Le prime foto di Marte da vicino, 50 anni fa
Furono scattate dalla sonda Mariner 4 della NASA: la missione fu un successo ma deluse chi sperava di trovare vita sul pianeta
Martedì 14 luglio per la prima volta una sonda spaziale – New Horizons della NASA – ha compiuto un volo ravvicinato del pianeta nano Plutone, scattando alcune fotografie che permetteranno di comprendere meglio le sue caratteristiche e più in genere il modo in cui si è evoluto il nostro sistema solare. La missione spaziale finora è stata un successo e, per coincidenza, è avvenuta praticamente a 50 anni esatti da un altro importante risultato ottenuto dalla NASA nella storia dell’esplorazione spaziale. Il 15 luglio di 50 anni fa la sonda Mariner 4 fu la prima a scattare fotografie a distanza ravvicinata di Marte, il pianeta che per millenni aveva ispirato miti e storie fantastiche sulla possibilità di trovare la vita fuori dalla Terra. Le foto di Mariner 4 spensero molto dell’entusiasmo su Marte, mostrando un pianeta brullo e apparentemente privo di vita, molto diverso da quanto era stato ipotizzato dagli scienziati ancora nei primi anni Sessanta.
Mariner 4
La missione fu autorizzata nel 1962 nell’ambito del programma Mariner, un piano per l’esplorazione spaziale avviato dalla NASA e che prevedeva l’utilizzo di sonde con caratteristiche simili per esplorare il nostro sistema solare, con particolare attenzione nei riguardi di Venere, Mercurio e Marte. Mariner 4 aveva la forma di prisma a base ottagonale, con un diametro di 1,27 metri ed era alimentato attraverso quattro grandi pannelli solari, mentre per gli spostamenti faceva affidamento su un piccolo razzo a propellente liquido. Iniziò il suo viaggio verso Marte il 28 novembre del 1964, a qualche giorno di distanza dalla fallita missione Mariner 3, e raggiunse il pianeta nel luglio dell’anno seguente, dopo avere viaggiato per più di 200 milioni di chilometri.
Intorno a Marte
Quando si trovava a meno di un’ora dal massimo punto di avvicinamento a Marte, Mariner 4 attivò la sua fotocamera di bordo e per 25 minuti scattò una ventina di fotografie della superficie marziana. Raggiunse il suo massimo punto di vicinanza al pianeta a 13.201 chilometri, poi compì un’orbita nella parte in ombra che permise di raccogliere ulteriori dati sulle caratteristiche dell’atmosfera marziana. Tutto andò come sperato e nei giorni successivi l’antenna della sonda iniziò a trasmettere i dati raccolti verso la Terra:per la trasmissione di ogni fotografia furono necessarie 8 ore di tempo. Tutti i dati della missione – 634 kB, meno di quanto occupa la pagina che state leggendo ora sul Post – furono inviati sulla Terra in 10 giorni. La trasmissione fu ripetuta due volte, per ridurre la possibilità che errori nelle comunicazioni potessero compromettere alcuni dati.
Successo e delusione
Le fotografie scattate da Mariner 4 erano sgranate e a bassa definizione, nulla di comparabile alle spettacolari immagini di Plutone o alle migliaia realizzate intorno a Marte e sul terreno marziano negli ultimi anni, ma per l’epoca costituirono un documento scientifico estremamente importante: era la prima volta che l’uomo vedeva da vicino la superficie di Marte e dopo che molte altre missioni avevano fallito nel raggiungere questo obiettivo, tra grandi frustrazioni dei ricercatori. Per i più ottimisti sulla possibilità di scoprire un pianeta rigoglioso e favorevole alla vita come la Terra, le foto di Mariner 4 furono però un durissimo bagno di realtà: il terreno era brullo e con crateri che ricordavano la superficie lunare, delle ipotizzate foreste e riserve d’acqua sulla superficie non c’era nulla. E gli altri dati raccolti dalla sonda non era certo più incoraggianti: si scoprì che l’atmosfera era molto più sottile e rarefatta del previsto e non era stato rilevato un campo magnetico del pianeta. Non c’erano insomma le condizioni per essere ottimisti sulla presenza di particolari forme di vita su Marte, ancora oggetto di studio da parte dei ricercatori a 50 anni di distanza con le nuove missioni marziane.
Secondo molti studiosi di storia delle esplorazioni spaziali, le fotografie e gli altri dati raccolti da Mariner 4 furono la principale causa nella riduzione dell’interesse nei confronti di Marte da parte della NASA nei decenni successivi. L’ente spaziale statunitense era del resto impegnato sul fronte, molto più costoso e ambizioso, di portare l’uomo sulla Luna (cosa che sarebbe accaduta 4 anni dopo la missione della sonda) e Marte sembrava serbare molte meno sorprese rispetto a quanto si era immaginato in precedenza. Le stesse intenzioni di sviluppare seri programmi per raggiungere il pianeta con un equipaggio di esseri umani furono ridotte. Marte continuava comunque a essere il candidato migliore per ospitare qualche forma di vita, o per avere conservato le tracce di esseri viventi esistiti in tempi remoti, cosa che portò a partire dagli anni Novanta a una nuova serie di missioni per studiarne meglio le caratteristiche.
Che fine ha fatto
Dopo avere sorvolato Marte, Mariner 4 rimase in comunicazione con la Terra per 8 settimane: poi seguendo la sua orbita si allontanò ulteriormente e i suoi segnali divennero troppo deboli per essere captati. Prima che ciò avvenisse i tecnici della NASA avevano comunque inviato un comando alla sonda, dandole istruzioni per rimanere in modalità di ascolto, in modo da poterle impartire nuovi comandi quando si fosse nuovamente avvicinata alla Terra. Nel 1967 Mariner 4 tornò a essere raggiungibile e la sua missione fu estesa per effettuare altre rilevazioni delle porzioni di spazio che si trovano tra un pianeta e l’altro del sistema solare. La sonda dovette fare i conti con l’attraversamento, in due momenti diversi, di una nube di minuscoli meteoriti, una sorta di grandinata di ghiaia che comportò alcune conseguenze sui suoi sistemi di bordo. A fine 1967 la sonda esaurì il propellente che serviva per controllare il suo assetto e la missione si concluse. La sonda è ancora in giro per il nostro sistema solare: silenziosa, è in un’orbita molto ampia intorno al Sole.