Cosa si dice di “The Hateful Eight”
Perlopiù cose buone – «una storia alla Agatha Christie con in più battute, armi e Samuel L. Jackson», scrive il Guardian – ma anche qualche critica per la troppa violenza fine a se stessa
Il 25 dicembre è uscito in alcuni cinema degli Stati Uniti The Hateful Eight, il nuovo film western scritto e diretto da Quentin Tarantino. Dal 31 dicembre in tutti gli Stati Uniti sarà possibile andare a vedere The Hateful Eight, mentre in Italia si dovrà aspettare il 4 febbraio. Finora The Hateful Eight ha ricevuto tre nomination ai Golden Globes, è piaciuto molto al pubblico – il voto medio su IMDB è 8,2 e quello su Rotten Tomatoes è 3,9 su 5 – e, come spesso succede quando si parla di Tarantino, è piaciuto molto ad alcuni critici di cinema e molto meno ad altri.
La storia e i personaggi di The Hateful Eight (SENZA SPOILER)
La traduzione di “Hateful Eight” è “i detestabili otto”: i principali protagonisti del film sono otto e tra loro ci sono tre attori che hanno spesso recitato per Tarantino – Samuel L. Jackson, Tim Roth, Michael Madsen –, tre attori che hanno già recitato in un solo film di Tarantino – Kurt Russel (che ha già recitato per Tarantino in Death Proof, un episodio di Grindhouse) , Walton Goggins (che ha già avuto una parte in Django Unchained) e Bruce Dern (anche lui già in Django Unchained) – e due attori “nuovi”: il messicano Demian Bichir e la statunitense Jennifer Jason Leigh.
Le premesse di The Hateful Eight e alcuni tratti dei suoi otto protagonisti sono raccontati sul sito ufficiale del film:
Sono passati sei, otto o forse dodici anni dalla Guerra di secessione americana, finita nel 1865. Una diligenza passa veloce nei freddi paesaggi del Wyoming. I passeggeri – il cacciatore di taglie John Ruth (Russel) e la sua “taglia” Daisy Domergue (Leigh) sono diretti a Red Rock, il paese in cui Ruth – conosciuto come “Il Boia” – deve consegnare Domergue alla giustizia. Lungo la strada i due incontrano due stranieri: il maggiore Marquis Warren (Jackson) e Chris Mannix (Goggins). Warren è un ex soldato unionista diventato cacciatore di taglie dopo la fine della guerra, Mannix è un fuorilegge arrivato dagli stati del sud che dice di essere il nuovo sceriffo della città.
C’è una bufera e i quattro sono costretti a fermarsi al Minnie’s Haberdashery, una sorta di rifugio su un passo di montagna. Quando arrivano da Minnie’s, i quattro non trovano però alcun proprietario; trovano altri quattro sconosciuti: Bob (Bichiri), che si sta occupando di Minni’s mentre la proprietaria è andata a visitare la madre; Oswald Mobray (Roth), il boia di Red Rock; Joe Gage (Madsen), un cowboy; e il generale confederato Sanford Smihers (Dern). La bufera di neve continua, il passo da attraversare per arrivare a Red Rock viene chiuso e gli otto iniziano a capire che potrebbero non farcela ad arrivare a destinazione.
The Hateful Eight in Ultra Panavision 70MM
Negli Stati Uniti il film è distribuito in due diverse versioni: una digitale e una in pellicola da 70 millimetri, una pellicola che è grande il doppio rispetto a quella tradizionale, che è di 35 millimetri. La pellicola da 70 millimetri – molto più costosa da utilizzare – permette di ottenere immagini di qualità migliore, con fotogrammi più definiti. È raro che escano film in pellicola da 70 millimetri: l’ultimo esempio è stato Interstellar di Christopher Nolan. La pellicola Ultra Panavision 70MM è, per farla breve, la versione di qualità dei 70 millimetri. I cinema non sono più attrezzati per mostrare film in questo formato: è da qui che nasce il Roadshow, una sorta di tournée organizzata per portare un film nei cinema appositamente attrezzati e che ha coinvolto anche The Hateful Eight.
I Roadshow venivano organizzati negli anni Cinquanta e Sessanta per mostrare in anteprima al pubblico delle grandi città statunitensi una particolare versione di un film: si trattava di una versione più lunga rispetto a quella che sarebbe poi uscita nei cinema e in certi casi anticipata da una apertura musicale. Una cosa simile è stata organizzata anche per The Hateful Eight: la versione normale del film dura 167 minuti, mentre quella da 70 millimetri ne dura 182 (più di tre ore, con alcune scene in più, un Prologo e un Intermezzo). L’unico cinema che lo farà in Italia è il Cinema Arcadia di Melzo, in provincia di Milano: solo lì si potrà vedere The Hateful Eight nella sua versione più lunga e più bella. Tarantino e alcuni membri del cast del film hanno spiegato in un video cos’era un Roadshow:
E quindi: com’è questo The Hateful Eight?
Bellissimo, secondo Peter Bradshaw, il più importante critico del Guardian. Bradshaw ha dato al film cinque stelle su cinque e lo ha definito «una storia alla Agatha Christie con in più battute, armi e Samuel L. Jackson». Bradshaw ha scritto che Tarantino «ha creato un altro film astuto e che toglie il fiato, intimo eppure stranamente colossale» e che ancora una volta è riuscito a rilasciare il suo «pazzo-divertente-violento protossido di azoto nei cinema, per farlo respirare al pubblico». Su Variety Peter Debruge elogia la capacità di The Hateful Eight di essere proprio quello che il pubblico vuole da un film di Tarantino e ne apprezza in particolare «l’assoluto piacere di istante-dopo-istante che riesce a regalare a chi lo guarda».
Il critico cinematografico di Village Voice – Alan Scherstuhl – ha scritto che il film “si rifiuta di giocare pulito” e ne descrive soprattutto i dialoghi molto “tarantiniani”: sporchi, diretti, sboccati, alle volte al limite dell’assurdo. Scherstuhl osserva anche che, così come Le Iene, The Hateful Eight potrebbe essere un’opera teatrale, girato quasi tutto in un unico luogo (tralasciando i paesaggi, che altri critici descrivono come splendidi, anche grazie ai 70 millimetri). C’è anche qualcuno a cui il film non è proprio piaciuto: uno dei migliori rappresentanti del “no” è Chris Nashawaty di Entertainment Weekly: «The Hateful Eight non ha abbastanza idee. È ambientato quasi tutto in un saloon circondato da neve, e la storia è così spartana da non giustificare le tre ore di durata o l’uso dei 70 millimetri. Sia la storia che le immagini provocano claustrofobia».
Ann Hornaday del Washington Post ha invece criticato The Hateful Eight e Revenant – Redivivo (un altro film molto atteso) scrivendo che entrambi mostrano la violenza senza fare molto altro: una critica che, in verità, viene rivolta a Tarantino da più di vent’anni, senza molte variazioni sul tema. È invece piuttosto ambigua la recensione di Vox scritta da Todd VanDerWerff, responsabile della sezione culturale del sito: il critico di Vox scrive che il nuovo film di Tarantino è “un interessante fallimento” perché vuole essere troppe cose tutte insieme, ma anche che The Hateful Eight è «un film bellissimo, pieno di immagini e idee che resteranno in testa per giorni».