Maria Gaetana Agnesi, matematica e benefattrice
Era nata a Milano oggi nel 1718, fu una importante scienziata da molto giovane e una generosa benefattrice in seguito
Maria Gaetana Agnesi fu una matematica molto importante del Settecento italiano, apprezzata e conosciuta in buona parte dell’Europa per avere messo ordine tra i trattati sul calcolo infinitesimale: la base dell’analisi matematica con applicazioni nella fisica e in numerosi altri ambiti scientifici. Ma la biografia di Agnesi fu molto particolare: grande studiosa fino da giovanissima, la sua cultura e preparazione divennero note già quando aveva vent’anni e pubblicò il suo testo di analisi più importante quando ne aveva trenta, nel 1748. Ma pochi anni dopo Maria Gaetana Agnesi abbandonò quasi completamente gli studi, dedicando il resto della propria vita alle opere di beneficenza.
(Le 18 donne nei doodle di Google del 2014)
La famiglia Agnesi aveva guadagnato ricchezze nell’industria della seta si era fatta conoscere a Milano, dove Maria Agnesi era nata il 16 maggio del 1718, essendo la prima di ventuno figli di suo padre (ventitré secondo altre versioni: la ricostruzione storica sulla famiglia e su Maria Agnesi ha delle incertezze). Fino da piccola Agnesi mostrò di cavarsela molto bene con le lingue straniere, cosa che convinse il ricco padre a investire sulla sua istruzione. Si racconta che a nemmeno vent’anni Maria Agnesi sapesse parlare sei lingue oltre all’italiano. In seguito il padre incoraggiò la figlia a occuparsi di altre materie, prediligendo soprattutto filosofia e matematica. Esponeva i suoi studi e le sue tesi nei frequenti ricevimenti che organizzava la famiglia per mantenere i propri contatti con gli ambienti intellettuali milanesi e di altri paesi europei.
Dopo avere rinunciato a prendere i voti per potere restare ad accudire in casa il padre, che si racconta si sia opposto a quella scelta, a partire dagli anni Quaranta del Settecento, Maria Gaetana Agnesi si dedicò con costanza allo studio dell’algebra e della geometria, analizzando i trattati dei più importanti matematici europei dell’epoca. Il risultato delle sue ricerche, aiutate da studiosi e ricercatori, fu “Istituzioni Analitiche ad uso della Gioventù”, un trattato pubblicato in italiano nel 1748 e successivamente in francese e inglese che ottenne un notevole successo in Europa. Agnesi lo aveva scritto con l’obiettivo di mettere insieme in un unico testo le scoperte e le osservazioni fatte fino ad allora sul calcolo infinitesimale e sparse in trattati di più autori. Nella prefazione spiegava di volere dare una visione d’insieme perché “certamente un Principiante” non avrebbe potuto “ridurre a metodo le materie, quando anche egli fosse di tutti i libri fornito”.
I due tomi delle “Istituzioni Analitiche” partivano da una chiara esposizione delle basi dell’algebra, passando poi alle equazioni algebriche, alla geometria analitica e al calcolo differenziale e integrale. Maria Gaetana Agnesi spiegava concetti e osservazioni con un linguaggio asciutto, preciso e molto chiaro: furono queste caratteristiche a fare apprezzare il testo a esperti e critici, che ne fecero valutazioni molto positive.
Maria Gaetana Agnesi descrisse nelle “Istituzioni Analitiche” un tipo di curva che chiamò “versiera”, nome che viene utilizzato ancora oggi per definirla. Si tratta di una curva a forma di campana, che può essere ottenuta seguendo alcuni semplici procedimenti geometrici, mentre in analisi matematica può essere indicata ed espressa con una funzione cubica. Agnesi non fu la prima a occuparsi della versiera, che in modi diversi era già stata studiata da Pierre de Fermat nella seconda metà del Seicento e da Guido Grandi nei primi del Settecento, che l’aveva chiamata versoria, facendone derivare il nome dal termine latino usato per indicare la corda che tiene un’estremità della vela sulle navi. A causa di un errore di traduzione, quando le “Istituzioni Analitiche” furono pubblicate in inglese la curva assunse il nome “witch of Agnesi”, cioè “la strega di Agnesi”. Il traduttore aveva confuso il termine versiera con la parola avversiera, che indica un’”avversaria di Dio” e quindi per estensione una strega. Nel mondo anglosassone e in diversi altri paesi come Messico e Spagna, la curva è nota ancora oggi come “la strega di Agnesi”.
Alla morte del padre nel marzo del 1752, Maria Gaetana Agnesi mise quasi completamente da parte i suoi studi per dedicarsi a opere di beneficenza (era stata la seconda donna della storia a cui fu affidato un insegnamento universitario, a Bologna, ma non lo esercitò), seguendo quell’inclinazione che da giovane l’aveva spinta a pensare di diventare monaca. Trasformò la casa di famiglia in un ospizio, ma fu costretta a lasciarla quando alcuni fratelli le fecero causa per ottenere le loro parti di proprietà. Per raccogliere qualche soldo, Agnesi vendette i preziosi gioielli che aveva ricevuto in dono dall’imperatrice Maria Teresa d’Austria quando le aveva dedicato anni prima le “Istituzioni Analitiche”. Con il denaro ottenuto mise in piedi un nuovo ospizio dedicato alla cura delle persone con problemi mentali. Nel 1771 fu chiamata a occuparsi di alcune sezioni dell’appena costituito Pio Albergo Trivulzio, sempre a Milano (attivo tutt’oggi), per il quale continuò a lavorare fino al 9 gennaio 1799, quando morì a 80 anni.