Il lago d’Aral è quasi scomparso
I livelli dell'acqua non erano mai stati così bassi negli ultimi 600 anni: colpa delle pratiche agricole e dei cambiamenti climatici
di Eric Holthaus – Slate @ericholthaus
Il lago d’Aral – o almeno una gran parte di esso – non esiste più. Stando a quanto riferito dalla NASA, “per la prima volta nella storia moderna, il bacino orientale del Grande Aral si è completamente prosciugato”.
Gli uomini hanno coltivato nell’area del lago d’Aral in Asia centrale per secoli, e il lago ha attraversato diverse fasi alterne di ritiro e di espansione. Ma non era così asciutto da tantissimo tempo. Parlando con la NASA, Philip Micklin, un geografo emerito della Western Michigan University, ha detto che “probabilmente è la prima volta che il lago si è completamente prosciugato da 600 anni a questa parte, e cioè dall’essiccazione risalente al medioevo collegata alla diversione del fiume Amu Darya verso il Mar Caspio”.
Nei primi anni del Novecento, il lago d’Aral era il quarto lago più grande al mondo. Ha cominciato a restringersi fin dagli anni Sessanta, quando un piano agricolo sovietico di irrigazione deviò il corso di due dei fiumi più grandi in quella regione, l’Amu Darya e Syr Darya, principalmente per favorire la notevole irrigazione necessaria per le proficue coltivazioni di cotone. Ti suona familiare, California?
Dalla fine dell’Unione Sovietica in poi, le cose sono solo peggiorate. Secondo un documento (PDF) del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP), più di 60 milioni di persone vivono attualmente nella regione dell’Aral, un numero quattro volte superiore a quello del 1960. Allo stesso tempo, gli affluenti del lago si sono drasticamente ridotti, un fenomeno potenzialmente collegato ai cambiamenti climatici. Con l’aiuto della Banca Mondiale, il Kazakistan ha costruito una diga come ultimo disperato tentativo di salvare una parte del lago, ottenendo risultati alterni. Secondo la NASA, alla fine di quest’anno il livello del lago è sceso ai minimi storici per effetto dei bassi livelli nevosi nelle montagne che riforniscono d’acqua il lago.
Ma questa non è una storia di cambiamenti climatici. È una storia sul proseguimento e mantenimento di uno status quo di fronte a una sovrabbondanza di segnali che invece suggerivano di fermarsi. Le piantagioni di riso e di cotone sono ancora largamente presenti nella regione dell’Aral, e anche le ricerche di riserve di petrolio e di gas sul fondo del lago prosciugato proseguono.
Senza l’effetto stabilizzante del lago sul clima locale, gli inverni nella regione sono ora più freddi e le estati molto più calde e secche. Le aree vicine abitate dalle comunità locali sono state contaminate dalle polveri mischiate a prodotti chimici accumulati nel lago nel corso degli anni.
Il disastro del lago d’Aral dovrebbe valere come avvertimento per le persone che abitano nelle parti dell’America meridionale interessate dalla siccità. Circa 100 anni fa, gli agricoltori della California drenarono il Tulare Lake, all’epoca il più grande lago d’acqua dolce a ovest del Mississippi. Più di recente, la diga di Hoover del lago Mead, i cui livelli sono ai minimi storici, ha perso la propria fama di più grande bacino d’acqua del paese (a febbraio scorso era al quarto posto). Il lago Shasta, il più grande bacino idrico della California, ha cominciato la stagione delle piogge in corso al 26 per cento della propria piena capacità.
C’è una tenue speranza che la California cominci finalmente a riconoscere, prima che sia troppo tardi, la situazione disastrosa dovuta agli effetti combinati delle pratiche agricole, della crescita urbana e dei cambiamenti climatici. La California ha recentemente approvato una serie di misure che regolerà il pompaggio delle acque sotterranee, e sarà l’ultimo stato occidentale americano a farlo. La settimana scorsa, il governatore ha firmato il disegno di legge trasformandolo in legge.