Shin Dong-Hyuk ha mentito
Uno dei più famosi sopravvissuti ai campi di concentramento nordcoreani ha ammesso di avere scritto cose non vere della sua vita in un libro diventato best seller
Domenica 18 gennaio il Washington Post ha scritto che Shin Dong-Hyuk, nato in un campo di concentramento della Corea del Nord dal quale riuscì a scappare nel 2005, ha ammesso di aver alterato alcuni dettagli della sua storia. Shin aveva raccontato la sua vita nel “Campo 14” in un libro diventato un best seller (e di cui ci siamo occupati anche sul Post). Il co-autore del libro – Blaine Harden, ex giornalista del Washington Post – ha spiegato che per quanto gli elementi al centro della storia rimangano validi, Shin ha alterato molte parti del racconto.
Ad esempio, Shin nel libro racconta la storia terribile di come ha perso la sua famiglia. All’età di sei anni la madre e il fratello gli parlarono di un piano per fuggire dal campo. Shin racconta nel libro di averli denunciati alle guardie in cambio di un po’ di cibo e di aver assistito alla loro uccisione. Oggi Shin dice che all’epoca lui e la sua famiglia si trovavano in due campi separati. Nel libro Shin raccontava anche di quando, all’età di 13 anni, le guardie scoprirono un suo piano di fuga e lo torturarono. Anche questa storia è andata diversamente: Shin ha raccontato di essere riuscito a fuggire diverse volte dal campo. Dopo una di queste fughe fu fermato dalla polizia oltre il confine cinese e rimandato in Corea del Nord, dove fu torturato in maniera molto violenta. Harden ha detto di avere scoperto che Shin aveva raccontato ai suoi amici una storia diversa da quella contenuta nel libro.
In un post sulla sua pagina Facebook, Shin ha spiegato di aver alterato la storia per mantenere un distacco con il suo passato e non essere costretto a rivivere un momento difficile della sua vita. Shin ha scritto di essere dispiaciuto per aver mentito e ha aggiunto che probabilmente non aggiornerà più la sua pagina Facebook e non parteciperà più alle campagne per i diritti umani in Corea del Nord. Harden e altri attivisti hanno detto che comunque la parte principale del racconto di Shin è ancora valida e lo stesso Shin ha invitato gli altri attivisti a proseguire le campagne di informazione sulla situazione dei prigionieri politici in Corea del Nord. Shin, 32 anni, ha raccontato la sua storia in un libro tradotto in 27 lingue e ha girato tutto il mondo tenendo conferenze sulle violazioni dei diritti umani in Corea del Nord.