Le violenze sessuali sugli uomini
Esistono e riguardano un numero consistente di persone, nonostante i luoghi comuni: nel Regno Unito una campagna del governo prova ad affrontare il problema
Quando si parla di violenza sessuale, e in particolare di stupro, generalmente ci si riferisce alla violenza di un uomo su una donna: è piuttosto raro, invece, pensare agli uomini come vittime di violenza sessuale, da parte di donne o di altri uomini, anche perché accade molto meno di frequente. Nel Regno Unito però se ne parla da qualche giorno, dopo che Damian Green, sottosegretario alla Giustizia, ha presentato un nuovo fondo di cinquecentomila sterline (circa seicentomila euro) dedicato al sostegno degli uomini vittime di violenza sessuale. Come ha spiegato parlando alla stampa, la decisione di istituire il fondo si deve al fatto che lo scorso anno in Inghilterra e Galles sono stati denunciati 2164 casi di violenza sessuale nei confronti di uomini dai 13 anni in su.
#breakthesilence
Contestualmente all’annuncio del nuovo fondo per il supporto delle vittime di violenza Damian Green ha lanciato anche una campagna governativa chiamata #breakthesilence, “rompi il silenzio”, mirata a rendere più facile, anche per gli uomini, parlare e denunciare casi di violenza sessuale.
Il fatto che comunemente la violenza sessuale si intenda come compiuta da un uomo verso una donna (perché è così nella maggior parte dei casi) costituisce uno dei principali problemi culturali nell’affrontare la violenza sessuale contro gli uomini. Fino a pochi anni fa, per esempio, la definizione stessa di stupro del dipartimento di giustizia degli Stati Uniti era tale da escludere gli uomini come possibili vittime. Come spiega un articolo pubblicato sul sito della CNN, è molto difficile per gli uomini riconoscersi come vittime di abusi sessuali. La questione era stata spiegata piuttosto chiaramente dalla psicoterapeuta Elizabeth Donovan: «Gli uomini hanno il peso aggiuntivo di dover affrontare una società che non crede che lo stupro possa succedere anche a loro». Ma c’è anche un secondo problema che rende difficile per gli uomini parlare delle violenze subite: la paura di vedere intaccata la loro mascolinità. Aver subito una violenza di questo tipo viene comunemente interpretato come un de-potenziamento della propria virilità: significherebbe insomma essere “meno uomini”, più fragili e dunque più simili alle donne (o meglio: agli stereotipi con cui vengono descritte le donne).
Ma di cosa si parla?
In primo luogo bisogna tenere presente che nelle varie giurisdizioni l’espressione violenza sessuale si riferisce genericamente a violenze diverse tra loro, che vanno dalla molestia fino allo stupro con penetrazione: riguardano quindi aspetti di violenza sia fisica che psicologica. In uno studio del 2009 dell’università californiana UCLA dedicato allo stupro degli uomini, Lara Stemple aveva cercato di dividere diverse tipologie di stupro sugli uomini mettendo insieme i dati disponibili. Nello studio vengono individuate tre situazioni in cui vengono perpetrate con maggiore frequenza violenze sessuali sugli uomini: nelle prigioni (negli Stati Uniti ogni anno circa il 5 per cento della popolazione carceraria subisce violenze sessuali), in regioni caratterizzate da conflitti armati (dove solo recentemente si è focalizzata l’attenzione su questo tipo di violenza sessuale) e, in generale, nei confronti dei bambini (un quarto delle violenze sessuali verso minori di 12 anni, negli Stati Uniti, è perpetrata su maschi).
Tuttavia, come ha spiegato il New York Times, anche sugli studi sulla violenza sessuale verso gli uomini pesano dei pesanti pregiudizi. In primo luogo, molta della ricerca si focalizza sulle prigioni e sulla popolazione carceraria, ma «gli uomini sono anche violentati fuori dalle prigioni, normalmente da persone che conoscono, inclusi amici e partner intimi, ma occasionalmente anche da sconosciuti. Vengono stuprati durante aggressioni violente, quando sono ubriachi o drogati, durante interrogatori, durante aggressioni a sfondo omofobo o durante episodi di nonnismo, come nell’esercito». In secondo luogo, tendiamo a pensare che oltre una certa età, quando si smette di essere bambini, gli uomini non corrano più il rischio di essere violentati. C’è poi la questione degli uomini violentati dalle donne: se è piuttosto facile immaginare che una donna possa essere costretta da un uomo ad avere un rapporto sessuale, immaginare che un uomo possa essere forzato a un rapporto con una donna è più difficile. Si pensa insomma che gli uomini abbiano molto più controllo sulla loro erezione di quanto non sia vero e che comunque, essendo mediamente più forti fisicamente delle donne, potrebbero difendersi.
Tuttavia i casi di uomini forzati ad avere rapporti sessuali penetrativi non sono rari – è molto comune per esempio che un’erezione venga scambiata per la volontà di avere un rapporto sessuale – e spesso si basano su un ricatto psicologico piuttosto che su quello fisico. Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica JAMA Pediatrics ha mostrato come, a differenza di quello che ci potremmo aspettare e contrariamente a quello che succede tra i più giovani, per le persone con età compresa tra i 18 e 21 anni le percentuali di uomini e donne che hanno perpetrato una qualche forma di violenza sessuale almeno una volta nella loro vita sono piuttosto simili: il 48 per cento sono donne e 52 per cento uomini. Anche In Italia, come ha concluso una ricerca dell’università di Arezzo, la situazione è simile: «il fenomeno della violenza fisica, sessuale, psicologica e di atti persecutori, in accordo con la ricerca internazionale, vede vittime soggetti di sesso maschile con modalità che non differiscono troppo rispetto all’altro sesso».