L’elezione anticipata del presidente in Grecia
Il governo ha deciso di spostare il voto parlamentare sul nuovo capo dello Stato, ma non è certo che abbia i voti per eleggerlo e rischia di mettersi nei guai
Il governo della Grecia ha anticipato il primo turno del voto per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica dal 15 febbraio al 17 dicembre. Nea Dimokratia (il partito di centrodestra al governo, di cui fa parte il premier Antonis Samaras) e il Pasok (il partito socialista del vicepremier Evangelos Venizelos) potrebbero però non riuscire a raggiungere i 180 voti necessari per l’elezione in parlamento del nuovo capo di stato. I due partiti insieme hanno 154 parlamentari su 300: gli altri 26 dovrebbero raccoglierli attraverso una serie di trattative e accordi soprattutto con i partiti indipendenti. Se queste trattative dovessero fallire, il presidente in carica – che è Karolos Papoulias, socialista – dovrebbe sciogliere il parlamento e indire nuove elezioni. Se dovesse accadere, si voterebbe tra metà gennaio e l’inizio di febbraio: secondo i sondaggi, il partito di estrema sinistra Syriza di Alexis Tsipras sarebbe il favorito per la vittoria.
La decisione di Samaras di anticipare le elezioni del presidente della Repubblica sembrerebbe dunque un azzardo, ma diversi analisti hanno detto che si tratta di un segno che il governo di coalizione ha buone possibilità di ottenere il sostegno di cui ha bisogno per continuare a governare. La decisione è arrivata dopo che Samaras ha ottenuto dai ministri delle Finanze dell’Unione Europea parere favorevole al bilancio 2015. Il piano di salvataggio della cosiddetta Troika (BCE, UE e FMI, non molto popolari nel paese) non si chiuderà alla fine dell’anno «ma proseguirà ancora per qualche mese»: due o tre al massimo, per la precisione, che era il periodo di proroga chiesto dal governo greco al posto dei sei mesi previsti dalla Troika. «Le posizioni di UE, BCE, FMI e le nostre si sono un po’ avvicinate», ha detto Samaras.
Il voto del nuovo presidente della Repubblica diventerà dunque, dal punto di vista politico, un’occasione in cui scegliere se proseguire col piano di salvataggio della Grecia e i leader che l’hanno governata in questi anni oppure favorire l’ascesa di un possibile governo di estrema sinistra guidato da un partito che ha sempre detto di non essere a favore dell’austerità e degli aiuti internazionali. Alexis Tsipras è infatti diventato in Grecia il rappresentante delle critiche più severe alle politiche di austerità dell’Unione Europea, del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Centrale Europea, mostrandosi allo stesso tempo radicalmente diverso rispetto ad Alba Dorata e agli altri movimenti anti-europei di destra. I temi politici su cui continua a insistere sono il salario minimo mensile, la lotta alla corruzione e all’evasione fiscale, la creazione di 300 mila nuovi posti di lavoro e, in generale, l’alleggerimento fiscale delle fasce di cittadini più colpite dalla crisi.
Samaras ha indicato come candidato alla presidenza Stavros Dimas, 73 anni, ex commissario europeo all’Ambiente. La votazione si svolgerà in tre turni e la fase finale è prevista per la fine di dicembre. Syriza ha comunque accolto con favore la decisione di anticipare il voto per le presidenziali alla prossima settimana, dicendo che questo aprirà la strada alle elezioni anticipate di cui il paese ha bisogno. Si tratta, ha scritto in un comunicato, «di uno sforzo inutile di nascondersi dietro nuove misure di austerità e di ricattare i parlamentari. Ma non ce la faranno». Secondo uno degli ultimi sondaggi condotto per il giornale greco Eleftheros Typos, Syriza è al 28,6 per cento, Nea Dimokratia al 25,5 e il Pasok al 5,5 seguito dal Partito comunista (KKE) al 4,6, da Potami (centro-sinistra) al 4,1 e dal partito filo-nazista Alba Dorata al 3,9 per cento. Alla domanda su quale leader preferire come primo ministro, il 39 per cento ha dichiarato però di volere Antonis Samaras e il 29 per cento Alexis Tsipras.