Federica Mogherini è “filorussa”?
Franco Venturini affronta le accuse contro il ministro degli Esteri italiano, a cui suggerisce di stare alla larga dall’Unione Europea
Franco Venturini sul Corriere della Sera affronta una questione sollevata lunedì dal Financial Times: e cioè se davvero Federica Mogherini, ministro degli Esteri italiano, possa essere considerata “filo-russa” e se questo può rappresentare un ostacolo nella sua eventuale nomina ad alto rappresentare europeo per la politica estera. La settimana scorsa Mogherini ha invitato Vladimir Putin a un incontro a Milano ed è stata di recente al Cremlino, dove ha incontrato il ministro degli Esteri Sergei Lavrov per parlare, tra le altre cose, del controverso progetto del gasdotto South Stream. In generale le sue posizioni sono piuttosto “realiste”, almeno per come le aveva descritte in una lunga intervista al Foglio: Mogherini pensa che con la Russia serva “il dialogo” e che sull’Ucraina “non si può ragionare solo parlando di buoni e cattivi”.
Il nostro ministro degli esteri Federica Mogherini è impegnata in una azione di lobbying a difesa della Russia di Putin, o sono in corso pressioni in Europa e sull’Europa per metterla in cattiva luce e impedire così che assuma la carica di Alto rappresentante per la politica estera nella Commissione di Bruxelles che vedrà la luce nei prossimi giorni? Se dovessimo affidarci alla lettura del Financial Times che lunedì dedicava ben due articoli alla questione e in uno di essi sposava la prima tesi, diremmo che è la seconda ad essere più vicina al vero.
Mettiamo un po’ di ordine nelle argomentazioni che dipingono l’Italia (ma curiosamente indicano nella Mogherini l’unico responsabile e tacciono su Renzi) come una «spalla» della Russia putiniana nella gravissima crisi che da sei mesi scuote l’Ucraina. Dichiaratamente contro la nomina della Mogherini sarebbero la Polonia e le Repubbliche Baltiche, cui si aggiungerebbero perplessità svedesi e britanniche. Senza ovviamente entrare nella partita europea, si lascia intendere che anche gli Usa storcono la bocca. Può darsi che alla fine quella nomina venga sbarrata all’Italia, non alla Mogherini. Ma prima bisognerebbe ricordare alcune elementari realtà.
Se nello scorso novembre l’accordo di associazione Europa-Ucraina fallì alla venticinquesima ora e l’allora presidente Yanukovich si rifiutò di firmarlo, fu anche perché la Polonia e i Baltici avevano condotto il negoziato nel modo peggiore, in chiave ideologica e geo-strategica (cioè anti-russa) mentre la maggioranza dell’Europa sosteneva che non si trattava di imporre a Kiev una «scelta» tra est e ovest. Ovviamente Yanukovich valutò i seicento milioni di euro approntati dall’Europa sapendo che Putin era disposto a pagare molto di più (arrivò sulle prime a 15 miliardi di euro), anche da lì nacque la rivolta filo-europea di Piazza Maidan, poi venne l’annessione russa della Crimea e ora siamo alla ribellione armata dei filo-russi nell’Ucraina orientale. Quel che tutti avevano sempre saputo, cioè che le Ucraine erano in realtà due ognuna con radici secolari, divenne la cornice non innocente di una strage che continua.