L’ONU non conterà più i morti in Siria
Le organizzazioni che forniscono le cifre sono sempre meno, è sempre più difficile verificare le fonti
Martedì 7 gennaio l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR), l’ufficio dell’ONU che si occupa di diritti umani in tutto il mondo, ha fatto sapere che smetterà di aggiornare il numero dei morti della guerra in Siria. L’ultima stima ufficiale dell’ONU risale allo scorso luglio, quando l’OHCHR aveva parlato di più di 100mila morti. Da allora il numero delle persone uccise è salito parecchio – per esempio non sono conteggiate le vittime del bombardamento con il gas nervino del 21 agosto scorso a Damasco, che portò a un passo da un intervento militare internazionale.
Rupert Colville, portavoce dell’OHCHR, ha spiegato che il problema riguarda soprattutto le enormi difficoltà riscontrate da molte organizzazioni indipendenti ad accedere al territorio siriano e la sempre più frequente impossibilità di verificare le fonti delle informazioni ottenute. Come per i giornalisti, anche per le organizzazioni mancano le condizioni minime di sicurezza per operare in Siria. Fino allo scorso luglio l’ONU rielaborava sei differenti cifre che gli erano comunicate da diverse organizzazioni non governative presenti nel paese o nella regione. «Nel corso del tempo le fonti sono diminuite. Durante l’ultimo anno o giù di lì sono diventate due o al massimo tre, e semplicemente abbiamo pensato che non fosse possibile continuare così», ha aggiunto Colville.
La stima dei morti dell’ONU è stata in questi anni quella considerata più neutra, e per questo la più affidabile. Colville ha detto che l’ONU non utilizzerà le stime fornite da altre organizzazioni, incluse quelle molto citate dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, organizzazione non governativa pro-ribelli con base a Londra. L’ultima stima fatta dall’Osservatorio siriano parla di 130mila morti.