Gli spari al tribunale di Milano
Giovedì mattina un uomo ha ucciso un giudice e altre due persone nel Palazzo di Giustizia, poi è scappato ed è stato arrestato fuori città
Giovedì mattina attorno alle 11 Claudio Giardiello – 57enne, nato a Benevento e residente in Brianza – ha sparato 13 colpi di arma da fuoco nel Palazzo di Giustizia di Milano, sul lato di via Manara. L’uomo era imputato per bancarotta fraudolenta: non si sa come abbia fatto ad entrare in possesso di una pistola all’interno del tribunale. Nella sparatoria, ha detto procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati, sono state uccise tre persone, e altre due sono rimaste ferite (un uomo sarebbe in gravi condizioni). Dopo avere sparato, Giardiello è riuscito a uscire dall’edificio e scappare a bordo della sua moto per quasi 30 chilometri, ma è stato arrestato a Vimercate, città dove – stando a quanto ha detto ministro degli Interni Angelino Alfano – Giardiello era pronto a uccidere altre persone. Giardiello è stato interrogato dai carabinieri e poi portato in ambulanza in ospedale.
Bruti Liberati ha detto che le tre persone uccise sono il giudice fallimentare Fernando Ciampi, l’avvocato Lorenzo Alberto Claris Appiani e il co-imputato nel processo di Giardiello, Giorgio Erba. I carabinieri hanno detto che Giardiello era imputato per il fallimento della Magenta Srl, società immobiliare di cui lui era socio di maggioranza.
Secondo la ricostruzione di Tommaso Buonanno, procuratore capo di Brescia, Claudio Giardiello ha agito “con premeditazione”. Poco prima dell’inizio della sparatoria era seduto tra i banchi del pubblico in un’aula al terzo piano del Palazzo di Giustizia, nella seconda sezione penale. Qui ha sparato uccidendo l’avvocato Lorenzo Alberto Claris Appiani, 37 anni e suo ex avvocato, che si trovava in aula per testimoniare nella causa di bancarotta a carico di Giardiello. Giardiello ha sparato e ha ucciso Giorgio Erba, imputato nel suo stesso processo: è rimasto ferito anche Davide Limongelli, nipote di Giorgio Erba e anch’esso imputato nello stesso processo. Giardiello è poi uscito dalla stanza scendendo le scale: qui ha sparato al commercialista Stefano Verna, di cui era stato cliente. Poi ha raggiunto al piano di sotto l’ufficio di Fernando Ciampi – citato come teste al processo perché aveva emesso una sentenza per il fallimento di una società collegata alla bancarotta dell’immobiliare Magenta – sparando di nuovo e uccidendolo. È infine riuscito a uscire dal palazzo, prima di essere fermato circa mezz’ora dopo a Vimercate dai carabinieri. Altre due persone sono rimaste ferite.
Non è chiaro come sia stato possibile introdurre un’arma all’interno del tribunale: i quattro ingressi del Palazzo di giustizia di Milano (Via Freguglia, Via S.Barnaba, Via Manara e quello principale in Corso di Porta Vittoria) sono presidiati dal personale di una società di vigilanza privata. Per accedere è necessario svuotare le tasche dagli oggetti metallici e oltrepassare un metal-detector: il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha confermato che tutti i sistemi di sorveglianza tecnologici del Palazzo di Giustizia erano funzionanti. All’interno del Palazzo, oltre agli addetti alla sorveglianza, sono in servizio anche alcuni carabinieri che presidiano l’edificio nei vari piani. I controlli possono però essere evitati in via Manara se si è in possesso di un tesserino da avvocato e da dipendente del tribunale. Il procuratore Bruti Liberati ha detto che Giardiello potrebbe essere entrato al palazzo mostrando un falso tesserino dalla porta riservata ad avvocati, magistrati e cronisti, quella di via Manara: per ora, ha specificato Bruti Liberati, si tratta però solo di un’ipotesi. Giardiello potrebbe essere riuscito a scappare sempre dall’uscita di via Manara.
Il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica in vista di EXPO che era in corso in prefettura con il ministro dell’Interno Angelino Alfano è stato sospeso e rinviato. Il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni ha detto che si tratta «di un fatto sconvolgente».