L’affondamento della Wilhelm Gustloff
Settant'anni fa un sottomarino russo affondò una nave tedesca uccidendo quasi 10.000 persone: fu uno dei peggiori naufragi della storia, anche se meno famoso di altri
Il 30 gennaio del 1945, durante la Seconda Guerra Mondiale e mentre i russi combattevano sul fronte orientale contro le truppe di Hitler, un sommergibile sovietico affondò la nave tedesca Wilhelm Gustloff causando la morte di circa 10 mila persone. Il naufragio è ricordato come uno dei più gravi della storia, anche se meno conosciuto di altri (come quello del Titanic).
La Wilhelm Gustloff era la nave ammiraglia della flotta KdF, Kraft durch Freude, che letteralmente significa “Forza attraverso la Gioia”. Si trattava di un programma del partito nazista che voleva fornire al popolo tedesco una serie di attività ricreative a basso costo: concerti, teatro, corsi di nuoto, corsi di cucito. Ma la divisione più grande del KdF riguardava i trasporti e l’organizzazione di viaggi e vacanze: fu il KdF a pianificare la produzione di un’automobile utilitaria, la KdF-Wagen, la futura Volkswagen o “auto del popolo”, e fu sempre il KdF a promuovere la costruzione di grandi navi per crociere a basso costo. La Wilhelm Gustloff rientrava in questo programma. Venne costruita ad Amburgo, fu varata nel 1937, era lunga oltre 200 metri, pesava quasi 26 mila tonnellate e si differenziava dalle altri navi della flotta KdF per lusso e sfarzosità. Originariamente doveva chiamarsi Adolf Hitler: poi però prese il nome di Wilhelm Gustloff, il leader del partito nazista svizzero che era stato assassinato nel febbraio del 1936 da uno studente ebreo.
Nel maggio del 1939, quattro mesi prima dell’inizio della Seconda guerra mondiale e dopo la fine della guerra civile spagnola, la Gustloff venne utilizzata per riportare a casa gli uomini della legione Condor, i volontari che erano partiti dalla Germania per sostenere le forze nazionaliste di Francisco Franco. Nel settembre del 1939 la Gustloff servì la Marina da guerra tedesca, la Kriegsmarine, come nave ospedale: fu dipinta di bianco con delle croci rosse e venne impiegata nella zona di Danzica al termine della campagna polacca e poi a Oslo, in Norvegia.
Nel novembre del 1940 la Gustloff venne privata delle attrezzature mediche, ridipinta nel tipico colore grigio delle navi da guerra e assegnata come caserma galleggiante per il personale della Marina al porto di Gdynia, nella baia di Danzica sul mar Baltico. Lì restò per circa 4 anni. Nel gennaio del 1945 venne rimessa d’urgenza in servizio e, con altre navi, partecipò all’Operazione Annibale, imponente evacuazione via mare verso la Germania settentrionale e la Danimarca occupata dai tedeschi che coinvolse milioni di rifugiati, soldati e feriti che erano rimasti bloccati dall’avanzata sovietica.
Il 28 gennaio del 1945 alla Gustloff venne ordinato di lasciare il porto di Gdynia: la nave – che era rimasta ferma come caserma galleggiante per più di quattro anni – venne sistemata e attrezzata come meglio si poteva nel giro di 48 ore. Molte scialuppe di salvataggio non c’erano più, vennero caricate 18 piccole imbarcazioni, qualche zattera di salvataggio e alcuni cannoni. Il 30 gennaio del 1945, intorno a mezzogiorno, senza una scorta adeguata e senza un sistema di difesa o rilevamento contro i sommergibili, la nave partì: il vento era molto forte, nevicava, la temperatura era sotto lo zero. La nave era stata progettata per 1.880 passeggeri più l’equipaggio, ma la lista ufficiale dei passeggeri che si imbarcarono quella mattina era di circa 6 mila persone. Come si scoprì più tardi, a bordo se ne trovavano addirittura 10 mila (il numero esatto non si conosce, ma è la cifra ormai universalmente riconosciuta): ogni spazio venne occupato, anche la piscina fu svuotata per accogliere passeggeri. A tutti, attraverso l’altoparlante, venne ordinato di indossare i giubbotti di salvataggio.
Intorno alle 21:10, dopo un discorso in diretta trasmesso via radio da Hitler, la Gustloff venne colpita da tre siluri. Era stata intercettata dal sommergibile russo S-13 capitanato da Alexander Marinesko (divenuto per questo un eroe di guerra in Russia), partito il mese prima dalla Finlandia per pattugliare il Mar Baltico. La nave venne colpita prima a prua, poi nella zona della piscina, a poppa, e infine alla sala motori. Molte scialuppe non furono utilizzate perché congelate ai loro sostegni; la maggior parte dei membri dell’equipaggio addestrati per calare le scialuppe erano rimasti intrappolati dietro le porte stagne chiuse tra il primo e il secondo colpo; alcuni passeggeri, non vedendo alcuna via d’uscita, si suicidarono con le loro famiglie. E l’SOS lanciato con un trasmettitore di emergenza riuscì a raggiungere solo una piccola nave di scorta che si rivelò insufficiente per le operazioni di salvataggio. Dopo circa un’ora la Gustloff affondò. Morirono circa 9.500 persone, molti erano bambini e molte erano donne. Riuscirono a salvarsi 1.230 persone.
L’affondamento della Gustloff fu raccontato nel libro “Il passo del gambero” dallo scrittore tedesco Günter Grass, oltre che in diversi film e documentari.