrà a quanto stabilito».

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