Le proteste in Polonia contro il governo
Decine di migliaia di persone hanno manifestato a Varsavia chiedendo le dimissioni del presidente Andrzej Duda, accusato di aver violato la costituzione
Lo scorso fine settimana, decine di migliaia di persone hanno marciato per le strade di Varsavia, in Polonia, per protestare contro il governo guidato, dallo scorso ottobre, da Beata Szydło e dal partito conservatore Diritto e giustizia (Pis). Sabato 12 dicembre, secondo l’agenzia di stampa AP e gli organizzatori, erano presenti circa 50 mila persone (20 mila, secondo la polizia) che chiedevano le dimissioni di Andrzej Duda, presidente del paese, accusandolo di aver violato la costituzione. Il giorno dopo, domenica 13, è stata organizzata una contro-manifestazione altrettanto numerosa a sostegno del governo, mentre gli antigovernativi sono tornati a riunirsi di fronte alla casa di Jaroslaw Kaczynski, leader del partito Pis.
Le proteste contro il presidente Duda sono state organizzate dal Comitato per la Difesa della Democrazia, una nuova organizzazione alla quale hanno aderito movimenti e vari partiti d’opposizione rappresentati in Parlamento. Da giorni la Polonia è bloccata da una grave crisi istituzionale e costituzionale. Poco dopo il suo insediamento il nuovo governo aveva approvato una legge che, tra le altre cose, interveniva sul Tribunale Costituzionale, ma la Corte Suprema aveva poi giudicato in gran parte incostituzionale la nuova legge. Il mancato rispetto della sentenza da parte del governo ha portato alle manifestazioni degli ultimi giorni.
Lo scorso giugno, il Parlamento guidato dal partito che era stato al governo negli ultimi otto anni – Piattaforma Civica, di centrodestra, che ha perso le ultime elezioni – aveva nominato cinque nuovi giudici del Tribunale Costituzionale. Il presidente della Polonia – Andrzej Duda, vicino al Pis – aveva bloccato il loro giuramento dicendo che aveva dei dubbi sul fatto che il processo di selezione fosse stato corretto e legale: lo scorso novembre una sentenza della Corte Suprema aveva giudicato legittima la nomina di tre giudici su cinque, ordinandone il giuramento, e respingendo quella degli altri due perché stabilita in anticipo: il loro mandato sarebbe dovuto infatti cominciare non prima delle elezioni di ottobre. Il presidente Duda si era però rifiutato di accettare il giuramento anche dei tre la cui nomina era stata giudicata legittima. Subito dopo, il nuovo governo che intanto si era insediato aveva nominato altri cinque giudici e Duda aveva permesso in modo molto rapido il loro giuramento. Poi è arrivata la nuova sentenza della Corte Suprema.
Il risultato è che sono stati nominati otto giudici costituzionali (tre dal precedente governo e giudicati legittimi, cinque dal nuovo governo e giudicati illegittimi) per cinque posti. La situazione è bloccata: il governo riconosce “i suoi” cinque giudici che il Tribunale però non riconosce. Tra i partiti di opposizione si parla di “colpo di stato strisciante”: in Polonia il Tribunale Costituzionale è un organo giudiziario competente in materia di conformità delle leggi con la Costituzione, conflitti di competenze e ricorsi promossi dai cittadini. Secondo l’opposizione, un Tribunale Costituzionale “controllato” dai conservatori e un nuovo presidente scelto dal Pis potrebbero rendere più facile per il governo l’attuazione di una serie di controverse riforme previste dal suo programma (la revisione del sistema di pensionamento con l’abbassamento dell’età pensionabile, annullando la riforma del precedente governo, la tassazione delle banche, la redistribuzione delle entrate di bilancio sotto forma di assegni familiari più elevati, per esempio). Diversi analisti hanno spiegato che il Tribunale Costituzionale, nella sua composizione precedente, avrebbe potuto bloccare alcuni di questi progetti.
Ci sono diverse preoccupazioni per altre decisioni prese dal nuovo governo. Dopo l’elezione Beata Szydło e il Pis sono intervenuti sui vertici delle agenzie anticorruzione del paese, hanno messo propri uomini a capo dei servizi segreti, hanno sostituito una serie di funzionari pubblici e hanno delineato un nuovo programma per la riforma dei media pubblici, sollevando diverse preoccupazioni sul sistema di controlli ed equilibri previsto dalla costituzione del paese. Ancora prima delle elezioni, inoltre, il presidente Duda aveva concesso la grazia a tre funzionari dell’ufficio per la lotta alla corruzione (Cba) e al suo ex-direttore Mariusz Kaminski, condannati in primo grado per abuso di potere. Kaminski è stato poi nominato, nonostante il procedimento giudiziario in corso, coordinatore delle attività dei servizi segreti nel nuovo esecutivo.