Perché è importante Yarmouk
Nel campo profughi palestinese di Damasco attaccato dall'ISIS si sta combattendo una battaglia nella battaglia, nel mezzo di una grave crisi umanitaria
di Liz Sly - Washington Post
Nel corso dell’ultimo anno, Yarmouk – campo profughi palestinese a sud di Damasco – è stato il simbolo più estremo della miseria causata dalla guerra in Siria: sui giornali di mezzo mondo si era cominciato a parlare di Yarmouk dopo che era stata diffusa una foto impressionante dall’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di rifugiati palestinesi, UNRWA. Da quando lo Stato Islamico (o ISIS) è entrato a Yarmouk, questa miseria si è trasformata in un incubo.
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L’ISIS è arrivato a Yarmouk portandosi dietro le decapitazioni, che sono diventate in un certo senso il suo “marchio di fabbrica”: nei primi giorni dell’assalto alcuni miliziani dell’ISIS hanno decapitato tre combattenti palestinesi. Gli scontri tra ISIS e gruppi locali hanno costretto le Nazioni Unite a sospendere la consegna del cibo alla popolazione del campo, circondata dalle forze governative fedeli al regime di Bashar al Assad: negli ultimi due anni circa 18mila persone hanno basato la loro sopravvivenza sugli aiuti dell’ONU. Allo stesso tempo, il governo ha compiuto il primo attacco aereo su Yarmouk usando i barili bomba che hanno ucciso e distrutto con un’intensità che non si era ancora vista da quelle parti: l’unico ospedale del campo è stato distrutto, i medici che ci lavoravano dentro se ne sono andati e le persone rimaste ferite non hanno potuto ricevere cure mediche.
Salim Salamah, ex residente di Yarmouk che è stato anche a capo della Lega palestinese per i diritti umani, ha detto che la situazione è peggio di un incubo. Salamah teme ora che gli abitanti di Yarmouk comincino a morire di fame. Alcuni residenti contattati tramite internet hanno raccontato di avere paura di molte cose, ma non sanno nemmeno cosa temere di più: la fame, le bombe o l’ISIS. Sabato le Nazioni Unite si sono mosse per cercare di trovare una soluzione temporanea alla situazione di Yarmouk, mandando a Damasco il capo di UNRWA con lo scopo di negoziare un modo per poter consegnare aiuti umanitari alla popolazione del campo.
Yarmouk rappresenta in piccolo la complessità della guerra in Siria. Dall’inizio della guerra in Siria il campo ha ospitato almeno 160mila persone, sviluppandosi attorno a un insediamento di profughi palestinesi che avevano lasciato le loro case dopo la creazione dello stato di Israele, avvenuta nel 1948. Nel corso degli anni molti palestinesi si sono spostati di nuovo, e quando è arrivato l’ISIS a Yarmouk i residenti rimasti erano solo 18mila. Le molte fazioni che competono per il controllo di questa piccola enclave di territorio sono una specie di mosaico delle dispute che esistono nel Medio Oriente: oltre all’ISIS, ci sono gli affiliati di al Qaida, il gruppo palestinese Hamas e diverse fazioni di ribelli siriani, alcuni estremisti e altri più moderati. Il campo è circondato – e assediato – dalle forze del regime di Assad, con cui gli Stati Uniti non hanno intenzione di confrontarsi. L’assedio comprende anche dei territori attorno a Yarmouk che si trovano attualmente sotto il controllo dei ribelli siriani. Salamah ha commentato la situazione attuale dicendo: «È una battaglia dentro a un’altra battaglia, in un assedio dentro a un altro assedio».
I miliziani dell’ISIS hanno raggiunto Yarmouk da Hajar al Aswad, un quartiere più a sud dove lo Stato Islamico da qualche mese sta rafforzando la sua presenza. Le recenti conquiste – che hanno permesso all’ISIS di arrivare a meno di otto chilometri dal centro di Damasco – hanno dimostrato che anche se il gruppo perde terreno in Iraq, continua a ottenere dei successi militari in Siria. L’aumento dell’influenza dell’ISIS a Yarmouk dipende molto anche da fattori e dispute locali, oltre che dall’andamento più generale della guerra. Molti dei combattenti dell’ISIS che oggi governano parte del campo di Yarmouk sono ex ribelli espulsi dai rispettivi gruppi perché considerati dei criminali, e che in seguito hanno giurato fedeltà a milizie più estremiste, hanno spiegato alcuni residenti del campo.
I residenti del campo profughi dicono che l’avanzata dell’ISIS è stata aiutata anche dal Fronte al Nusra, il gruppo che “rappresenta” al Qaida nella guerra in Siria e che in altre zone del paese combatte contro i miliziani dell’ISIS. I combattenti della principale fazione palestinese che difende il campo profughi, Aknaf Beit al Maqdis – affiliati a Hamas – si sono rifugiati in una sottile striscia di territorio nel nord di Yarmouk, tra il governo e l’ISIS. Gli abitanti del campo hanno paura che il governo possa prendere come pretesto la presenza dell’ISIS per attaccare Yarmouk, cosa che sarebbe difficilmente tollerata dalla comunità internazionale, che fino ad ora ha più volte denunciato le sofferenze nel campo. Per le Nazioni Unite, invece, la principale preoccupazione oggi è la fame, ha detto Chris Gunness, portavoce di UNRWA: l’agenzia dell’ONU ha stimato che i residenti del campo oggi sopravvivono ingerendo circa 400 calorie al giorno (un adulto ha bisogno di circa 2000 calorie al giorno per condurre una vita normale), e la situazione potrebbe presto diventare ancora più critica.
© Washington Post 2015