Amazon cambia linea sulle tasse in Europa
Dopo molte polemiche l'azienda statunitense ha modificato la sua contabilità: pagherà le imposte nei singoli paesi, invece che dove è più conveniente
Amazon ha annunciato di aver modificato il modo in cui paga le tasse in Europa e che inizierà a pagarle nei singoli stati dove ha la maggior parte delle sue attività; fino a questo momento Amazon – rispettando la legge, ma tra molte proteste – trasferiva buona parte dei suoi ricavi europei in Lussemburgo, dove otteneva una tassazione più favorevole. La notizia era stata anticipata la settimana scorsa dal Guardian e segna un cambiamento importante dopo mesi di polemiche sulle strategie seguite da Amazon, e da molte altre aziende statunitensi di Internet, che producono enormi ricavi in Europa e ci pagano sopra pochissime tasse grazie a complessi sistemi di trasferimento di denaro verso aziende controllate in paesi come Irlanda e Lussemburgo, dove la tassazione è più bassa.
Dal primo maggio Amazon ha iniziato a gestire diversamente la sua contabilità per le attività in Germania, Spagna, Italia e nel Regno Unito. La modifica dovrebbe portare al pagamento di più tasse, ma non è comunque escluso che l’azienda utilizzi altri sistemi per ridurre l’entità delle somme dovute al fisco dei vari paesi. Da qualche settimana le fatture per i clienti italiani, pere esempio, fanno riferimento alla sede legale di una succursale con sede a Milano. Amazon produce grandi ricavi in Europa: solo nel 2013 (anno per cui sono disponibili i dati definitivi) ha ottenuto 13,6 miliardi di ricavi, con un aumento del 14 percento rispetto all’anno precedente.
Amazon ha confermato la notizia sulla modifica dei sistemi di pagamento delle tasse spiegando che “rivediamo periodicamente la nostra organizzazione per assicurarci di servire al meglio i nostri clienti”. L’azienda ha anche detto di avere avviato cambiamenti nel modo in cui sono comunicati i ricavi già da un paio di anni e di essere al lavoro per rendere il sistema ancora più chiaro. Un portavoce di Amazon consultato dal New York Times ha preferito non commentare sull’ipotesi che le nuove modifiche siano state avviate in seguito alle forti pressioni ricevute da diversi paesi dell’Europa, e dalla stessa Commissione Europea che ha avviato una serie di verifiche sui sistemi che diverse aziende utilizzando per pagare meno tasse e solo nei paesi europei dove è più conveniente farlo.
L’annuncio di Amazon potrebbe cambiare le cose anche per altre società che finora hanno approfittato della mancanza di un sistema fiscale unico in Europa. Tra le aziende accusate di aggirare il fisco in molti paesi europei ci sono Google, Apple e molte altre società di Internet. La loro condotta è discussa da tempo e ha portato all’avvio di alcune indagini da parte della Commissione europea, ma il problema è spesso a monte e riguarda i sistemi fiscali dei singoli stati. Irlanda e Lussemburgo hanno annunciato da tempo di volere modificare parte delle loro leggi che regolamentano le imposte, ma con tempi piuttosto lunghi e non sono escluse nuove regole che potranno continuare a favorire le imprese con sede all’estero.